Ipotesi di Progetto Educativo e Formativo

articolo della Comunità Cristiana di Pezzoli presentatoci da don Giuliano 

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IPOTESI DI PROGETTO EDUCATIVO E FORMATIVO

riguardante la nostra comunità di Pezzoli

 

Progetto che nasce dalla necessità e dall'urgenza di una testimonianza e di una presenza che siano a tutto campo e rispondenti ai cambiamenti e alle sfide epocali che stiamo vivendo.

 

Tentare di costruire insieme una parrocchia che sia missionaria, centro di raccordo, spazio di libertà, realtà aperta alla vita della gente, luogo in cui si celebra il proprio cammino di uomini e di donne e nello stesso tempo luogo da cui si riparte, rinvigoriti e attrezzati, per tornare nella società e nel mondo, a testimoniare e a mostrare con la vita e con le scelte quotidiane, quel Signore e quel Maestro che dovrebbe essere il senso della nostra vita e la ragione del nostro impegno nella storia.

 

Se apriamo gli occhi, ci accorgiamo di vivere in una società veloce.

Il tempo lento dello svolgersi nei secoli di una realtà socio-culturale, oggi è bruciato in qualche anno.

E tutto questo è percepibile anche in un piccolo paese come il nostro, di appena 1000 abitanti.

In questi ultimi anni sono intervenuti cambiamenti e trasformazioni che hanno frastornato e sconvolto la vita anche delle nostre piccole comunità.

La società attuale, così com'è impostata e da come sempre più si sta sviluppando, tende a creare ADEGUAMENTO in coloro che accettano passivamente le cose e MASSIFICAZIONE in chi segue le mode del momento senza riflettere.

Anche il nostro paese di Pezzoli vive le virtù e i difetti di tutti i piccoli paesi, primo tra tutti la facilità di parlare degli altri e delle fatiche e disagi degli altri, senza farsene carico e sentire così gli altri come compagni di viaggio nel difficile cammino della vita.

Nella nostra realtà locale si colgono difficoltà nel trovare e vivere amicizie profonde, sono abbastanza diffuse situazioni di solitudine e di isolamento, che causano vere e proprie malattie come la depressione, l'alcolismo e il vivere ai margini.

E' altresì vero che in questi ultimi anni si sta evidenziando una certa predisposizione verso gli altri che diventa fonte di solidarietà, impegno per la comunità.

Bambini, ragazzi ed anziani sembrano essere le persone più in fermento, più in movimento nella nostra realtà di Pezzoli.

Partecipano, vivono le esperienze proposte con intensa carica emotiva ed affettiva, facendo emergere anche interessi e bisogni che altrimenti non sarebbero percepibili ed entrano a pieno titolo nel processo dinamico della nostra comunità, come elementi determinanti e potenzialmente capaci di scatenare uno spostamento qualitativo e in avanti dell'intera comunità nel suo complesso.

Chi è meno presente e coinvolto in queste dinamiche di risveglio e di riappropriazione del gusto della vita, sono sicuramente le fasce di età intermedie che, tranne nel caso dei genitori dei bambini e ragazzi movimentati dagli "interessi" e dalle esperienze “nuove” dei figli, partecipano poco ed evidenziano un marcato disinteresse verso le attività della parrocchia, determinato anche dal non aver fatto, durante l'età puberale ed evolutiva, esperienze "particolari" e a tutto campo, condizionandoli a vedere la parrocchia soltanto come il "luogo" dei sacramenti e dei bisogni "religiosi" e non come luogo di “cultura” e di crescita a tutti i livelli.

Queste brevi e parziali considerazioni ci muovono e ci spronano a impostare e progettare un percorso educativo e formativo che sia stimolante e "ampio", capace di far crescere insieme bambini, ragazzi, giovani, adulti ed anziani, nella convinzione che la forza di una comunità risiede nel cuore e nella mente di tutti i suoi componenti, ognuno portatore di disagi e di speranze, di fatiche e di novità, di stanchezze e di continui nuovi entusiasmi e ricominciamenti.

Se si vogliono aiutare le persone ad essere presenti nei cambiamenti della storia e a diventare corresponsabili e protagonisti della propria vicenda personale e comunitaria, bisogna suscitare in ogni persona il desiderio di essere parte attiva del cammino della vita sociale, culturale, politica e religiosa della nostra realtà locale, nazionale e mondiale.

Aiutare a capire che si è vivi nella misura in cui la propria casa e la propria famiglia non diventano mai un appartamento: questo triste regno dell'egoismo e della solitudine.  Regno del mio e del tuo, quando non è trincea del mio contro il tuo.

Urge educarsi ed educare alla PRESENZA per avere una comunità di persone che vogliono esserci, poter esprimere il proprio parere e portare le proprie ricchezze e capacità.

