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RAPPORTO FINALE DELLA COMMISSIONE PER LA VERITA' E LA RICONCILIAZIONE

Conclusioni Generali

 

La "Comisiòn por la verdad y la reconciliaciòn" fu istituita nel giugno del 2001 dal presidente provvisorio del Perù Valentin Paniagua per accertare quanto avvenuto tra il 1980 e il 2000 nel «conflitto armato interno» tra il Partido Comunista Peruano-Sendero Luminoso (ed anche l'Mrta, Movimiento Revolucionario Tupac Amaru) e la polizia e le forze armate.
Inoltre, doveva proporre raccomandazioni in vista di una riconciliazione nazionale. Presieduta da Salomon Lerner (Discorso alla presentazione dell'Informe Final), rettore dell'Università cattolica di Lima era costituita da dodici personalità indipendenti. Il Rapporto conclusivo (
Informe final
) è stato diffuso il 28 agosto 2003.
Le conclusioni generali sono costituite da 171 punti che non solo descrivono i fatti ma fanno anche un'analisi storico-critica della storia peruviana di venti anni con giudizi molto precisi, con i nomi dei responsabili. 23.969 sono i peruviani morti o scomparsi di cui sono stati accertati i nomi e i cognomi ma la Commissione ha calcolato che essi siano stati quasi settantamila. Un numero impressionante, anche perché sono state tutte vittime di armi da fuoco leggere ed in gran parte civili (soprattutto contadini poveri della Sierra che parlavano il quechua, donne e bambini ma anche militari e senderisti).

Pubblichiamo a continuazione le conclusioni generali dell' Informe Final della CVR, testo fondamentale oggi per chiunque voglia conoscere la storia recente del Perù o si appresti a partire per questo paese come volontario o missionario o semplicemente come turista responsabile.

INDICE:

I.    Le dimensioni del conflitto (nn. 1 - 11)

II.   Le responsabilità del conflitto
             A. Partito Comunista del Perù - Sendero Luminoso (PCP-SL) (nn. 12 - 33)
             B. Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA) (n. 34 - 35)

III.  La responsabilità degli apparati statali (nn. 36 - 38)
             A. L'azione delle forze di polizia (nn. 39 - 51)
             B. L'azione delle forze armate (nn. 52 - 64)
             C. L'azione dei comitati di autodifesa (nn. 65 - 67)

IV.  Il processo politico e i governi (nn. 68 - 76)
             A. Indifferenza e richiesta di durezza (n. 77)
             B. Il governo di Acciòn Popular (nn. 78 - 88)
             C. Il governo del Partido Aprista Peruviano (nn. 89 - 97)
             D. I governi di Alberto Fujimori (nn. 98 - 104)
             E. I partiti di sinistra (nn. 105 - 113)
             F. Il potere legislativo (nn. 114 - 122)
             G. Il potere giudiziario (nn. 123 - 131)

V.   Il ruolo delle organizzazioni sociali
             A. I sindacati (nn. 132 - 135)
             B. Sistema educativo e insegnamento (nn. 136 - 140)
             C. Il ruolo delle Chiese (nn. 141 - 144)
             D. Le organizzazioni di difesa dei diritti umani (nn. 145 - 148)
             E. I mezzi di comunicazione sociale (nn. 149 - 152)

VI.  Le conseguenze del conflitto armato interno (nn. 153 - 162)

VII. La necessità di riparare (nn. 163 - 169)

VIII.Il processo di riconciliazione nazionale (nn. 170 - 171) 

Per chiunque conosca lo spagnolo è possibile accedere alla versione ufficiale dell'Informe Final nella sua versione integrale presso il sito www.cverdad.org.pe.


RAPPORTO FINALE

DELLA COMMISSIONE PER LA VERITÀ

E LA RICONCILIAZIONE (CVR)

CONCLUSIONI GENERALI

 Le indagini compiute sul processo di violenza di natura politica vissuta in Perù negli anni tra il 1980 e il 2000 hanno permesso alla Commissione per la verità e la riconciliazione di giungere alle conclusioni qui di seguito riportate.

 

I. LE DIMENSIONI DEL CONFLITTO 

1) La CVR ha constatato che il conflitto armato interno vissuto dal Perù tra il 1980 e il 2000 ha costituito l'episodio di violenza più intenso, più esteso e più prolungato di tutta la storia della Repubblica. Tale conflitto ha inoltre rivelato rotture e contrasti profondi e dolorosi nella società peruviana.

2) La CVR ha calcolato che il numero più probabile di vittime della violenza ammonta a 69280 persone. Tale cifra supera il totale di perdite umane subite dal Perù in tutte le guerre civili ed esterne avvenute nei suoi 182 anni di vita come Stato indipendente.

3) La CVR afferma che il conflitto ha coinvolto una parte di territorio nazionale maggiore rispetto a qualsiasi altro conflitto, ha causato enormi perdite economiche espresse in termini di distruzione di infrastrutture e di degrado della capacità produttiva della popolazione e ha quindi interessato l'intera società.

4) La CVR ha constatato l'esistenza di una significativa relazione tra la situazione di povertà e di esclusione sociale, e la probabilità di essere vittima della violenza. Nel dipartimento andino di Ayacucho si concentra oltre il 40 per cento di morti e desaparecidos riportati alla CVR. Sommando a tale percentuale quella relativa alle vittime documentate dalla CVR nei dipartimenti di Junin, Huànuco, Huancavelica, Apurimac e San Martin, si arriva all'85 per cento delle vittime registrate dalla CVR.

5) La CVR ha constatato che la popolazione contadina è stata la principale vittima della violenza. Il 79 per cento delle vittime dichiarate viveva in zone rurali e il 56 per cento svolgeva attività agricole e zootecniche. Queste cifre contrastano con quelle del censimento del 1993 secondo cui il 29 per cento di persone viveva in zone rurali e il 28 per cento della popolazione economicamente attiva (PEA) era occupata nel settore agricolo e zootecnico.

6) La CVR ha rilevato che, oltre alle disparità socioeconomiche, il processo di violenza ha evidenziato la gravità delle disuguaglianze di carattere etnico-culturale che ancora prevalgono nel Paese, Dall'analisi delle testimonianze riportate risulta che il 75 per cento delle vittime del conflitto armato interno aveva il quechua o altre lingue native come idioma d'origine. Questo dato contrasta in maniera eloquente con il fatto che, secondo il censimento nazionale del 1993, a livello nazionale soltanto il 16 per cento della popolazione peruviana condivide questa caratteristica.

7) La CVR ha rilevato che, in termini relativi, i morti e i desaparecidos avevano livelli di istruzione di gran lunga inferiori alla media nazionale. Mentre il censimento nazionale del 1993 indica che solo il 40 per cento della popolazione nazionale ha un grado d'istruzione inferiore alla scuola secondaria, la CVR ha riscontrato che il 68 per cento delle vittime era al di sotto di tale livello. L

8) La CVR conclude che la violenza ha interessato in modo disuguale diversi ambiti geografici e diversi strati sociali del Paese. Se il tasso di vittime riportate alla CVR. per quanto riguarda la popolazione di Ayacucho fosse stato uguale in tutto il Paese, la violenza avrebbe causato 1 milione e 200 mila morti e desaparecidos. Di essi, 340 mila nella sola città di Lima.

