giovaniemissione.it

Quel “Plan Colombia” che arriva fino in Perù

Il “Plan Colombia” iniziato in Colombia alla fine degli anni novanta per sconfiggere la piaga del narcotraffico, venne e viene tuttora presentato come una “assistenza tecnica” alle forze armate colombiane intrapresa dal governo degli Stati Uniti d’America. Di fatto, per il piano vengono stanziati ogni anno centinaia di milioni di dollari, e decine di mercenari statunitensi vengono ingaggiati per appoggiare le forze aeree e le squadre antinarcotici dell’esercito colombiano.
Da circa sette anni il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha avviato un programma di contrattazione di società specializzate nell’addestramento militare per operare in Colombia. Piloti a riposo del Perù, dell’Argentina e di tre paesi centroamericani sono stati contrattati da una società, formata anch’essa da militari a riposo degli USA per operare addestrando e appoggiando soldati dell’esercito latino.
 La prima versione del “Plan Colombia” fu realizzata nell’ultimo trimestre del 1998 e fu presentata come un insieme di progetti di sviluppo alternativo che dovevano canalizzare gli sforzi condivisi dei due governi. Il piano doveva apparire come un asse articolatore della politica di pace poiché parlava di creare condizioni economiche e sociali migliori per tutta la popolazione. Una seconda versione che enfatizzava ancor di più la promozione della sostenibilità ambientale, fu presentata ai capi di stato e governi di Europa, America Latina e Caraibi, con l’intento di farli diventare finanziatori dello stesso. Ciò non accadde e nel 1999 venne rielaborata una terza versione che ebbe modifiche sostanziali e che di fatto è il “Plan Colombia” messo in atto.
Il piano rendeva prioritaria la lotta alla droga, l’interesse non ricadeva sulla distruzione delle coltivazioni illecite, ma nel bloccare ogni vincolo commerciale tra i trafficanti e i gruppi armati Fuerzas Armadas Revolucionarias Colombianas, FARC, attraverso lo scontro armato, anche se ciò non veniva dichiarato apertamente.
Una quarta versione venne messa in circolazione all’inizio del 2000, unicamente per orecchie europee e giapponesi. Con abilità, veniva enfatizzata la biodiversità, la cura dell’ambiente e la protezione ecologica affinché l’Europa si convincesse dell’utilità del piano.
L’area di intervento è il sud della Colombia, dove le FARC controllano e si finanziano attraverso il traffico di droga e dove operano le più grandi imprese multinazionali di petrolio, una delle quali è l’Harken Energy, di proprietà della famiglia Bush.
Attualmente  il piano contempla vari aspetti: nell’ambito della sicurezza cerca di aumentare la presenza militare statunitense nella regione andina con l’obiettivo di controllare le lotte intestine portate avanti dai guerriglieri rivoluzionari di sinistra, stanziando ogni anno circa 30 milioni di dollari.
Nell’economia lo sforzo più significativo è la lotta contro il traffico di droga e l’apporto di finanziamenti per lo “sviluppo alternativo” non sempre considerato molto proficuo per i mercati locali. In soli quattro anni il progetto ha visto un investimento superiore ai tre miliardi di dollari per l’assunzione di piloti a contratto e personale sia civile che militare coinvolto nei voli di interdizione antidroga sul territorio colombiano.
Per gli Stati Uniti questa strategia si tramuta in un intervento militare diretto senza tramiti politici. Per la Colombia, invece, significa ovviare ai controlli previsti dalla Costituzione, che impone al Senato di dare autorizzazione previa al transito di truppe straniere nel territorio della Repubblica.
In questo modo si è arrivati alla situazione che in Colombia nessuna autorità controlla l’idoneità delle persone contrattate, dei suoi piloti, e meno del tipo di operazioni che vengono portate avanti nel paese. Tanto l’Aeronautica Civile, come il Ministro della Difesa, così anche la polizia Nazionale devono riconoscere di non sapere quanti stranieri operino nel paese, e meno ancora, quali siano le attività svolte.
Il piano sembra rivelarsi sempre più fallimentare, nonostante il dipartimento di Stato statunitense sostenga il contrario ed asserisca che grazie alla campagna di fumigazione il raccolto di coca è diminuito del 33% a partire dal 2001. La polizia antidroga di Bogotà stima che, dopo la fumigazione, l’85% della coca è subito ripiantato.
Gli spray erbicidi e gli additivi chimici contenuti nei prodotti di fumigazione hanno effetti letali sulla salute di uomini e animali e danneggiano indiscriminatamente i raccolti di coca e quelli di altri prodotti. Per questo critici di tutto il mondo accusano il progetto di lesione dei diritti umani, tra essi, la Commissione Europea che ritiene l’intervento troppo militarista.
Il Perù e come lui altri stati, confinando a nord-est con la Colombia ed essendoci tra essi delle vie della droga, si trova coinvolto nell’azione degli USA.
L’obiettivo del governo Bush, ora, è di “regionalizzare il “Plan Colombia” militarizzando le frontiere con Perù ed Ecuador, e debilitando qualsiasi tentativo di questi paesi di integrarsi tra loro e formare una “resistenza andina” all’ALCA e al TLC.
L’attuale “Plan Patriota” (ex Plan Colombia) sta infatti coinvolgendo il governo Toledo attraverso la Iniciativa Regonal Andina che vuole blindare le frontiere di Perù, Ecuador, Bolivia e Panama per togliere ai guerriglieri ogni possibilità di fuga.
Secondo il direttore di una organizzazione colombiana per i diritti umani, a differenza del Plan Colombia, questo ultimo non ha alcun elemento umanitario.
Il “Plan Patriota” inizia così a prendere forma come strumento politico e meccanismo di pressione per altri scopi e interessi degli USA nella regione e come nuova forma di coinvolgimento di Washington negli affari interni dei paesi dell’America Latina, fino a realizzare un boicottaggio a qualunque forma di unità Andina o Sudamericana che renderebbe difficile la realizzazione dell’ALCA.
In questo ordine di cose il piano, oltre alla sua visione geopolitica militare, va compreso come una strategia geoeconomica interessata a disarticolare le “distorsioni” contro la globalizzazione neoliberista.
Il Venezuela e il Brasile non hanno accettato di farsi coinvolgere nell’affare, grazie all’energica sovranità dei presidenti Ugo Chavez e Lula Da Silva, rispettando così i principi di “non intervento” e di “ autodeterminazione del popolo”.
Con l’attuazione del “Plan Patriota”, i soldati dell’esercito colombiano possono entrare in Perù senza che vi sia più invasione e così è anche per le truppe peruviane in territorio confinante. Nel giugno del 2004, squadroni  armati penetrarono in territorio peruviano per cercare militanti delle FARC.
In Perù, l’accondiscendenza di Toledo verso il governo Bush, sta portando proteste in tutti i settori produttivi. Il popolo peruviano è fortemente contrario al coinvolgimento del proprio paese in questo sporco conflitto e si affianca alle decisioni di Venezuela e Brasile, di lasciare che la Colombia risolva da sola i propri problemi senza l’intervento militare degli Stati Uniti. 
Questa mossa politica ha portato a livelli minimi l’appoggio al presidente Toledo, che viste le critiche apportate dal popolo alla sua democrazia, sta cercando di infilarsi sotto l’ala protettiva degli USA.

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010