L'Esperienza in Brasile

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VIVA BRASILE ....VIVA!!!!

 “Alla fine del cammino mi diranno: Hai vissuto? Hai amato? Ed io, senza dire niente, aprirò il cuore pieno di nomi” (dom Pedro Casaldaliga)

 

Mentre prendo la penna in mano per condividere con voi il tempo trascorso con il popolo brasiliano e la strada percorsa su quelle vie di terra rossa mi vengono in mente i tanti nomi, i tanti volti della gente che ho incontrato.

Non sarà facile affidare alla penna le emozioni provate e i momenti vissuti, ma credo sia importante tentarci perché questo dono prezioso possa essere condiviso con voi. Così potrò mantenere la promessa fatta ai giovani, ai bambini, alle donne e agli uomini che ci hanno accompagnato sulle strade del Brasile: far conoscere il loro bel paese come loro lo vivono e non come di solito se ne sente parlare dalla televisione o dai rapporti redatti dalle varie agenzie ONU.

Voglio iniziare partendo dal volo che mi ha portato oltre oceano. Era la prima volta  che provavo a volare e proprio in quel viaggio nel cielo sentivo la fatica dell’aereo a mantenere la quota... anche lui come me stava provando a volare alto...

Il viaggio in Brasile per me era proprio questo: cominciare a volare più in alto, verso il sud del mondo, sentendo tutta l’importanza, la bellezza e la responsabilità di questo nuovo volo. Portavo nel cuore la voglia di incontrare i sogni, le speranze, le lotte del popolo, di guardare negli occhi questi uomini e donne piccoli e grandi che ogni giorno camminano sulle strade brasiliane e di sentire il peso dell’ingiustizia per lasciarmi provocare e mettere in discussione... E non ero da sola... c’erano i miei sei compagni di volo e la guida alla quale abbiamo affidato il viaggio, gli incontri e il cammino: il Dio della vita.

Ed eccoci tutti insieme al di là del mare pronti a vivere questi giorni, lasciarci emozionare e accogliere da questa gente.

Dopo un lungo viaggio arriviamo a Cacoal, in Rondonia, nella regione Nord del Brasile al confine con la Bolivia. Uno stato grande come l’Italia, una volta foresta Amazzonica e ora pascolo e piantagione di caffè. Molta gente che abita qui è immigrata  dal sud del Brasile nella speranza di possedere la terra promessa dal presidente.

Guardandomi intorno scopro tante facce di colori e lineamenti diversi, dal nero senegalese, al biondo con gli occhi verdi, dagli indios alle persone morene... sembra di essere in mezzo all’arcobaleno del popolo di Dio. Ogni razza e cultura passata in questa terra ha lasciato la sua eredità.

La gente è semplice, ci accoglie con molto calore facendoci sentire i benvenuti, ci insegna un po’ di portoghese per facilitare i nostri incontri e ci parla di sé della loro storia, di quello che stanno vivendo e ci domanda della nostra bella Italia.

Pian piano cominciamo ad entrare in questa realtà così diversa dalla nostra, scontrandoci con i nostri schemi, con la nostra mentalità europea e la nostra razionalità. Cominciamo a camminare su quelle strade di terra rossa  che arrivati a sera aveva colorato la nostra pelle e i nostri vestiti: non ero abituata a vedermi sporca. Le strade sono piene di gente, la strada è il luogo dell’incontro, del gioco dei bambini, delle chiacchiere della gente, del mercato, della musica... non c’era mai silenzio.

Mi ha colpito molto il colore di questa terra.... rossa come il sangue, come il colore del martirio. Questa terra porta con sé la storia, l’ingiustizia della colonizzazione, porta con sé il sangue innocente degli indios, di P.Ezechiele e di molti uomini e donne che sono morti e continuano a morire per la questione della terra e la fatica e i sacrifici quotidiani. Il popolo lotta per la vita, spera e con impegno cerca il suo futuro.