9) La CVR ha constatato che la tragedia che ha colpito le popolazioni del Perù rurale, delle regioni andine e forestali, del Perù quechua e ashaninka, del Perù contadino, povero e poco istruito, non è stata percepita come propria dal resto del Paese; ciò rivela, a giudizio della CVR, il velato razzismo e gli atteggiamenti di disprezzo sussistenti nella società peruviana dopo quasi due secoli dalla nascita della Repubblica.

10) La CVR osserva che il conflitto ha evidenziato i gravi limiti dello Stato nel garantire l'ordine pubblico e la sicurezza, oltre che nel tutelare i diritti fondamentali dei cittadini nell'ambito di un agire democratico.

11) La CVR, inoltre ha riscontrato la precarietà e la vulnerabilità, in simili momenti di crisi, dell'ordine costituzionale e dello Stato di diritto.

 

 II. LE RESPONSABILITÀ DEL CONFLITTO 

 A. Partido Comunista del Perù-Sendero Luminoso (PCP-SL)  

12) La CVR ritiene che la causa immediata e fondamentale dello scoppio del conflitto armato interno sia stata la decisione del PCP-SL di dare inizio alla lotta armata contro lo Stato peruviano senza tenere conto del volere della stragrande maggioranza dei peruviani, e in un momento in cui la democrazia veniva ripristinata attraverso libere elezioni.

13) Per la CVR, il PCP-SL è stato il principale autore di crimini e violazioni dei diritti umani, come risulta dal numero di persone morte e scomparse. E infatti responsabile del 54 per cento delle vittime denunciate alla CVR. Una responsabilità cosi elevata di Sendero Luminoso rappresenta un caso eccezionale nello scenario dei gruppi rivoluzionari dell'America Latina e uno degli aspetti più singolari che la CVR ha dovuto analizzare.

14) La CVR ha riscontrato che il PCP-SL ha agito con estrema violenza e con crudeltà inusitata, praticando la tortura e le sevizie come forma di punizione o come esempi intimidatori contro la popolazione su cui voleva esercitare il controllo.

15) La CVR ha rilevato che il PCP-SL ha agito contro le grandi tendenze storiche del Paese. Mettendo in atto una ferrea volontà politica, si è espresso come un progetto militarista e totalitario, con caratteristiche di terrorismo, che non è riuscito a conquistare l'appoggio duraturo di settori importanti della popolazione peruviana.

16) La CVR ritiene che il PCP-SL ha basato il suo progetto su una ideologia di natura fondamentalista, incentrata su una rigida concezione del divenire storico, confinata in una visione unicamente strategica dell'azione politica e, pertanto, incompatibile con ogni valore umanitario. Il PCP-SL disdegnava il valore della vita e negava i diritti umani.

17) La CVR ha constatato che il PCP-SL ha raggiunto la propria coesione interna attraverso il cosiddetto «Pensiero Gonzalo» che rifletteva il culto della personalità di Abimael Guzmàn Reinoso, fondatore e leader dell'organizzazione, considerato l'incarnazione del pensiero più elevato nella storia dell'umanità.

18) La CVR ha riscontrato che, coerentemente con la propria ideologia, il PCP-SL ha adottato una strategia che, in modo consapevole e costante, mirava a provocare risposte sproporzionate da parte dello Stato, senza tenere conto della profonda sofferenza che ciò causava alla popolazione a favore della quale sosteneva di lottare.

19) La CVR considera che il PCP-SL ha portato ai suoi estremi l'ideologia fondamentalista e l'organizzazione totalitaria. Nella sua azione sovversiva si constata infatti una tragica cecità: vede classi, non individui. Da ciò scaturisce la sua assoluta mancanza di rispetto per la persona umana e per il diritto alla vita, incluso quello dei suoi militanti, nei quali il PCP-SL ha alimentato una vena fanatica che è diventata il loro segno distintivo.

20) La CVR ha riscontrato nel PCP-SL caratteristiche di terrorismo, concretizzatesi sin dall'inizio con esecuzioni sommarie compiute con sevizie, divieti di sepoltura e altre manifestazioni criminali, tra cui l'uso di auto-bombe nelle città.

21) La CVR rileva inoltre un potenziale genocida in alcuni proclami del PCP-SL che invitano a «pagare la quota di sangue» (1982), a «indurre genocidio» (1985) e che annunciano che «il trionfo della rivoluzione costerà un milione di morti» (1988). Tutto ciò sì coniuga con concezioni razziste e di superiorità nei confronti dei popoli indigeni.

22) La CVR ha riscontrato che il PCP-SL si è servito di alcune istituzioni del sistema educativo utilizzandole come testa di ponte per diffondere il proprio credo e attirare nuclei minoritari di giovani dell'uno e dell'altro sesso in diverse zone del Paese. Proponendo ai giovani una utopia che offriva loro una identità totalizzante, in realtà li costringeva in una organizzazione fondamentalista e repressiva attraverso lettere in cui si dichiarava sottomissione al controllo di Abimael Guzmàn Reinoso.

23) La CVR ha constatato che il proselitismo del PCP-SL ha incontrato un terreno fertile per via dell'incapacità dello Stato e delle élite del Paese a rispondere alle esigenze educative di una gioventù frustrata nello sforzo di mobilitazione sociale e nell'aspirazione al progresso.

24) La CVR ha riscontrato che il PCP-SL ha assecondato le tesi maoiste e ha trasformato le zone rurali nello scenario principale del conflitto. Tuttavia, non ha tenuto conto dei bisogni e delle aspirazioni economiche dei contadini, né delle loro organizzazioni, né delle loro specificità culturali e li ha trasformati, piuttosto, in una massa costretta a sottomettersi al volere del partito. La dissidenza di alcuni individui nella massa ha causato omicidi e soppressioni selettive, mentre la dissidenza collettiva ha portato a massacri e distruzioni di intere comunità.

25) La CVR ha stabilito che la presenza del PCP-SL nella regione andina e la risposta antisovversiva dello Stato hanno rinfocolato e militarizzato vecchi conflitti all'interno delle comunità e tra di esse. Il PCP-SL ha catalogato come nemici di classe i settori della società rurale maggiormente legati all'economia di mercato o alle reti e istituzioni regionali e nazionali, e ha decretato la loro distruzione. La guerra contadina contro lo Stato si è trasformata in molti casi in una serie di conflitti tra contadini.

26) La CVR ha constatato che la violenza estrema praticata dal PCP-SL nelle località rurali andine si è estesa anche ai centri urbani. Lima e altre città hanno rappresentato scenari complementari e hanno subito sabotaggi, omicidi selettivi, scioperi armati e atti terroristici, in particolare mediante l'utilizzo di autobombe.

27) La CVR denuncia che l'ideologia del PCP-SL implicava la distruzione del vecchio Stato sin dalle fondamenta. Ciò ha portato all'assassinio di autorità locali - sindaci, governatori, vicegovernatori, giudici di pace - e di autorità nazionali - ministri, parlamentari e altri rappresentanti dei poteri dello Stato. Il 12 per cento del totale delle vittime causate dal PCP-SL e denunciate alla CVR era costituito da autorità. Inoltre, il PCP-SL è stato l'autore di omicidi in massa di dirigenti sociali, uomini e donne, dirigenti comunali, sindaci, leader contadini, sindacali, di quartiere, di organizzazioni educative e femminili.

