Una
scelta coraggiosa e certamente originale quella che sta alla base
della trattazione: la metafora del Libro dell'Apocalisse
utilizzata per descrivere la realtà socio-economica del mondo
attuale, le ingiustizie, gli squilibri, le speranze di riscatto, i
testimoni di speranza, a volte pronti anche al martirio. Il
"drago" e l' "agnello" del titolo diventano
così, rispettivamente, il modello capitalistico neoliberista
basato su una distribuzione e uno sfruttamento iniqui delle
risorse del pianeta e un mondo giusto e pacifico dove gli uomini
riscoprano i valori che sono la base di relazioni autentiche e
liberanti. La metafora diviene criterio di lettura e di
definizione. Ecco quindi che la Bestia - identificata dalle prime
comunità cristiane con l'Impero di Roma - diventa l'Impero del
Denaro, mentre ai quattro cavalieri dell'Apocalisse corrispondono
quattro piaghe ricorrenti nella storia: invasione, guerra, fame e
morte. In realtà, si legge nella prefazione di Alex Zanotelli,
"non ci sono Imperi da abbattere, non ci sono nemici da
uccidere, ma solo da trasformare". Una precisazione sempre
opportuna in un periodo di eventi così tragici, passando dalle
violenze al G8 di Genova per arrivare (soprattutto) agli attentati
negli Usa. Tuttavia, fatte le debite premesse e sgombrato il campo
dagli equivoci, non ci sono sconti per nessuno: il tono
dell'autrice Giuliana Martirani - docente di geografia dello
sviluppo presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università
di Napoli - è duro, il linguaggio esplicito, la denuncia diretta
e documentata. Insieme a un'analisi delle differenze tra Nord e
Sud del mondo e delle cause di tali squilibri, non mancano
interessanti spunti di riflessione sulla crisi profonda di valori
del mondo occidentale e sui processi che, una parte almeno di tale
mondo, cerca di intraprendere: dal ben-avere al ben-essere,
dall'umanità globale all'umanità universale, la critica
intrinseca del concetto di sviluppo, ecc. Ma l'aspetto più
positivo del volume, a nostro avviso, consiste nel non fermarsi
alla sola denuncia. Una buona metà delle pagine è infatti
caratterizzata da una dimensione propositiva, prestando attenzione
a quei "nuovi stili di economia e di relazioni umane basate
sull'iniziativa e partecipazione democratica di
"persone" (non più solo di individui acritici) che
nella "Terra giusta" si aggregano con gli obiettivi
della sostenibilità, equità, solidarietà, eticità" (p.
225). Va detto poi che il linguaggio chiaro e spesso accompagnato
da tabelle, schemi e disegni, rende il volume adatto anche per un
utilizzo a fini didattici. Infine, molto utile per studiosi e
operatori del settore è il cd-rom allegato al volume, contenente
numerosi dati statistici. Non mancano, ovviamente, aspetti meno
convincenti: la scelta di fondo di utilizzare la metafora biblica
finisce inevitabilmente col caratterizzare il volume per il tono,
è proprio il caso di dirlo, apocalittico e visionario, il che in
qualche sezione va a scapito della rigorosità scientifica
dell'analisi. In opere di questo genere, poi, è sempre latente la
tentazione di separare "buoni" e "cattivi" in
una lettura un po' schematica che non rende l'idea della
complessità delle dinamiche socio-economiche. Ancora, il
desiderio di offrire una panoramica onnicomprensiva delle piaghe
che affliggono il mondo - dalla fame al turismo sessuale, dalle
mafie finanziarie al debito estero - rischia di scontare qualcosa
in termini di approfondimento. Nel complesso la lettura del volume
(ed. Paoline, Milano, 2001, pp. 264) risulta indubbiamente
interessante e arricchente, costituendo un utile stimolo a quella
riflessione e a quell'autocritica che, da parte del mondo
occidentale, sembrano ogni giorno sempre più necessarie e
urgenti.
(di
Stefano Femminis ©) (POPOLI) |