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Lettera di Natale di p. Filo Ivardi dal Ciad.

Natale di frontiera…

Il Dio che viene nella crisi

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Inutile dire che siamo in crisi. Siamo stanchi di parlarne e soprattutto di viverla!

Trump non promette niente di buono, la guerra in Siria è al suo sesto anno, la guerra in Yemen ha fatto più di 10.000 morti (ma quasi nessuno ne parla), gli attentati colpiscono dappertutto (ma fanno rumore solo a certe latitudini!), si muore per le strade del Congo in questi giorni in cui si protesta per un presidente scaduto che non se ne vuole andare, è caos in Gabon dopo le elezioni truccate, in Centrafrica le esazioni contro la popolazione riprendono, in Sud Sudan la pace è ancora in alto mare, l’intolleranza del mondo contro gli immigrati sale. Può bastare per questo Natale?

Qui in Ciad le scuole e le Università sono chiuse (quasi tutte! Poche come le nostre resistono con grandi difficoltà) da più di tre mesi, gli ospedali chiusi, gli studenti per strada, gli insegnanti senza salario e senza speranza. Le famiglie stringono la cinghia e sono costrette a tornare nei villaggi dove almeno il lavoro dei campi non dipende dal buonumore o dal furto delle casse dello stato dell’etnia al potere. Molti fanno fatica anche a mangiare. Fino a quando?

 

Sarà Natale quest’anno per il Ciad? Sarà Natale per l’umanità?

Dov’è Dio in questa crisi? Esiste

 

L’ho incontrato all’opera per resistere nel volto e nelle gambe di Claude, venditore ambulante di medicinali sulle strade di Abéché per cercare di sfamare la moglie e 5 bambini. Chilometri e chilometri ogni giorno a piedi per bussare alle porte e vendere qualche aspirina. Per andare avanti. È cristiano impegnato e lotta per vivere…

L’ho riconosciuto nelle mani di Isabelle, giovane vedova insegnante senza salario della nostra comunità cristiana e coordinatrice della Caritas, sempre pronta a tendere una mano a chi è ammalato in ospedale, a chi fatica in carcere, a chi non ce la fa nella vita. Per dare speranza.

L’ho visto negli occhi di Dene, abbandonata dal marito, senza lavoro e con 4 figli a carico; occhi che non hanno più lacrime ma tanta voglia di battersi per vendere sapone al mercato e sfamare la famiglia. Per non arrendersi.

L’ho salutato in un abbraccio a Aboulaye Issacar, imam di Abéché, che mi ha aperto la porta di casa sua.

Questi sono solo alcuni dei tantissimi ciadiani che resistono alla crisi e alla disperazione lottando ogni giorno. Questi sono i miei testimoni di un Dio che non si arrende. Allora è ancora Natale, Dio nasce ancora dentro questa resistenza nonviolenta che semina speranza ad ogni passo. Che fa rialzare dopo ogni caduta.

Questo è il Dio in cui credo. Non onnipotente, ma impotente, il Dio bambino, il Dio che non può se non trova cuori e gambe che osano un mondo altro. Il Dio vicino che sta alle frontiere del mondo ferito. Il Dio che prende carne, che si immerge dentro questa crisi che sembra stritolarci, toglierci prospettive e sogni! E dentro la vicenda umana prova con noi a ribaltare la storia.

In fondo il Natale dipende da noi… non da una scadenza del calendario o da una ricorrenza riscaldata. Dipende da me e da te il Natale. Anche per Dio sarà Natale solo se trova gente che si lascia provocare dal suo gesto di avvicinarci. Per chiederci di avvicinarci agli ultimi del mondo, ai derelitti della storia. Nelle frontiere del mondo. Come la frontiera di Abéché, città faro dell’Islam in Ciad. Per vivere il Natale vero sulla strada al fianco di chi non conta agli occhi degli uomini. Allora ci vogliono occhi nuovi per vedere il Natale. Abbiamo tutti così bisogno di riprendere la strada della contemplazione per riconoscere Dio sulla strada e in frontiera. Guardare l’Uomo con occhi diversi… come fratello e non nemico.

Sarò da domani fino al 29 dicembre sulla strada alla frontiera con il Sudan per incontrare Dio nelle comunità cristiane di Ade, Am Djarema, Koukou, Goz Beida. Incontri, volti, celebrazioni, storie che dicono la voglia matta di resistere alla crisi, di dare una svolta al nostro pazzo mondo, di vivere davvero Natale, di incontrare finalmente Dio. Certo con problemi immensi, contraddizioni, cadute… ma anche con il desiderio vero di rifarsi una vita.

Allora sarà la svolta, a partire dal basso, ma state tranquilli che non la racconteranno né le televisioni, forse Internet, né i libri di storia. Sarà Natale per i piccoli del mondo… e tanti magari non se ne accorgeranno neanche. La svolta verrà dalle piccole storie di frontiera che cambiano il mondo in silenzio, dagli affetti veri, dalle relazioni ritrovate, dalle narrazioni di riscossa e rinascita, dalla capacità di rimettersi in cammino, dal Dio che si fa così vicino e piccolo da scaldarci cuori e vite per dirci che ci ama ancora…

…e che ha bisogno di te e di me per amare e cambiare il mondo!

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