28) La CVR denuncia che, per la generalità e la sistematicità di tali pratiche, determinati membri del PCP-SL, e in particolare i suoi leader nazionali e i capi designati, hanno una responsabilità diretta nell'attuazione di crimini di lesa umanità nel contesto di attacchi armati contro la popolazione civile, commessi su vasta scala o come parte di una strategia generale o piani specifici. Allo stesso modo, tali azioni costituiscono, a giudizio della CVR, gravi infrazioni alla Convenzione di Ginevra, che tutti i partecipanti alle ostilità erano obbligati a rispettare. La perfidia con cui il PCP-SL ha agito sul campo, facendosi scudo della popolazione civile, evitando l'uso di uniformi e attaccando a tradimento, oltre ad altri metodi simili come il ricorso ad azioni terroristiche, era parte di un meccanismo calcolato e mirato a causare reazioni brutali da parte delle forze dell'ordine contro la popolazione civile, il che ha incrementato in modo straordinario le sofferenze delle comunità nei cui territori si svolgevano le ostilità.

29) 29/30. La CVR ritiene che la responsabilità più pesante per il conflitto che ha dissanguato la società peruviana ricada sui membri del sistema direttivo del PCP-SL, per via dei seguenti elementi:

  • Per avere dato inizio alla violenza contro il volere della stragrande maggioranza della popolazione;
  • per aver praticato la loro lotta contro la democrazia peruviana facendo ricorso a una strategia sanguinaria;
  • per le pratiche violente di occupazione e controllo di territori rurali e di popolazioni contadine che hanno causato un alto costo in vite umane e sofferenza;
  • per la loro politica di genocidio mediante azioni di provocazione contro lo Stato; per la loro decisione di proclamare il cosiddetto "equilibrio strategico" che ha accentuato il carattere terroristico delle loro azioni.

31) La CVR fa notare la profonda irresponsabilità e il disprezzo del PCP-SL verso i propri militanti, che erano indotti a uccidere e a morire nel modo più crudele e sanguinario, mentre i massimi dirigenti, specialmente Abimael Guzmàn Reinoso, restavano a Lima, esenti da rischi fisici e da privazioni, praticamente durante tutto il conflitto. Questa incongruenza si è espressa in maniera più manifesta quando, dopo essere stato catturato, Abimael Guzmàn Reinoso abbandonò quasi immediatamente la tesi dell’"equilibrio strategico" e chiese al governo un accordo di pace esprimendo al contempo un riconoscimento esplicito e altamente elogiativo al governo dittatoriale di Alberto Fujimori e Vladimiro Montesinos.

32) La CVR si rammarica per le migliaia di giovani che sono stati sedotti da una proposta che, denunciando i profondi problemi del Paese, proclamava che «la ribellione è giustificata». Molti di loro, desiderando trasformare questa realtà ingiusta, non si sono resi conto che il tipo di ribellione proposta dal PCP-SL implicava l'esercizio del terrore e l'instaurazione di un regime totalitario. Sono stati, quindi, inquadrati in una organizzazione assolutamente verticistica e totalitaria che inculcava loro il disprezzo per la vita, puniva le discrepanze ed esigeva una totale sottomissione. Molti di loro sono morti inutilmente e crudelmente. La CVR invita il Paese a dare impulso alle riforme istituzionali necessarie affinchè progetti terroristici e totalitari non trovino mai più alcuna eco tra i giovani.

33) La CVR constata che, a differenza di altri Paesi dell'America Latina nello stesso periodo, tra il 1980 e il 1992 il conflitto armato interno ebbe luogo mentre in Perù vigeva un regime democratico, con elezioni libere, libertà di stampa e il sistema politico più partecipativo della nostra storia contemporanea. II PCP-SL e il MRTA si sono autoesclusi unilateralmente dal sistema democratico e hanno di fatto minato con le loro azioni armate il regime politico democratico instaurato nel 1980. 

  1. Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA) 

34) Nel 1984, il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA) ha intrapreso a sua volta una lotta armata contro lo Stato ed è responsabile dell'1,5 per cento delle vittime dichiarate alla CVR. A differenza del PCP-SL, e in forma simile ad altre organizzazioni armate latinoamericane con cui manteneva rapporti, il MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri indossavano uniformi per differenziarsi dalla popolazione civile, non attaccava la popolazione inerme e in alcuni casi ha dato prova di essere disponibile a negoziati di pace. Tuttavia, anche il MRTA ha compiuto azioni criminali, ha fatto ricorso all'omicidio, come nel caso del generale Enrique Lopez Albùjar, alla cattura di ostaggi e alla pratica sistematica del sequestro, crimini che violano non soltanto la libertà delle persone, ma anche il diritto umanitario internazionale che il MRTA affermava di rispettare. Va inoltre evidenziato che il MRTA ha ucciso dissidenti all'interno delle proprie file.

35) In conclusione, durante il decennio 1980-90 i proclami e le azioni del MRTA hanno contribuito a creare un clima in cui si voleva far apparire l'uso della violenza come uno strumento politico legittimo, favorendo in ultima istanza l'attività e l'espansione del PCP-SL. Nel decennio successivo, in particolare in seguito al fallito tentativo di prendere possesso del Congresso e dopo l'occupazione della residenza dell'ambasciatore giapponese nel 1996, il MRTA favorì la legittimazione della politica antisovversiva autoritaria e militarizzata del governo di Alberto Fujimori. 

III. LA RESPONSABILITÀ DEGLI APPARATI STATALI 

36) La CVR constata che Fernando Belaùnde Terry e Alan Garcìa Pérez salirono alla presidenza mediante elezioni libere e dirette dei cittadini. Ciò avvenne anche per Alberto Fujimori nel 1990. Tuttavia, a partire dal colpo di Stato del 5 aprile 1992, Fujimori diventò un governante autoritario che cercò di restare al potere consolidando un'autocrazia corrotta.

37) La CVR fa notare che, nonostante la sovversione armata del PCP-SL e del MRTA, e nonostante le sue notevoli carenze in molti aspetti, la democrazia ha rispettato la separazione dei poteri e la libertà di espressione. Ha celebrato tre elezioni presidenziali e parlamentari, quattro elezioni comunali nazionali e le regionali nel 1989. Nessuna di esse è stata invalidata.

38) La CVR constata, tuttavia, che coloro che governarono lo Stato in quel periodo non sono riusciti a comprendere e non hanno saputo gestire in modo adeguato il conflitto armato iniziato dal PCP-SL e dal MRTA. C'era l'interesse a realizzare la Costituzione del 1979, a far sviluppare il Paese e a far sì che il rapporto tra governanti e governati fosse espressione dello Stato di diritto. Tuttavia, sia il governo del presidente Fernando Belaùnde sia quello del presidente Alan Garcìa sbagliarono nel non applicare una strategia integrale - sociale, politica, economica, militare, psico-sociale, dei servizi segreti e di mobilitazione di tutta la popolazione - per far fronte, in modo efficace e all'interno di un ambito democratico, alla sovversione armata e al terrorismo.

  

A. L'azione delle forze di Polizia 

39) La CVR nota che le forze di Polizia avevano il dovere di combattere i gruppi sovversivi che minavano i diritti fondamentali dei cittadini e riconosce gli sforzi e i sacrifici compiuti dai suoi membri negli anni della violenza. Inoltre, rende il suo più sentito omaggio agli oltre mille coraggiosi membri delle forze dell'ordine che hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti nel compimento del proprio dovere.

40) La CVR considera che la formazione antisovversiva ricevuta fino ad allora dalle forze dell'ordine aveva avuto come referente movimenti guerriglieri organizzati secondo il modello castrista o, nel migliore dei casi, gruppi armati simili a quelli che operavano in quegli anni in altri Paesi dell'America Latina. Questo fu il motivo principale della loro difficoltà nell’ affrontare un nemico folle, che si confondeva tra la popolazione civile ed era diverso dagli altri gruppi sovversivi.