Scopriamo così il grande e bellissimo lavoro delle comunità cristiane di base impegnate a legare la fede alla vita, cercando di rispondere ai bisogni della comunità; la semplicità delle celebrazioni che parlano della vita della gente; la presenza del missionario non come colui che sta davanti a tutti, ma colui che sostiene e accompagna accettando di stare dietro; la libertà e l’allegria dei bambini, la forza degli abbracci, dei sorrisi e di quel pollice rivolto verso il cielo...

Camminando con loro scopriamo anche i problemi quotidiani, la questione della terra, della mancanza di una riforma agraria, l’abbassamento del prezzo del caffè, la violenza, il degrado della foresta amazzonica..., ma respiriamo la forza e la grinta con cui affrontano queste difficoltà.

I giorni passavano in fretta  e si avvicinava il momento di prendere l’autobus che ci avrebbe portato a São Paulo (40 ore di autobus, 4000 Km di strade più o meno a buche). Viaggiando scopri quanto grande e vario è il Brasile, davvero potrebbe essere un continente… ed è così difficile e scomodo viaggiare nel sud del mondo!

La realtà a São Paulo è completamente diversa: una grande metropoli, centro e periferia. I miei occhi non sono mai riusciti a vedere la fine di São Paulo; in qualunque punto tu ti trovi vedrai sempre case, l’una addossata all’altra. Al primo impatto ti spaventa e ti riempie di rabbia. Quasi 20 milioni di abitanti, tante città nella grande città, si passa dal I° mondo al IV° mondo in un ora di autobus. I contrasti sono terribili e i problemi che vive la gente sono molto gravi: violenza, droga, la razionalizzazione dell’energia decisa dal presidente dopo un accordo segreto firmato con il FMI,  mancanza di lavoro, di strutture... São Paulo credo possa rappresentare in piccolo la situazione degli squilibri mondiali.

Pian piano la gente che vive dove noi siamo stati ospitati ci ha aiutato a leggere questa realtà, accompagnandoci e invitandoci a stare con loro. I giovani ci hanno offerto un’accoglienza tutta speciale. E’ stato molto bello condividere con loro il nostro viaggio e questa tappa della vita che ci accomuna. Giovani pieni di voglia e gioia di vivere, che stanno studiando per regalare un futuro diverso al loro paese, che sono impegnati nelle loro comunità per portare avanti i sogni e le lotte che coinvolgono tutti. Ci hanno regalato la forza dello stare insieme, l’importanza del sogno che alimenta il nostro cammino e la ricchezza del ringraziare.

La cosa che più mi ha colpito camminando su queste strade con tutta questa gente è la vittoria della vita, dove tutto sembra annunciare la morte. Non ho incontrato un popolo rassegnato o immobile sotto il peso dell’ingiustizia, anzi il popolo brasiliano si sta impegnando, sta lottando per riprendersi il suo amato paese. Arturo Paoli scrivendo ad un lìder del Movimento Sem Terra dice: ”quelli che sanno di essere tra quegli ultimi che diventeranno i primi, come li definisce il Vangelo, saranno le guide dell’umanità che deve rinascere”. Ci voglio proprio cedere e sperare.

E’ stato importante camminare e faticare con loro: mi hanno insegnato il valore della vita e la passione per chi mi vive accanto. Mi hanno fatto venire voglia di continuare a camminare e sognare un modo più giusto e fraterno.

E’ stato importante vedere e sentire gli effetti delle nostre scelte per sentirne la responsabilità e per ascoltare l’insegnamento che viene dall’indignazione.

Vorrei concludere con un piccolo regalo e augurio:

questo grande volo sento che è il risultato dei piccoli voli quotidiani di ricerca: è SOLO OSANDO e FIDANDOSI DI CHI CI INVITA A VOLARE INSIEME CHE SI RIESCE A SOLCARE IL CIELO. Quindi non dobbiamo avere paura!