Tutto questo comporta un paziente impegno di valorizzazione delle presenze, di tutte le presenze; la capacità di creare luoghi e spazi in cui tutti, a loro modo, possono esprimersi ed essere ascoltati.

Si deve camminare tutti verso la voglia di appropriarsi in modo positivo, non solo della propria vita personale, ma anche della comunità e della società nelle quali si vive.

Educarci ed educare perché con la presenza di tutti, piccoli e grandi, la storia umana e in primo luogo la storia della nostra comunità camminino verso la loro pienezza e il loro futuro.

 

Alcuni punti di riferimento che possono diventare le METE verso cui tendere

in un'opera educativa e formativa a largo respiro e proiettata nel tempo:

 

> EDUCARE ed EDUCARSI alla PROSSIMITÀ e alla DIVERSITÀ

Sentirsi vivi dentro ad una storia paesana e mondiale che ha bisogno di noi, della nostra mente e del nostro cuore.

Essere partecipi di quel che succede e di quel che ci succede, vivere da attori e non da spettatori dentro a questo nostro mondo.

Il tempo che viviamo insieme qui a Pezzoli, va inteso come un grande sogno condiviso con piccoli e grandi, un piccolo pezzo di storia personale e comunitaria che va riempito di valore e di significato, di profumo, di emozioni e sensazioni che esprimano la gioia di un cuore gonfio di speranza e di futuro.

 

> APRIRE CAMMINI

La vita è ciò che facciamo di essa.

I viaggi sono i viaggiatori.

Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.

Non c'è meta troppo elevata per chi vi si prepara con pazienza.

 

> INCONTRARE VOLTI

Ogni vita vera è incontro, è guardarsi negli occhi, è gioire per gli amici e per le persone care, per tutte le cose belle che si incontrano lungo il cammino della vita.

Ama la vita, non odiarla:

quella che vivi, vivila bene

e lascia al cielo di fartela lunga o breve.

 

> CONDIVIDERE

Camminando insieme, crescendo insieme, confrontandoci fra noi, condividendo lo stesso pane, la stessa fatica e la stessa gioia di vivere, possiamo scoprire che la vita è un'opportunità...

E' bellezza, è beatitudine, è un sogno, è una sfida, è un dovere, la vita è preziosa, è una ricchezza, la vita è amore, la vita è un mistero, la vita è promessa, la vita è tristezza.  La vita è un inno, è una lotta.  La vita è un'avventura, la vita è felicità.

Viviamo a Pezzoli, non è un grande paese ma è il nostro paese, è la nostra terra, sono i volti delle persone che incontriamo tutti i giorni.  Fra questa gente vogliamo diventare grandi nel cuore e nella mente. Con questa gente vogliamo coltivare dei sogni che aiutino il cuore a spaziare, ad andare oltre e altrove, a visitare nuove realtà e a proiettarsi verso orizzonti sconfinati.

 

Vogliamo insieme fare un PROGETTO EDUCATIVO che, a tutti i livelli, stimoli e aiuti le persone, piccoli e grandi, ad essere persone libere e responsabili, cioè capaci di rispondere alle sfide che la realtà in cui viviamo ci lancia continuamente e come uomini e donne e come cristiani.

Prendere coscienza della propria dignità di battezzati, dalla quale discende il diritto a gestire in autonomia e libertà le scelte opinabili, quei temi e quegli argomenti nei riguardi dei quali si possono avere pareri diversi e che vanno confrontati reciprocamente.

Educarci ed educare ad essere uomini e donne sensibilizzati ad osservare la realtà con spirito critico, a giudicarla rispondendo alla propria coscienza, ad impegnarsi nella società e nella vita sociale e politica in modo da dare un contributo "originale" alla costruzione di un mondo più giusto e di una Chiesa più fratema.

Ciò comporta un continuo, faticoso ma indispensabile aggiornamento spirituale e culturale che ci renda capaci di stare accanto agli uomini e donne del nostro tempo in una pratica cordiale del confronto e dell'accoglienza.

Il papa Paolo VI ha più volte chiesto alla Chiesa e ai cristiani, in vista dell'annuncio del Vangelo e della promozione della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, di farsi dialogo-conversazione, di evitare di diventare una setta, di guardare con immensa simpatia al mondo, perché, anche se il mondo si sentisse estraneo al cristianesimo, la Chiesa e i cristiani non possono sentirsi estranei al mondo, qualunque sia l'atteggiamento del mondo verso la Chiesa e i cristiani.

Bisogna riscoprire, assumere e vivere la categoria "COMPAGNIA DEGLI UOMINI" per definire la propria condizione di cristiani nella storia.