41) La CVR nota che le forze di Polizia hanno dovuto rispondere all'aggressione del PCP-SL e, quindi, del MRTA in condizioni logistiche precarie, senza una preparazione adeguata né una sufficiente rotazione degli agenti. Quando fu affidata loro la responsabilità di condurre le azioni di lotta antisovversiva in Ayacucho, non contarono su un appoggio adeguato da parte del governo.

42) La CVR considera che i limiti dei servizi segreti di Polizia non hanno permesso di avere una visione adeguata di quanto succedeva. Questo fattore, sommato alla scarsa conoscenza della natura del PCP-SL, ha fatto sì che venisse sottovalutata la dimensione del fenomeno in corso. Così, invece di inviare gli agenti più preparati ed efficienti di ogni istituzione, divenne pratica comune negli organismi di Polizia inviare agenti non idonei in zone lontane come forma di punizione.

43) La CVR ha constatato che, una volta dichiarato lo stato di emergenza in Ayacucho, nell'ottobre 1981, l'intervento del distaccamento di Polizia contro-insorgente denominato sinchis ha fatto aumentare le violazioni dei diritti umani, generando risentimento e distacco nei confronti della Polizia da parte della popolazione.

44) La CVR nota che sia le difficoltà di coordinamento nell’unificare gli sforzi delle tre istituzioni di Polizia, sia la corruzione diffusa tra gli alti ufficiali e nelle unità strategiche, furono fattori esterni al conflitto stesso che impedirono alla Polizia di svolgere al meglio le proprie funzioni negli anni in cui la sovversione era ancora debole. Per questo, nonostante i successi relativi ottenuti nel 1982 con la cattura di alcuni sovversivi, specialmente nelle città, si verificarono due eventi che dimostrarono che la sovversione aveva superato le capacità delle forze di Polizia: l'assalto al penitenziario di Huamanga da parte del PCP-SL e il ripiegamento dei posti di Polizia nelle campagne nel corso del 1982.

45) La CVR ha constatato che, con l'ingresso delle Forze armate in Ayacucho e la successiva introduzione dei comandi politico-militari (CPM) nelle zone dichiarate in stato di emergenza, la Polizia rimase subordinata alle Forze armate, soggetta agli ordini imposti dai capi militari, prima addirittura che alle direttive dei propri stessi comandi e delle autorità civili. In tale contesto, con l'avanzare dell'offensiva militare, gli agenti delle tre istituzioni di Polizia che operarono nelle zone di emergenza incorsero in gravi violazioni dei diritti umani.

46) La CVR conclude che la lotta contro la sovversione rafforzò in alcuni membri della Polizia pratiche autoritarie e repressive preesistenti. La tortura durante gli interrogatori e le detenzioni indebite, che si erano verificate con frequenza nei confronti dei delinquenti comuni, acquisirono un carattere più massiccio durante l'azione antisovversiva. Inoltre, la CVR ha constatato che le violazioni più gravi dei diritti umani da parte di agenti della Polizia sono state: esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, torture, trattamenti crudeli, disumani o degradati. La CVR condanna in particolare la pratica estesa della violenza sessuale nei confronti delle donne.

47) La CVR constata che, a partire dalla seconda metà del decennio 1980-90, l'unificazione delle forze di Polizia, il controllo delle loro operazioni da parte del ministero dell'Interno e la fusione delle diverse unità operative nella Direzione di operazioni speciali (DOES), contribuirono a un migliore coordinamento delle azioni nella lotta antisovversiva. Ciononostante, il settore non ha seguito né rafforzato sufficientemente la DIRCOTE (Direzione anti-terrorismo), unità che aveva acquisito esperienza in seguito al suo lavoro concentrato in Lima.

48) La CVR ha trovato indizi di collegamenti tra singoli agenti delle forze di Polizia con quello che viene impropriamente denominato «Comando Rodrigo Franco», di cui non si è potuto determinare se fosse un'organizzazione centralizzata o una denominazione utilizzata da attori diversi, non necessariamente collegati tra loro.

49) La CVR ha potuto affermare che la distanza tra la Polizia e la popolazione si è acuita nella misura in cui si sviluppava il conflitto armato interno. Ciò ha contribuito al radicarsi di un'immagine negativa del poliziotto, come autore di crimini o, nel caso delle zone di produzione della coca, come corrotto legato al narcotraffico.

50) La CVR constata che a partire dal 1985 le forze di Polizia sono giunte a una conoscenza più certa delle organizzazioni e del modo di operare dei gruppi sovversivi, finché il lavoro dei servizi segreti operativi della DINCOTE (in precedenza DIRCOTE) portò all'impeccabile cattura dei principali leader sovversivi. Emergono tra questi Victor Polay Campos, del MRTA: catturato il 9 giugno 1992, e Abimael Guzmàn Reinoso, del PCP-SL, il 12 settembre dello stesso anno. Queste catture hanno costituito un apporto fondamentale per ottenere la sconfitta strategica della sovversione e del terrorismo.

51) La CVR constata che, a partire dal colpo di Stato del 5aprile 1992, la PNP fu sottomessa ai piani dei Servizi segreti nazionali (SIN) e subordinata al potere militare, con una limitazione significativa delle sue facoltà, una distorsione delle sue funzioni istituzionali e una cupola inserita nella rete di corruzione del regime gestita da Vladimiro Montesinos.

 

B. L'azione delle Forze armate 

52) La CVR nota che, per decisione del governo costituzionale mediante decreto supremo emesso il 29 dicembre 1982, le Forze armate avevano il dovere di combattere i gruppi sovversivi che sfidavano l'ordine costituzionale della Repubblica e minavano i diritti fondamentali dei cittadini.

53) La CVR riconosce gli sforzi e i sacrifici compiuti dai membri delle Forze armate negli anni della violenza e rende il suo più sentito omaggio agli oltre mille coraggiosi militari che hanno persola vita o sono rimasti gravemente feriti nel compimento del proprio dovere.

54) La CVR ha riscontrato che le Forze armate hanno applicato una strategia che è stata, in un primo periodo, di repressione indiscriminata contro la popolazione considerata sospetta di appartenere al PCP-SL. In un secondo periodo, tale strategia è divenuta più selettiva, nonostante siano state ancora perpetrate numerose violazioni dei diritti umani.

55) La CVR afferma che in determinati luoghi e momenti del conflitto l'azione delle Forze armate non soltanto ha comportato eccessi da parte di singoli ufficiali o di membri delle truppe, ma anche pratiche generalizzate e/o sistematiche di violazioni dei diritti umani, che costituiscono crimini di lesa umanità oltre che trasgressioni delle norme del Diritto Internazionale Umanitario.

56) La CVR conclude che, in tale contesto, i Comandi politico-militari (CPM), designati come la massima autorità statale nelle zone di emergenza, possono essere considerati i principali responsabili di questi crimini. Il potere giudiziario deve stabilire il grado esatto di responsabilità penale di coloro che appartenevano ai CPM, sia per aver ordinato, incitato, facilitato o coperto tali fatti, sia per aver omesso il dovere fondamentale di fermare i crimini.

57) La CVR ha constatato che le violazioni più gravi dei diritti umani da parte dei militari sono state: esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, torture, trattamenti crudeli, disumani o degradanti.