I giovani brasiliani ci hanno insegnato ad avere coraggio e a credere nella vita.           Buon cammino    Isabella.


 

DAL PROFONDO DEGLI OCCHI

 È troppo difficile cercare di sintetizzare il mio mese brasiliano in un articolo.

E la stessa difficoltà si ripresenta quando qualcuno mi dice: « allora, ben tornata! Com’è andata in Brasile?»

Cosa dire?

Esistono le parole per dare il giusto valore alle persone che ho incontrato? Non credo.

Monsignor Pedro Casaldàliga (uno dei tanti vescovi-mito brasiliani) dice:

«ALLA FINE DEL CAMMINO

MI DIRANNO:

HAI VISSUTO? HAI AMATO?

ED IO,

SENZA DIRE NIENTE,

APRIRÒ IL CUORE PIENO DI NOMI»

Allora chiudo gli occhi e tanti volti, tante storie subito appaiono. E il mio diario inizia con alcuni di questi:

«oggi siamo andati a visitare gli Indios…ho pianto. Questo è un popolo stuprato. Stuprato nella cultura, nelle usanze, nell’ambiente, nella dignità. I bambini hanno paura delle persone bianche: chissà cos’hanno visto e/o sentito?!

Siamo andati in diverse case: accoglienza con riserbo… i bambini corrono in casa o si nascondono dietro le mamme. Che brutto! A nulla servono i miei sorrisi. Ho gli occhi che parlano, non c’è bisogno di aprire la bocca. La cosa più bella è che i bimbi se ne accorgono e allora cominciano le prime guardatine e i primi timidi sorrisi. Che gioia!!

Poi arriva un bimbetto tutto nudo. Avrà avuto un anno e mezzo: impaurito, sta lontano, non sorride e va a nascondersi in casa. La porta rimane socchiusa e io lo sorprendo a spiarmi: mi sta studiando! Allora mi abbasso e rimango in ginocchio…lo guardo. Chissà cos’ha letto nei miei occhi?!?

Poi arriva il momento di andare via, salutiamo tutti con abbracci pesanti. Nei miei occhi si legge rispetto e un grande senso di colpa. Non so perché mi sento responsabile della loro condizione, forse sento il peso della mia privilegiata pelle bianca. Usciamo dalla casa, le lacrime mi rigano le guance. Sto camminando lungo la via quando una vocina alle mie spalle dice: «Hoi!», mi giro e il bimbo indios mi guarda con un sorrisone e mi manda un bacio…un bacio bellissimo, grosso con lo smacco e col braccino teso. Ho contraccambiato il bacio con lo stesso entusiasmo. Oggi è stato un giorno felice! Grazie Dio per il bimbo indios!»

                                                            ………

«Un ragazzo bello, occhi profondi….è in carcere perché spaccia. Spaccia per mantenere la sua famiglia. Oggi l’ho incontrato proprio nella sua cella. La guardia ha chiuso la porta con un tonfo ed io mi sono sentita in trappola. Ho ripensato alle parole lette appena entrata sul muro della prigione: «Qui dentro si impara il valore della libertà». Io ho pensato: «Qui dentro, se non hai i soldi per pagarti un avvocato si muore e basta!»

Abbiamo letto il Vangelo, parole di speranza…poi abbiamo ballato e corso. Giochi stupidi ho pensato: in realtà servono per far sgranchire le gambe; sono costretti a rimanere in 10/15 persone in pochi metri quadrati per tutta la settimana senza mai poter uscire.

