Il Drago e l'Agnello

presentazione del libro di Giuliana Martirani

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di Stefano Femminis
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Una scelta coraggiosa e certamente originale quella che sta alla base della trattazione: la metafora del Libro dell'Apocalisse utilizzata per descrivere la realtà socio-economica del mondo attuale, le ingiustizie, gli squilibri, le speranze di riscatto, i testimoni di speranza, a volte pronti anche al martirio. Il "drago" e l' "agnello" del titolo diventano così, rispettivamente, il modello capitalistico neoliberista basato su una distribuzione e uno sfruttamento iniqui delle risorse del pianeta e un mondo giusto e pacifico dove gli uomini riscoprano i valori che sono la base di relazioni autentiche e liberanti. La metafora diviene criterio di lettura e di definizione. Ecco quindi che la Bestia - identificata dalle prime comunità cristiane con l'Impero di Roma - diventa l'Impero del Denaro, mentre ai quattro cavalieri dell'Apocalisse corrispondono quattro piaghe ricorrenti nella storia: invasione, guerra, fame e morte. In realtà, si legge nella prefazione di Alex Zanotelli, "non ci sono Imperi da abbattere, non ci sono nemici da uccidere, ma solo da trasformare". Una precisazione sempre opportuna in un periodo di eventi così tragici, passando dalle violenze al G8 di Genova per arrivare (soprattutto) agli attentati negli Usa. Tuttavia, fatte le debite premesse e sgombrato il campo dagli equivoci, non ci sono sconti per nessuno: il tono dell'autrice Giuliana Martirani - docente di geografia dello sviluppo presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Napoli - è duro, il linguaggio esplicito, la denuncia diretta e documentata. Insieme a un'analisi delle differenze tra Nord e Sud del mondo e delle cause di tali squilibri, non mancano interessanti spunti di riflessione sulla crisi profonda di valori del mondo occidentale e sui processi che, una parte almeno di tale mondo, cerca di intraprendere: dal ben-avere al ben-essere, dall'umanità globale all'umanità universale, la critica intrinseca del concetto di sviluppo, ecc. Ma l'aspetto più positivo del volume, a nostro avviso, consiste nel non fermarsi alla sola denuncia. Una buona metà delle pagine è infatti caratterizzata da una dimensione propositiva, prestando attenzione a quei "nuovi stili di economia e di relazioni umane basate sull'iniziativa e partecipazione democratica di "persone" (non più solo di individui acritici) che nella "Terra giusta" si aggregano con gli obiettivi della sostenibilità, equità, solidarietà, eticità" (p. 225). Va detto poi che il linguaggio chiaro e spesso accompagnato da tabelle, schemi e disegni, rende il volume adatto anche per un utilizzo a fini didattici. Infine, molto utile per studiosi e operatori del settore è il cd-rom allegato al volume, contenente numerosi dati statistici. Non mancano, ovviamente, aspetti meno convincenti: la scelta di fondo di utilizzare la metafora biblica finisce inevitabilmente col caratterizzare il volume per il tono, è proprio il caso di dirlo, apocalittico e visionario, il che in qualche sezione va a scapito della rigorosità scientifica dell'analisi. In opere di questo genere, poi, è sempre latente la tentazione di separare "buoni" e "cattivi" in una lettura un po' schematica che non rende l'idea della complessità delle dinamiche socio-economiche. Ancora, il desiderio di offrire una panoramica onnicomprensiva delle piaghe che affliggono il mondo - dalla fame al turismo sessuale, dalle mafie finanziarie al debito estero - rischia di scontare qualcosa in termini di approfondimento. Nel complesso la lettura del volume (ed. Paoline, Milano, 2001, pp. 264) risulta indubbiamente interessante e arricchente, costituendo un utile stimolo a quella riflessione e a quell'autocritica che, da parte del mondo occidentale, sembrano ogni giorno sempre più necessarie e urgenti.

(di Stefano Femminis ©) (POPOLI)