58) La CVR condanna in particolare la pratica estesa della violenza sessuale nei confronti delle donne. Tutti questi atti costituiscono un disonore per coloro che ne furono gli autori diretti e per coloro che, nella loro condizione di superiori gerarchici,li istigarono, tollerarono o coprirono con l'impunità.

59) La CVR nota che al momento del loro intervento nella lotta contro la sovversione, le Forze armate erano preparate ed equipaggiate per affrontare un eventuale conflitto convenzionale (conflitto esterno). Durante i primi anni del loro intervento (1983-1985) mancarono di un adeguato lavoro di intelligence riguardo all'organizzazione, al profilo dei militanti e alla strategia del PCP-SL. Per decisione dell'autorità civile, il loro obiettivo era di portare a termine rapidamente il conflitto, senza tenere conto del relativo costo in vite umane. Si organizzarono per recuperare il controllo del territorio, partendo dal presupposto che la popolazione si dividesse in comunità leali allo Stato peruviano e comunità sovversive o zone rosse, senza considerare che queste ultime non erano omogenee e comprendevano generalmente settori sui quali il PCP-SL si imponeva con la forza e addirittura con il terrore.

60) Per la CVR, anche se l'intervento militare iniziale colpì duramente l'organizzazione e la capacità operativa del PCP-SL,produsse anche una sequela di violazioni massicce dei diritti umani e fece del biennio 1983-1984 il periodo più letale del conflitto, principalmente in Ayacucho. Inoltre, la strategia risultò controproducente, poiché la repressione indiscriminata nelle zone rurali procrastinò la rottura tra il PCP-SL e i settori più poveri della società contadina e non evitò l'espansione delle azioni armate in altre zone del Paese.

61) La CVR. segnala che, nell'agosto 1989, le Forze armate approvarono la sistematizzazione di una strategia antisovversiva. La nuova strategia distingueva tra popolazioni amiche, neutrali e nemiche all'interno dei vari teatri delle operazioni, e non si poneva come obiettivo principale il controllo territoriale, ma l'eliminazione delle Organizzazioni Politico-Amministrative (OPA) o comitati popolari senderisti, la conquista della popolazione e l'isolamento delle forze militari del PCP-SL. La strategia produsse risultati decisivi, come quello di stimolare la reazione dei contadini contro il potere senderista e la massificazione dei comitati di autodifesa, che mutarono i rapporti tra le Forze armate e la classe contadina. In questa fase, le violazioni dei diritti umani furono meno numerose, ma più deliberate o pianificate che nella fase precedente. Comparvero, inoltre, gli squadroni della morte, la cui attività portò il Perù a occupare in quegli anni il primo posto nel mondo per il numero di sparizioni forzate di persone.

62) La CVR nota che la nuova strategia fu utilizzata da un gruppo di ufficiali che, a loro volta, progettarono piani per una possibile interruzione militare del processo politico. Parte di tali piani autoritari sarebbero stati in seguito ripresi nel colpo di Stato del 1992. Tali progetti antidemocratici esposero le Forze armate a due grandi disordini internazionali:

a. l'uso di un modello di politica antisovversiva e l'immagine di una forza armata vittoriosa per giustificare il colpo di Stato del 1992,

b. una tregua con il narcotraffico, definendo il PCP-SL il nemico principale che doveva essere isolato dai contadini coltivatori di coca. In alcuni casi, e soprattutto a partire dall'ascesa di Vladimiro Montesinos, questa tregua si trasformò in alleanza.

63) La CVR conclude che la cattura di Abimael Guzmàn e lo smantellamento del PCP-SL e del MRTA non hanno potuto evitare che l'etica, il prestigio e perfino il benessere e l'efficienza delle Forze armate fossero seriamente compromessi da una cupola di dirigenti che legarono la propria sorte al governo dittatoriale. Questo processo di scomposizione fu caratterizzato dall'attività del Gruppo Colina, dalla persecuzione di ufficiali dissidenti, nonché dall'organizzazione di un sistema di corruzione, ricatto e spionaggio politico all'interno delle stesse Forze armate sotto la direzione di Vladimiro Montesinos.

64) La CVR ha riscontrato che le Forze armate furono in grado di ricavare dal processo di violenza alcune utili lezioni, che permisero loro di affinare la propria strategia in modo da renderla più efficace e meno propensa alla violazione massiccia dei diritti umani. Questo apprendimento trova un evidente riscontro nel calo delle vittime causate da agenti dello Stato proprio negli anni più intensi del conflitto armato interno (1989-1993), mentre in quegli stessi anni il PCP-SL scatenava un'ondata di violenza terroristica contro i popoli quechua e ashaninka, e anche contro la popolazione urbana. Tale apprendimento, insieme alla proliferazione dei Comitati di Autodifesa, ai servizi operativi dì intelligence della Polizia e al sostegno della cittadinanza, permette di spiegare la sconfitta del PCP-SL.

 

C. L'azione dei comitati di autodifesa

65) La CVR ritiene che, molto presto, alcuni settori del mondo contadino più povero, quelli che secondo i calcoli del PCP-SL avrebbero dovuto essere i suoi alleati principali, si ribellarono contro un progetto che non condividevano e che veniva loro imposto con la forza. Comunità come Uchuraccay e altre nelle alture di Huanta sono tra gli esempi più noti. I produttori agricoli della valle del fiume Apurimac, in alcuni casi spontaneamente, in altri per iniziativa delle Forze armate, formarono i primi Comitati dì autodifesa (CAD), che successivamente si moltiplicarono e inflissero al PCP-SL, nelle zone rurali, la sua prima sconfitta strategica.

66) La CVR riconosce il diritto dei contadini all'autodifesa nel contesto eccezionale creato dall'aggressione senderista. Constata, al tempo stesso, che in un numero significativo di casi la formazione di Comitati di autodifesa fu prodotta dalla pressione e dall'intimidazione da parte delle Forze armate e/o di altri CAD. A volte, i CAD andarono al di là degli incarichi di autodifesa e risultarono, in base alle indagini condotte dalla CVR, responsabili di crimini degni di sanzione.

67) La CVR riconosce, tuttavia, che i CAD sono stati un fattore molto importante per l'epilogo del conflitto armato interno e rende omaggio a quanti sono caduti in difesa delle proprie comunità e del Paese. Sottolinea, inoltre, che, una volta terminato il conflitto armato, non si sono trasformati in sicari del narcotraffico, né hanno posto la propria esperienza militare al servizio di altri attori coinvolti in attività illecite. La stragrande maggioranza dei membri dei CAD è rientrata nelle rispettive comunità, e il Paese continua a essere in debito verso di loro. Il decreto legislativo 741 promulgato alla fine del 1991, e la sua successiva regolamentazione, riconosce loro soltanto degli indennizzi a partire dalla promulgazione della legge, di cui ha beneficiato un numero ridotto di famiglie.

 

IV. IL PROCESSO POLITICO E I GOVERNI

 

68) La CVR distingue gli anni che vanno dal 1980 al 1992, periodo trascorso sotto regimi civili democraticamente eletti, dal periodo finale del nostro mandato, successivo al colpo dì Stato del 5 aprile 1992. Questo cambio di regime ha un'incidenza diretta sulle responsabilità delle massime autorità dello Stato riguardo alle violazioni dei diritti umani, poiché la centralizzazione del potere crea, in principio, un rapporto più diretto tra il Presidente della Repubblica e i gruppi che operano sotto la copertura del potere per perpetrare tali violazioni.