Non ricordo il suo nome, ricordo solo i suoi bellissimi occhi profondi e intensi. Mi ha chiesto se avevo paura di stare lì in mezzo a ladri e assassini. Io gli ho risposto di NO poi gli ho chiesto se sembrava così. Lui mi ha guardata nel profondo dei miei occhi, è entrato diritto nel mio cuore, poi ha sorriso e detto. «No». Sono stata felice di questa intromissione, felice che qualcuno sia entrato così profondamente dentro di me. Voleva la mia croce, ma io non potevo dargliela: non si può dare nulla senza il permesso della guardia. Allora gli ho buttato le braccia al collo e l’ho abbracciato forte forte»

                                                            …………

«Oggi ho tanta rabbia nel cuore: siamo andati in centro a San Paolo in una mensa per la gente di strada. Ho conosciuto 2 santi: grazie Gesù!

La prima è Samantha una bimba di 5 anni circa. Vive sulla strada  insieme alla sua mamma, sua sorella di 3 anni e il suo fratellino appena nato. Abbiamo giocato insieme con le mani…non c’era altro! Però non importa eravamo contente lo stesso….e poi ho vinto io!!!!

Che occhi, che sorriso…ma che meraviglia! Ad un certo punto Samantha prende dalla carrozzina del fratellino un rotolo di carta igienica quasi finito, ne stappa un pezzetto e me lo da. Ma io non devo andare al bagno…cosa me ne faccio? La guardo e lei capisce che non so cosa farmene. Allora sorridendo lo mette in bocca e comincia a masticarlo. Io subito le dico di sputarlo, allora lei lo sputa e me lo ridà, ma io ancora non capisco così lo rimette in bocca e lo mangia! Ancora non capisco e poi penso: «Ma che schifo!». Poi suor Maria Grazia mi dice che tante mamme danno da mangiare ai propri bimbi della carta perché si gonfia nello stomaco e al momento fa passare la fame.

Sono sconvolta e tanto arrabbiata. Non riesco a credere che nel terzo millennio ci sono dei bambini che mangiano della carta perché non hanno nient’altro. Scusa Samantha, scusa perché non ti ho capito e grazie Samantha, grazie perché avresti voluto condividere con me quel pezzo di carta, la tua merenda.

Il secondo santo è un italiano, immigrato in Brasile 40 anni fa in cerca di fortuna….è da 40 anni che vive sulla strada. La fortuna l’ho avuta io ad incontrarlo! Un vecchietto dai capelli lunghi e la barba bianca, con 2 occhi azzurrissimi così profondi che l’oceano in confronto è una pozzanghera!

Ci ha raccontato la sua storia contentissimo di poter parlare italiano dopo tanti anni. Ci ha ringraziato per il tempo che gli abbiamo dedicato e ci ha augurato una vita tanto felice. Poi con le lacrime agli occhi ha ringraziato Dio perché oggi gli aveva fatto un grande regalo: incontrare noi. Continuava a ripetere quanto era felice e quanto oggi fosse stata una bella giornata. Come non commuoversi?

L’ho abbracciato forte forte, l’ho baciato sulla guancia barbuta e poi ancora un abbraccio. Non mi sarei mai staccata da quelle braccia così calde!»

Ringrazio il Signore per tutte le persone che ho incontrato e che sono entrate nel mio cuore; lo prego di non farle più uscire.

Ringrazio Wellinton che mi ha detto: « non sono i poveri che rivelano Dio, è Dio che si rivela nei poveri»

Grazie Signore che me l’hai fatto capire e vivere.

Ringrazio Anna che mi ha fatto vedere la favelas non come un covo di delinquenti e di persone miserabili per cui provare pena, ma come un posto ricco di persone coraggiose e sante per cui provare ammirazione e rispetto.

Ringrazio i miei compagni di viaggio: Sabina, Isabella, Filippo, Fabio e Diego che mi hanno sopportata e aiutata a crescere…vi voglio tanto bene.

Ringrazio tutte le suore e i padri comboniani che mi hanno testimoniato quant’è bello fare della propria vita cristiana una missione!

Per ultima ringrazio la Missione perché si è rivelata a me nuda e cruda senza troppi fiocchi e merletti…poteva andarci più piano però!!!

JOIA A TODO MUNDO!!!!!!

Alessandra