Ipotesi di Progetto
Educativo e Formativo |
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IPOTESI
DI PROGETTO EDUCATIVO E FORMATIVO riguardante
la nostra comunità di Pezzoli Progetto
che nasce dalla necessità e dall'urgenza di una testimonianza e di una
presenza che siano a tutto campo e rispondenti ai cambiamenti e alle sfide
epocali che stiamo vivendo. Tentare
di costruire insieme una parrocchia che sia missionaria, centro di
raccordo, spazio di libertà, realtà aperta alla vita della gente,
luogo in cui si celebra il proprio cammino di uomini e di donne e nello
stesso tempo luogo da cui si riparte, rinvigoriti e attrezzati, per
tornare nella società e nel mondo, a testimoniare e a mostrare con la
vita e con le scelte quotidiane, quel Signore e quel Maestro che
dovrebbe essere il senso della nostra vita e la ragione del nostro
impegno nella storia. Se
apriamo gli occhi, ci accorgiamo di vivere in una società veloce. Il
tempo lento dello svolgersi nei secoli di una realtà socio-culturale,
oggi è bruciato in qualche anno. E
tutto questo è percepibile anche in un piccolo paese come il nostro, di
appena 1000 abitanti. In
questi ultimi anni sono intervenuti cambiamenti e trasformazioni che
hanno frastornato e sconvolto la vita anche delle nostre piccole comunità. La
società attuale, così com'è impostata e da come sempre più si sta
sviluppando, tende a creare ADEGUAMENTO in coloro che accettano
passivamente le cose e MASSIFICAZIONE in chi segue le mode del
momento senza riflettere. Anche
il nostro paese di Pezzoli vive le virtù e i difetti di tutti i piccoli
paesi, primo tra tutti la facilità di parlare degli altri e delle
fatiche e disagi degli altri, senza farsene carico e sentire così gli
altri come compagni di viaggio nel difficile cammino della vita. Nella
nostra realtà locale si colgono difficoltà nel trovare e vivere
amicizie profonde, sono abbastanza diffuse situazioni di solitudine e di
isolamento, che causano vere e proprie malattie come la depressione,
l'alcolismo e il vivere ai margini. E'
altresì vero che in questi ultimi anni si sta evidenziando una certa
predisposizione verso gli altri che diventa fonte di solidarietà,
impegno per la comunità. Bambini,
ragazzi ed anziani sembrano essere le persone più in fermento, più in
movimento nella nostra realtà di Pezzoli. Partecipano,
vivono le esperienze proposte con intensa carica emotiva ed affettiva,
facendo emergere anche interessi e bisogni che altrimenti non sarebbero
percepibili ed entrano a pieno titolo nel processo dinamico della nostra
comunità, come elementi determinanti e potenzialmente capaci di
scatenare uno spostamento qualitativo e in avanti dell'intera comunità
nel suo complesso. Chi
è meno presente e coinvolto in queste dinamiche di risveglio e di
riappropriazione del gusto della vita, sono sicuramente le fasce di età
intermedie che, tranne nel caso dei genitori dei bambini e ragazzi
movimentati dagli "interessi" e dalle esperienze “nuove”
dei figli, partecipano poco ed evidenziano un marcato disinteresse verso
le attività della parrocchia, determinato anche dal non aver fatto,
durante l'età puberale ed evolutiva, esperienze "particolari"
e a tutto campo, condizionandoli a vedere la parrocchia soltanto come il
"luogo" dei sacramenti e dei bisogni "religiosi" e
non come luogo di “cultura” e di crescita a tutti i livelli. Queste
brevi e parziali considerazioni ci muovono e ci spronano a impostare e
progettare un percorso educativo e formativo che sia stimolante e
"ampio", capace di far crescere insieme bambini, ragazzi,
giovani, adulti ed anziani, nella convinzione che la forza di una
comunità risiede nel cuore e nella mente di tutti i suoi componenti,
ognuno portatore di disagi e di speranze, di fatiche e di novità, di
stanchezze e di continui nuovi entusiasmi e ricominciamenti. Se
si vogliono aiutare le persone ad essere presenti nei cambiamenti della
storia e a diventare corresponsabili e protagonisti della propria
vicenda personale e comunitaria, bisogna suscitare in ogni persona il
desiderio di essere parte attiva del cammino della vita sociale,
culturale, politica e religiosa della nostra realtà locale, nazionale e
mondiale. Aiutare a capire che si è vivi nella misura in cui la propria casa e la propria famiglia non diventano mai un appartamento: questo triste regno dell'egoismo e della solitudine. Regno del mio e del tuo, quando non è trincea del mio contro il tuo. Urge
educarsi ed educare alla PRESENZA per avere una comunità di
persone che vogliono esserci, poter esprimere il proprio parere e