69) La CVR considera che, dato lo sviluppo degli eventi, contraddistinto dalla crescente violenza del PCP-SL, era inevitabile che, per contrastare tale violenza, lo Stato utilizzasse le proprie Forze armate e dichiarasse lo stato di emergenza, previsto dalla Costituzione vigente per far fronte a situazioni di grave rischio. La CVR deplora, tuttavia, che i governi che presero tali decisioni non abbiano preso ugualmente provvedimenti per impedire che venissero calpestati i diritti fondamentali della popolazione.

70) La CVR è consapevole che l'agire dei governi era condizionato, sia nella loro debolezza, che nell'improvvisazione, da gravi carenze dello Stato:

 i. l'insufficiente copertura territoriale e densità istituzionale;

 ii. la mancanza di preparazione per affrontare un conflitto con tali caratteristiche;

 iii. la sfiducia generata da significativi settori della stessa cittadinanza;

 iv. una crescente incapacità dì sottostare al contesto costituzionale e legale che il Paese aveva appena adottato con la Costituzione del 1979.

71) La CVR rende quindi il proprio omaggio ai dirigenti e ai militanti dei partiti politici democratici che offrirono la propria vita o subirono maltrattamenti per aver compiuto con onestà il proprio dovere pubblico. Ci riferiamo sia ai militanti dei partiti di governo, sia a quelli che avevano responsabilità parlamentare nelle regioni e nei municipi. Una menzione particolare meritano le autorità locali dei luoghi maggiormente colpiti dalla violenza, che hanno preservato la presenza dello Stato peruviano spesso a costo del massimo sacrificio. Rappresentano un esempio per tutti in questa nuova fase di ricerca di democrazia.

72) La CVR deve constatare, al tempo stesso, una gravissima responsabilità dei governi di quegli anni, nonché dei partiti rappresentati in Parlamento, dei governi locali, tra il 1989 e il 1991, e dei governi regionali. Nei primi dodici anni del conflitto, le forze di Polizia e le Forze armate si sono fatte carico della lotta contro la sovversione per mezzo di strumenti legali approvati da governi civili e nel contesto di una legislazione anti-terrorismo promulgata da un Congresso democraticamente eletto.

73) La CVR ha raccolto numerose prove di come nella lotta contro i gruppi sovversivi siano state commesse gravissime e ingenti violazioni dei diritti umani. Ciò coinvolge in primo luogo i governi, responsabili di tutti gli interventi del potere esecutivo, da cui dipendono le forze dell'ordine. Oltre a ciò, i governi civili eletti hanno l'altrettanto grave responsabilità di non aver preso in considerazione le denunce di violazioni dei diritti umani o, in molti casi, di aver garantito l'impunità dei responsabili delle stesse.

74) La CVR ritiene che il primo punto di svolta istituzionale verso l'abdicazione della responsabilità democratica da parte dei governi fu la creazione, per dispositivo legale, dei comandi politico-militari. Questi ultimi hanno in pratica subordinato il potere civile nelle zone dichiarate in stato di emergenza, finendo per assumere la conduzione non soltanto militare, ma anche politica della lotta antisovversiva.

75) La CVR constata che la legge 24150 poneva militari e poliziotti che operavano nelle province dichiarare in stato di emergenza sotto la competenza della giustizia militare, il che ha favorito l'impunità degli agenti dello Stato responsabili delle violazioni dei diritti umani. Allo stesso modo, il carattere permanente di una situazione eccezionale in sempre più province ha debilitato la democrazia e creato un clima propizio per le violazioni dei diritti umani, oltre che l'opinione diffusa tra la popolazione e le autorità civili di tali zone che il potere fosse nelle mani dell'autorità militare.

76) La CVR ritiene che l'abdicazione dell'autorità democratica sia culminata con la legislazione antisovversiva approvata dopo il colpo di Stato dell'aprile 1992. In base a essa, i capi dei comandi politico-militari non soltanto coordinavano e supervisionavano, ma guidavano anche le azioni in campi non militari. Questa legislazione cambiò il Sistema di Difesa Nazionale, la legge sui Servizi segreti nazionali e la legge sulla situazione militare. Quest'ultima permise che i comandanti generali delle Forze armate mantenessero i propri incarichi anche dopo aver raggiunto l'età del congedo. La nuova legislazione prevedeva, inoltre, pene e procedimenti che violavano le garanzie del giusto processo, nonché la Costituzione e i trattati internazionali ratificati dal Perù: tra le altre, pene minime sproporzionate, nuove figure giuridiche come terrorismo aggravato e tradimento contro la patria, tribunali e giudici senza volto. Questo nuovo contesto legale fu uno dei pilastri del regime sorto in seguito al colpo di Stato dell'aprile 1992.

 

A. Indifferenza e richiesta di durezza

 

77) La CVR ha purtroppo constatato che i governi civili non furono soli in questa concessione all'uso indiscriminato della forza come strumento di lotta alla sovversione. Al contrario, la propensione di tali governi alla soluzione militare senza controllo civile trovava riscontro in un'ampia fascia della società peruviana, principalmente il settore urbano mediamente istruito, beneficiario dei servizi dello Stato e abitante in zone lontane dall'epicentro del conflitto. Questo settore è rimasto perlopiù a guardare con indifferenza o ha reclamato una soluzione rapida, disposto ad accettare il costo sociale che era pagato dai cittadini delle zone rurali e più povere.

 

B. Il governo di Azione Popolare

 

78) La CVR esprime il proprio speciale riconoscimento a tutte le vittime appartenenti al partito di Azione Popolare, molte delle quali erano autorità locali che mantennero i loro incarichi nonostante l'intensità della violenza. La CVR evidenzia anche lo sforzo compiuto dal governo del presidente Fernando Belaùnde Terry nel preservare il sistema democratico, le elezioni locali e generali, e la libertà di stampa, nel contesto di una difficile transizione verso un regime democratico e durante il peggior conflitto armato interno della storia repubblicana del Paese.

79) La CVR riconosce che il partito Azione Popolare ha dovuto combattere la sovversione in uno scenario difficile per la complessità di uno Stato sovradimensionato ereditato dal governo militare, per la debolezza di un sistema di partiti senza vita democratica significativa, per rapporti civili-militari contrassegnati da distanza e sfiducia e per l'esistenza di una sinistra consistente e ben radicata.

80) La CVR ricorda che, in tale contesto, il presidente Belaùnde ha proposto diverse politiche per un fronte unificato ampio, che furono però accettate soltanto dal suo alleato, il Partito Popolare Cristiano. Gli altri partiti decisero di mantenere il proprio profilo. Questa mancanza di accordo rese enormemente difficile l'elaborazione di una risposta unitaria alla minaccia sovversiva.

81) La CVR rileva che il conflitto armato interno fu considerato per vari mesi un problema marginale che aveva preso di sorpresa lo Stato e tutte le forze politiche del Paese. Quando l'aumentare del numero di azioni sovversive armate lo rese ormai inoccultabile, il governo di Azione Popolare e l'opposizione avevano perso del tempo prezioso Va inoltre sottolineato che il tempo perduto in diagnosi errate o interessate risultò cruciale per il consolidamento del PCP-SL in diverse aree della campagna ayacuchana, senza alcuna risposta statale organizzata dal governo.

