CONVIVENZA A LIMONE 

(II GIM di Padova)

 

Ho pensato tanto, o forse troppo poco, alla domanda di p.Teresino al termine dei nostri giorni di ritiro, ma credo che, il significato vero di Missione, siano le parole di Comboni scritte dietro l'altare della cappella, a Limone: "...sempre gli occhi fissi in Gesù Cristo...". Sono le parole di S.Paolo che diventano vive: "Cristo Gesù pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio - Dio non rimane chiuso in se stesso a godersi la sua perfetta beatitudine - ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2,6-7). Missione è quindi liberarsi di se stessi, dei propri privilegi e ricchezze, dei propri modelli culturali e pregiudizi, del proprio egoismo soprattutto, per essere al servizio degli altri e condividere la vita  del popolo fino a completa identificazione: "Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi."(D.Comboni, Omelia di Khartum 11/5/1873)  Se questo non succede non si può essere annunciatori credibili di un Dio onnipotente che ha voluto essere uomo in tutta la sua fragilità, che ha sofferto la fame, la sete e il freddo, il dolore fisico e la tortura con tutto quello che comporta, si è commosso e ha pianto sulla tomba di un amico, ha affrontato la solitudine davanti alla morte. Tutta la sua vita è stata condivisione con gli ultimi, a cominciare dai pastori tra cui è nato, che non sono certo quelli  lindi e graziosi che mettiamo nel presepe, ed anche donne e bambini, che a causa della loro debolezza erano considerati a fatica persone, con lui acquistano nuova dignità. Le parole del profeta Isaia possono veramente avverarsi nella sinagoga di Nazaret: "Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore"(Lc 4,18-19). Missione  è aiutare il povero a  diventare protagonista del proprio riscatto: l'idea di Comboni di"salvare l'Africa con l'Africa", per la mentalità profondamente razzista dei suoi tempi, è rivoluzionaria. Il suo impegno per l'abolizione della schiavitù è totale: libera gli schiavi e li accoglie e protegge nella missione; si mette contro gli interessi dei mercanti di carne umana e pretende dai governanti locali, che sono i primi a guadagnare da questo traffico, il rispetto della legge di abolizione della tratta; fa conoscere il problema in Europa, denuncia le complicità dei cristiani. Sono azioni pericolose, ma è Dio stesso ad essersi fatto schiavo, ad aver accettato il rischio di essere ucciso come uno schiavo da quel potere che aveva osato sfidare.  Ancora una volta tra gli ultimi: "Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce"(Fil 2,8). La volontà di Cristo non è diversa da quella del Padre, anche se ha paura, è follemente innamorato dell'uomo e accetta di condividerne la sorte fino in fondo, accetta di essere come i profeti, condannati a morte prima di lui per gli stessi motivi. Ma Lui è l'autore della vita... e si è lasciato uccidere dalle proprie creature: "Intendere ognora meglio cosa vuol dire un Dio morto in croce per la salvezza delle anime" ci dice Comboni, a tanto è arrivato Gesù per farci conoscere la verità su Dio e su noi stessi. E' un supplizio tremendo: il condannato morirebbe in pochi istanti soffocato se non avesse un qualche appoggio per i piedi su cui puntare e, con grande fatica, riuscire a sollevarsi per respirare un po', fino a che i muscoli cedono, ma si resiste per poco senz'aria e bisogna trovare di nuovo la forza per risalire... e così di seguito, fino alla fine. Gesù probabilmente è morto d'infarto: il suo cuore, già provato dall'agonia e dalle percosse, ha dato tutto se stesso, fino al massimo dello sforzo possibile, fino a non reggere più. Ma anche il limite della morte viene superato e l'uomo, non ancora contento, trafigge quel corpo che aveva torturato e ucciso. La risposta del cuore di Gesù è ancora il dono totale di sè: il sangue del suo sacrificio, insieme all'acqua fonte di Vita. Tutto questo è per noi, ancora una volta e sempre, e tutte le volte che acqua e vino sono versati in un calice, sopra un altare. Di fronte ad un amore così si rimane senza fiato, ma per Comboni è proprio questo il centro della vita dei missionari: "se con viva fede contempleranno e gusteranno il mistero di tanto amore, saranno beati di offrirsi e perdere tutto e morire per Lui e con Lui." Tutto ciò è possibile soltanto tenendo "gli occhi fissi in Gesù Cristo, amandolo teneramente", perchè per un ideale astratto non si può morire, né vivere, si può arrivare a morire soltanto per qualcuno, o Qualcuno, a cui si vuole bene.

Tornano in mente le parole de profeta Michea: "Uomo ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare teneramente, camminare umilmente con il tuo Dio."(Mi 6,8). Anche questa potrebbe essere una bella sintesi di Missione e ci invita a non arrenderci: anche se c'è molta strada da fare, "camminando s'apre cammino".

 

Senza dimenticare la Resurrezione! "Per questo Dio l'ha esaltato..."(Fil 2,9-...)                                                                                                               

                                                                                                                                                           Chiara (BO)