Il cardinale Martini, più di una volta, ha ricordato che i cristiani non devono perseguire l'obiettivo di cristianizzazione della società con strumenti forti di potere, ma devono preservare con la massima cura, quasi con gelosia, le differenze e le peculiarità della PAROLA cristiana rispetto alle parole correnti.  Ci è chiesto non tanto di convertire o di essere in tanti, quanto di testimoniare nella carità la speranza che dovrebbe abitare in noi grazie alla fede.

In questi anni, in questo periodo storico, dobbiamo stare attenti, vigilanti, per non cadere in uno stile di annuncio, di presenza e di testimonianza dominato dalla volontà di cercare o creare condizioni in cui la Chiesa e i cristiani tornino a contare e a condizionare il cammino della società: ciò sarebbe in contraddizione con il Vangelo e si risolverebbe nel rifiuto degli uomini e non porterebbe altro che alla perdita di credibilità dei cristiani impegnati nella testimonianza dentro la convivenza civile.

Non va mai dimenticato che in vasi di argilla noi custodiamo gelosamente il prezioso dono del VANGELO, ben sapendo che esso è per tutti gli uomini e con tutti noi dobbiamo rallegrarci di esso: per questo ciò che a lungo è stato annunciato anzitutto con la PAROLA e poi con SEGNI, oggi deve essere prima testimoniato con la VITA e poi comunicato con la parola.

 

Il credente, maturo e responsabile, dovrebbe essere colui che vive più a fondo, senza paure e senza facili e comodi appiattimenti, la radicale trasformazione epocale, la stessa bruciante verità della minaccia nichilista.

Spesso le nostre comunità cristiane non sono state e non sono all'altezza delle sfide che esse hanno innescato coi loro messaggio e con la loro testimonianza evangelica.

Non abbiamo camminato lungo i sentieri che per primi abbiamo scoperto e percorso.

Non siamo stati all'altezza delle esigenze e delle mete che abbiamo posto.  Abbiamo indicato dei traguardi coraggiosi, ma poi, a volte, ci siamo tirati indietro, invece di battere coraggiosamente quei sentieri profetici intravisti.  Le comunità cristiane e le parrocchie devono ricercare e riappropriarsi -anche contro se stesse- di quelle esigenze e di quei sentieri inizialmente individuati e intrapresi (e riconoscere la devastazione che deriva quando determinate esigenze vengono eluse e soffocate), senza velare e nascondere il tutto con rassicuranti menzogne.

Ci dobbiamo aiutare, per essere cristiani credibili, a discernere quello che c'è di caduco, di transitorio, di effimero, di mero prodotto storico di una civiltà, di un periodo, dentro alla nostra esperienza religiosa e quello che c'è invece di universale, di essenziale e di unico.

Siamo chiamati a valutare e a considerare QUALI VERITA' siano madri del tempo e quali semplicemente figlie del tempo. Quali da tenere per sempre e gelosamente e quali da cambiare e da buttare perché non più rispondenti alla verità e all'attualità del Vangelo e ai veri bisogni e alle sofferte attese dell'umanità.

Siamo chiamati a fare tutto questo dentro ad una parrocchia intesa come comunità aperta, non un affare di alcuni, ma interesse di tutti. Una comunità che sia centro di raccordo, spazio di libertà, centro missionario, luogo in cui si celebra la vita che si vive, l'habitat delle tre colonne: CONOSCENZA - CELEBRAZIONE - VITA.

Una comunità dove si sta bene insieme, dove ci si aiuta e ci si incoraggia e si guarda “lontano” per capire e vivere meglio il “vicino”, l'immediato... Dove i valori dominanti sono quelli feriali, quotidiani... il lavoro, l'informazione, la cultura, la libertà, la condivisione, l'amore nelle sue varie espressioni.... Una comunità cristiana che voglia essere segno di speranza dentro alla realtà in cui si trova a vivere e ad operare, deve favorire alcune aperture che la spingano a muoversi in mare aperto, senza veleggiare lungo la riva dove la nave si può incagliare nelle secche di un "SACRO" banale e vuoto.

 

·         IL DONO DI SE'

·         L'INCONTRO CON GLI ALTRI

·         L'INCONTRO CON IL MONDO

·         L'INCONTRO CON LE POVERTA'

·         L'INCONTRO CON IL SOCIO-POLITICO

 

Non perdendo mai di vista il centro vivo della fede che è Gesù Cristo....

La fede non è qualcosa, è QUALCUNO.

Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue.

La fede non è semplicemente un nucleo di verità da accogliere e da credere...

E' essenzialmente una PERSONA da scegliere, da amare e da seguire.

EDUCARCI ed EDUCARE al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito.

Questa è la nostra missione...

Questa è la sfida da raccogliere e da vivere.  Liberamente e gioiosamente.

Oggi e qui. Fino a quando il Signore vorrà!