82) La CVR constata che il governo decise di combattere il PCP-SL con le forze di Polizia e con misure eccezionali ininterrottamente prorogate. I limiti delle forze di Polizia, divise in tre istituzioni non coordinate tra loro, sfornite di equipaggiamento di base e senza il sostegno di una politica antisovversiva coerente generarono, in poco tempo, un rifiuto da parte della popolazione prima verso la Polizia stessa e poi verso il governo. Quest'ultimo, di fronte all'attività sempre più violenta del PCP-SL, alla fine del 1982, optò per cedere la direzione della lotta antisovversiva alle Forze armate.

83) La CVR ritiene che la decisione adottata dal governo di Azione Popolare avviò un processo di militarizzazione che durò più di un decennio e che ebbe gravi conseguenze per il Paese. Con la creazione di comandi politico-militari e a causa dell'incapacità del potere politico di contribuire alla lotta antisovversiva in campi non militari, si produsse una subordinazione di fatto delle autorità civili locali alle strategie antisovversive delle Forze armate.

84) La CVR ha stabilito che la creazione dei comandi politico-militari e l'intervento delle Forze armate furono realizzati senza che le autorità civili adottassero le misure indispensabili per salvaguardare i diritti fondamentali della popolazione, il che ebbe come conseguenza numerose violazioni dei diritti umani in maniera sistematica e/o generalizzata.

85) La CVR conclude che il governo di Azione Popolare ha tollerato queste violazioni dei diritti umani ignorando le numerose denunce da parte di varie fonti governative e della società civile. È il caso di massacri come quelli di Putis, Pucayacu e Cabitos, tra i più noti. Inoltre, durante quel periodo di gravissima violenza, il Parlamento, controllato dal partito di governo, non ha nominato alcuna commissione d'indagine. L'unica commissione fu nominata dall'esecutivo per indagare sull'uccisione di otto giornalisti nella comunità di Uchuraccay, dove la CVR ha constatato che, nell'anno successivo al massacro, sono morti anche 135 contadini quechuas, la maggior parte per mano del PCP-SL.

86) La CVR riscontra che questa ingiustificata tolleranza del governo di Azione Popolare riguardo alle violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini si fondava sull'intenzione e sull'aspettativa di porre fine alla sovversione in breve tempo, senza tenere conto del relativo costo in vite umane. Tale politica è stata ratificata dalla legge 24150 promulgata nel 1985.

87) La CVR riscontra che il governo di Azione Popolare ha la responsabilità politica di aver tollerato le violazioni dei diritti umani commesse da parte dello Stato, principalmente contro la popolazione indigena, la più indifesa ed emarginata del Paese, e nota in ciò una spiacevole prova dell'esistenza di discriminazione e razzismo nella società peruviana.

88) I dati della CVR rivelano che, secondo un'analisi condotta anno per anno, tra il 1983 e il 1984 si è avuto il maggior numero di morti di tutto il conflitto, a causa delle campagne di omicidi del PCP-SL e della cruenta risposta ufficiale che, secondo i calcoli della CVR, hanno lasciato sul campo 19.468 vittime, cioè il 28 per cento del totale calcolato per tutto il conflitto armato interno. Tutte queste uccisioni sono passate quasi inosservate nel resto del Paese, per via delle gravi fratture etniche della nostra società.

 

C. Il governo del Partito Aprista Peruviano

 

89) La CVR esprime il suo particolare riconoscimento a tutte le vittime appartenenti al Partito Aprista Peruviano (PAP), molte delle quali furono autorità locali che mantennero i propri incarichi nonostante l'intensità della violenza. La CVR evidenzia, inoltre, lo sforzo compiuto dal governo del presidente Alan Garcìa Pérez per preservare il sistema democratico, le elezioni locali e generali e la libertà di stampa, nel contesto di una difficile situazione durante il peggior conflitto armato interno della storia repubblicana del Paese.

90) La CVR considera che, quando il dottor Alan Garcìa Pérez salì al governo nel luglio 1985, diede impulso a una serie di politiche sociali per riorientare la strategia antisovversiva in atto. L'obiettivo esplicito era di sconfiggere la sovversione mediante politiche di sviluppo a vantaggio dei contadini e delle regioni più povere. Il nuovo governo fece proprie le critiche volte all'azione delle Forze armate sin dal precedente periodo governativo. Questa politica di rispetto dei diritti umani e di denuncia delle violazioni degli stessi, si espresse, ad esempio, con le sanzioni applicate nei confronti dei capi militari responsabili del massacro di Accomarca (agosto 1985). Il governo cercò in tal modo di riprendere il controllo civile sull'azione militare. Creò, inoltre, una Commissione di Pace e condusse iniziative nel campo dell'unificazione delle forze di Polizia e della creazione di un ministero della Difesa.

91) La CVR ritiene, tuttavia, che il cosiddetto «massacro delle prigioni», avvenuto nei giorni 18 e 19 giugno 1986 nei penitenziari di Lurigancho e El Frontón, abbia segnato l'inizio di un indebolimento del tentativo del governo del PAP di ricorrere al potere civile per imporre alle forze dell'ordine un nuovo regime di rispetto dei diritti umani. La CVR ha constatato che, a partire dagli eventi suddetti, le Forze armate operarono con maggiore autonomia nella loro attività antisovversiva, senza che il potere esecutivo né quello legislativo fornissero loro un contesto legale per farlo.

92) La CVR riscontra una grave responsabilità da parte del governo del PAP in relazione a questi casi, senza tuttavia che ciò sollevi da altre responsabilità individuali, determinate in diversi ambiti giudiziari nazionali o internazionali.

93) La CVR considera la copertura del massacro di Cayara, avvenuto nel maggio 1988, un esempio paradigmatico del nuovo atteggiamento del partito di governo rispetto all'azione delle Forze armate nella lotta antisovversiva. La commissione investigatrice costituita nel Senato della Repubblica e presieduta dal parlamentare del PAP Carlos Enrique Melgar, sostenne che il massacro non era avvenuto, mentre la minoranza di tale commissione e un pubblico ministero assicuravano il contrario. Il verdetto, ciononostante, fu approvato dalla maggioranza aprista. Le indagini della CVR confermano il massacro di Cayara e ritengono il PAP politicamente responsabile dell'occultamento di tale massacro.

94) La CVR ha constatato che il governo del PAP ha avviato un processo di riorganizzazione delle tre istituzioni di Polizia esistenti per rispondere alle denunce di corruzione e inefficienza. Da ciò è derivata quella che in seguito sarebbe divenuta la Polizia nazionale. Il PAP aveva particolare interesse a controllare la Polizia attraverso il ministero dell'Interno. In tale processo furono create nuove unità come la Direzione delle operazioni speciali (DOES), addestrata alla lotta antisovversiva, e fu consolidato il lavoro dei servizi segreti contro il terrorismo.

95) La CVR ritiene che la grave crisi economica e politica vissuta dal Perù a partire dal 1988 favorì il rafforzamento dei gruppi sovversivi e della spirale di violenza. Il fallimento del programma economico e l'inizio dell'iperinflazione portarono il Paese a una situazione di grave instabilità. In seguito al fallito tentativo di nazionalizzare le banche, il governo perse il sostegno dei gruppi imprenditoriali e finanziari del Paese. Gli alti e bassi delle politiche economiche acuirono la tensione sociale esistente, aggravata dal collasso dei servizi di base. Il PCP-SL approfittò di tali sacche di malcontento per organizzare le proprie marce di protesta perfino nella stessa capitale.