portare le proprie ricchezze e capacità. Tutto questo comporta un paziente impegno di valorizzazione delle presenze, di tutte le presenze; la capacità di creare luoghi e spazi in cui tutti, a loro modo, possono esprimersi ed essere ascoltati. Si
deve camminare tutti verso la voglia di appropriarsi in modo positivo,
non solo della propria vita personale, ma anche della comunità e della
società nelle quali si vive. Educarci
ed educare perché con la presenza di tutti, piccoli e grandi, la storia
umana e in primo luogo la storia della nostra comunità camminino verso
la loro pienezza e il loro futuro. Alcuni
punti di riferimento che possono diventare le METE verso cui tendere in
un'opera educativa e formativa a largo respiro e proiettata nel tempo: >
EDUCARE ed EDUCARSI alla PROSSIMITÀ e alla
DIVERSITÀ Sentirsi
vivi dentro ad una storia paesana e mondiale che ha bisogno di noi,
della nostra mente e del nostro cuore. Essere
partecipi di quel che succede e di quel che ci succede, vivere da attori
e non da spettatori dentro a questo nostro mondo. Il
tempo che viviamo insieme qui a Pezzoli, va inteso come un grande sogno
condiviso con piccoli e grandi, un piccolo pezzo di storia personale e
comunitaria che va riempito di valore e di significato, di profumo, di
emozioni e sensazioni che esprimano la gioia di un cuore gonfio di
speranza e di futuro. >
APRIRE CAMMINI La
vita è ciò che facciamo di essa. I
viaggi sono i viaggiatori. Ciò
che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. Non
c'è meta troppo elevata per chi vi si prepara con pazienza. >
INCONTRARE VOLTI Ogni
vita vera è incontro, è guardarsi negli occhi, è gioire per gli amici
e per le persone care, per tutte le cose belle che si incontrano lungo
il cammino della vita. Ama
la vita, non odiarla: quella
che vivi, vivila bene e
lascia al cielo di fartela lunga o breve. >
CONDIVIDERE Camminando
insieme, crescendo insieme, confrontandoci fra noi, condividendo lo
stesso pane, la stessa fatica e la stessa gioia di vivere, possiamo
scoprire che la vita è un'opportunità... E'
bellezza, è beatitudine, è un sogno, è una sfida, è un dovere, la
vita è preziosa, è una ricchezza, la vita è amore, la vita è un
mistero, la vita è promessa, la vita è tristezza. La vita è un inno, è una lotta.
La vita è un'avventura, la vita è felicità. Viviamo
a Pezzoli, non è un grande paese ma è il nostro paese, è la nostra
terra, sono i volti delle persone che incontriamo tutti i giorni.
Fra questa gente vogliamo diventare grandi nel cuore e nella
mente. Con questa gente vogliamo coltivare dei sogni che aiutino il
cuore a spaziare, ad andare oltre e altrove, a visitare nuove realtà e
a proiettarsi verso orizzonti sconfinati. Vogliamo
insieme fare un PROGETTO EDUCATIVO che, a tutti i livelli, stimoli e
aiuti le persone, piccoli e grandi, ad essere persone libere e
responsabili, cioè capaci di rispondere alle sfide che la realtà in
cui viviamo ci lancia continuamente e come uomini e donne e come
cristiani. Prendere
coscienza della propria dignità di battezzati, dalla quale discende il
diritto a gestire in autonomia e libertà le scelte opinabili, quei temi
e quegli argomenti nei riguardi dei quali si possono avere pareri
diversi e che vanno confrontati reciprocamente. Educarci
ed educare ad essere uomini e donne sensibilizzati ad osservare la realtà
con spirito critico, a giudicarla rispondendo alla propria coscienza, ad
impegnarsi nella società e nella vita sociale e politica in modo da
dare un contributo "originale" alla costruzione di un mondo più
giusto e di una Chiesa più fratema. Ciò
comporta un continuo, faticoso ma indispensabile aggiornamento
spirituale e culturale che ci renda capaci di stare accanto agli uomini
e donne del nostro tempo in una pratica cordiale del confronto e
dell'accoglienza. Il
papa Paolo VI ha più volte chiesto alla Chiesa e ai cristiani, in vista
dell'annuncio del Vangelo e della promozione della persona umana e dei
suoi diritti fondamentali, di farsi dialogo-conversazione, di evitare di
diventare una setta, di guardare con immensa simpatia al mondo, perché,
anche se il mondo si sentisse estraneo al cristianesimo, la Chiesa e i
cristiani non possono sentirsi estranei al mondo, qualunque sia
l'atteggiamento del mondo verso la Chiesa e i cristiani. Bisogna
riscoprire, assumere e vivere la categoria "COMPAGNIA DEGLI
UOMINI" per definire la propria condizione di cristiani nella
storia. Il
cardinale Martini, più di una volta, ha ricordato che i cristiani non
devono perseguire l'obiettivo di cristianizzazione della società con
strumenti forti di potere, ma devono preservare con la massima cura,
quasi con gelosia, le differenze e le peculiarità della PAROLA
cristiana rispetto alle parole correnti.
Ci è chiesto non tanto di convertire o di essere in tanti,
quanto di testimoniare nella carità la speranza che dovrebbe abitare in
noi grazie alla fede. In
questi anni, in questo periodo storico, dobbiamo stare attenti,
vigilanti, per non cadere in uno stile di annuncio, di presenza e di
testimonianza dominato dalla volontà di cercare o creare condizioni in
cui la Chiesa e i cristiani tornino a contare e a condizionare il
cammino della società: ciò sarebbe in contraddizione con il Vangelo e
si risolverebbe nel rifiuto degli uomini e non porterebbe altro che alla
perdita di credibilità dei cristiani impegnati nella testimonianza
dentro la convivenza civile. Non
va mai dimenticato che in vasi di argilla noi custodiamo gelosamente il
prezioso dono del VANGELO, ben sapendo che esso è per tutti gli uomini
e con tutti noi dobbiamo rallegrarci di esso: per questo ciò che a
lungo è stato annunciato anzitutto con la PAROLA e poi con SEGNI, oggi
deve essere prima testimoniato con la VITA e poi comunicato con la
parola. Il credente,
maturo e responsabile, dovrebbe essere colui che vive più a fondo,
senza paure e senza facili e comodi appiattimenti, la radicale
trasformazione epocale, la stessa bruciante verità della minaccia
nichilista. Spesso
le nostre comunità cristiane non sono state e non sono all'altezza
delle sfide che esse hanno innescato coi loro messaggio e con la loro
testimonianza evangelica. Non
abbiamo camminato lungo i sentieri che per primi abbiamo scoperto e
percorso. Non
siamo stati all'altezza delle esigenze e delle mete che abbiamo posto.
Abbiamo indicato dei traguardi coraggiosi, ma poi, a volte, ci
siamo tirati indietro, invece di battere coraggiosamente quei sentieri
profetici intravisti. Le
comunità cristiane e le parrocchie devono ricercare e riappropriarsi
-anche contro se stesse- di quelle esigenze e di quei sentieri
inizialmente individuati e intrapresi (e riconoscere la devastazione che
deriva quando determinate esigenze vengono eluse e soffocate), senza
velare e nascondere il tutto con rassicuranti menzogne. Ci
dobbiamo aiutare, per essere cristiani credibili, a discernere quello
che c'è di caduco, di transitorio, di effimero, di mero prodotto
storico di una civiltà, di un periodo, dentro alla nostra esperienza
religiosa e quello che c'è invece di universale, di essenziale
e di unico. Siamo
chiamati a valutare e a considerare QUALI VERITA' siano madri del
tempo e quali semplicemente figlie del tempo. Quali da tenere
per sempre e gelosamente e quali da cambiare e da buttare perché non più
rispondenti alla verità e all'attualità del Vangelo e ai veri bisogni
e alle sofferte attese dell'umanità. Siamo
chiamati a fare tutto questo dentro ad una parrocchia intesa come
comunità aperta, non un affare di alcuni, ma interesse di tutti. Una
comunità che sia centro di raccordo, spazio di libertà, centro
missionario, luogo in cui si celebra la vita che si vive, l'habitat
delle tre colonne: CONOSCENZA - CELEBRAZIONE - VITA. Una
comunità dove si sta bene insieme, dove ci si aiuta e ci si incoraggia
e si guarda “lontano” per capire e vivere meglio il “vicino”,
l'immediato... Dove i valori dominanti sono quelli feriali,
quotidiani... il lavoro, l'informazione, la cultura, la libertà, la
condivisione, l'amore nelle sue varie espressioni.... Una comunità
cristiana che voglia essere segno di speranza dentro alla realtà in cui
si trova a vivere e ad operare, deve favorire alcune aperture che la
spingano a muoversi in mare aperto, senza veleggiare lungo la riva dove
la nave si può incagliare nelle secche di un "SACRO" banale e
vuoto. ·
IL
DONO DI SE' ·
L'INCONTRO
CON GLI ALTRI ·
L'INCONTRO
CON IL MONDO ·
L'INCONTRO
CON LE POVERTA' ·
L'INCONTRO
CON IL SOCIO-POLITICO Non
perdendo mai di vista il centro vivo della fede che è Gesù Cristo.... La
fede non è qualcosa, è QUALCUNO. Cristiano
è chi ha scelto Cristo e lo segue. La
fede non è semplicemente un nucleo di verità da accogliere e da
credere... E'
essenzialmente una PERSONA da scegliere, da amare e da seguire. EDUCARCI
ed EDUCARE al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a
giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare
come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo
Spirito. Questa
è la nostra missione... Questa
è la sfida da raccogliere e da vivere.
Liberamente e gioiosamente. Oggi
e qui. Fino a quando il Signore vorrà!
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