96) La CVR ha raccolto testimonianze che suggeriscono l'esistenza di agenti di Polizia legati alle attività degli squadroni della morte e di comandi paramilitari utilizzati contro presunti sovversivi. Una serie di eventi, come la comparsa di quello che viene impropriamente denominato «Comando Rodrigo Franco», lo scontro tra una pattuglia dell'Esercito e una colonna del MRTA a Los Molinos, l'attacco del PCP-SL al posto di Polizia di Uchiza, l'abbandono delle cariche municipali nel 1989 e l'evasione dei militanti del MRTA dal carcere Castro-Castro nel 1990, tra gli altri, rafforzarono l'immagine di anarchia e caos nel Paese. Nello stesso periodo, tuttavia, si svolsero tre elezioni nazionali tra il novembre 1989 e il giugno 1990. Il malcontento delle Forze armate fu grande, e ciò portò addirittura a un tentativo di colpo di Stato.

97) La CVR conclude che, con l'emergere della crisi, il governo perse il controllo della politica antisovversiva, salvo in alcuni settori operativi della Polizia che ebbero notevole successo, come il Gruppo speciale dei servizi segreti (GEIN) che, in seguito, avrebbe dato i maggiori risultati nella cattura dei leader sovversivi.

 

D. I governi di Alberto Fujimori

 

98) La CVR ha constatato che nelle elezioni presidenziali del 1990, svoltesi nel pieno di una crisi generalizzata, il mancato prestigio dei partiti e la perdita di fiducia negli organismi politici facilitarono la vittoria dell'ingegnere Alberto Fujimori, un candidato indipendente che rivelò ben presto il proprio disprezzo per la democrazia. Non costituì mai un'organizzazione politica che lo sostenesse. Per affrontare i due gravi problemi che ereditava - la crisi economica e l'avanzamento della sovversione - affidò le questioni economiche a gruppi di tecnocrati e adottò la strategia antisovversiva delle Forze armate che si era profilata alla fine degli anni '80. Inoltre, convocò alcuni operatori dei servizi segreti militari, il più famoso dei quali fu Vladimiro Montesinos. Con la partecipazione di quest'ultimo, il nuovo regime cominciò a rafforzare i servizi segreti nazionali e si assicurò la lealtà dei vertici militari trasformandoli in pilastri della propria amministrazione.

99) La CVR conclude che il colpo di Stato del 5 aprile 1992 rappresentò il collasso dello Stato di diritto e dimostrò inoltre la debolezza del sistema dei partiti; il golpe ebbe il sostegno della maggior parte dell'opinione pubblica. Nel pieno dell'offensiva urbana del PCP-SL, settori importanti di tutti gli strati sociali si mostrarono disposti a rinunciare alla democrazia in cambio della sicurezza e a tollerare le violazioni dei diritti umani come costo necessario per mettere fine alla sovversione.

100) La CVR ha constatato che, a partire dal 1992, la nuova strategia antisovversiva mise l'enfasi sull'eliminazione selettiva delle organizzazioni politico-amministrative (OPA) dei gruppi sovversivi. Uno squadrone della morte denominato «Colina» e legato a Vladimiro Montesinos fu responsabile di omicidi, sparizioni forzate e massacri compiuti con crudeltà e ferocia. La CVR è in possesso di ragionevoli indizi per affermare che il presidente Alberto Fujimori, il suo consigliere Vladimiro Montesinos e alti funzionari dei servizi segreti nazionali sono penalmente responsabili per gli omicidi, le sparizioni forzate e Ì massacri perpetrati dallo squadrone della morte denominato «Colina».

101) La CVR sostiene che la DINCOTE, grazie all'esperienza accumulata dalla fine del decennio precedente e all'enfasi posta sulle operazioni dei servizi segreti, dimostrò, in quello stesso periodo, capacità più costruttive ed efficaci che portarono alla cattura di Victor Polay, principale leader del MRTA, di Abimael Guzmàn e di membri del politburo del Comitato centrale del PCP-SL, il 12 settembre 1992.

102) La CVR conclude che le catture dei vertici del PCP-SL e del MRTA non furono utilizzate dal governo per accelerare la sconfitta della sovversione, ma per garantirsi un sostegno elettorale. Inoltre, la CVR nota l'uso fatto dell'operazione Chavìn de Huàntar, realizzata per riscattare gli ostaggi sequestrati dal MRTA nella residenza dell'ambasciatore giapponese nel dicembre 1996. La CVR esprime il proprio ripudio per una simile azione terroristica che mantenne prigioniere decine di persone per più di quattro mesi. Riconosce il diritto dello Stato di riscattare gli ostaggi, ammira l'eroismo e l'efficienza dei comandi che portarono a termine con successo l'operazione di liberazione, e rende omaggio ai membri dell'Esercito caduti in tale azione, nonché al dottor Carlos Giusti, consigliere della Corte Suprema che perì durante l'operazione. Condanna, tuttavia, le esecuzioni senza processo che avrebbero avuto luogo, ingiustificate perché si trattava di persone che si erano arrese, e condivide lo sdegno dell'opinione pubblica per le immagini di Alberto Fujimori che camminava tra i cadaveri sparsi nella residenza appena liberata.

103) La CVR afferma che negli anni seguenti, diversi fatti - alcuni accertati, la maggior parte manipolati dai mezzi di comunicazione - contribuirono a creare e a far crescere esageratamente l'idea del terrorismo come minaccia latente, per giustificare l'autoritarismo del regime e per screditare gli oppositori. Le intercettazioni telefoniche di politici dell'opposizione, la persecuzione contro il giornalismo indipendente, la sottomissione e la perversione finale della maggior parte dei mezzi di comunicazione, gli attentati e Ì crimini contro membri degli stessi servizi segreti nazionali, nonché la distorsione dì operazioni legittime come la suddetta operazione Chavìn de Huàntar, recano il marchio del governo autoritario di Alberto Fujimori.

104) In base a quanto detto sopra, la CVR sostiene che negli ultimi anni del governo di Fujimori il conflitto armato interno fu manipolato al fine di mantenere il regime al potere. Tutto ciò condusse il Paese a una nuova crisi economica e al dilagare della corruzione, al degrado morale, all'indebolimento del tessuto sociale e istituzionale, generando una profonda sfiducia nella sfera pubblica. Tutte queste caratteristiche rappresentano, almeno in parte, le conseguenze del modo autoritario in cui fu risolto il conflitto e costituiscono uno dei momenti più obbrobriosi della storia della Repubblica.

 

E. I partiti dì sinistra

 

105) La CVR esprime il proprio speciale riconoscimento a tutte le vittime appartenenti ai partiti che compongono l'alleanza Izquierda Unida (Sinistra Unita, IU). Molte di quelle vittime furono autorità locali che mantennero i propri incarichi nonostante l'intensità della violenza. La CVR evidenzia, inoltre, che IU fu un canale di rappresentanza politica di ampi settori popolari e movimenti sociali fino ad allora non inclusi nell'agenda nazionale. In questo modo, in molte zone del Paese, i militanti di sinistra costituirono un freno per l'avanzamento del PCP-SL.

106) La CVR ha constatato che l'alleanza IU fu la seconda forza elettorale durante gran parte degli anni '80, fu rappresentata in Parlamento, governò a livello locale e, tra il 1989 e il 1992, prese parte ai governi regionali.

107) La CVR ha constatato che, negli anni 70, la maggior parte delle organizzazioni che avrebbero in seguito costituito la IU condivisero con sfumature diverse un discorso e una strategia che privilegiava la presa del potere per mezzo della lotta armata. Nel contesto delle grandi mobilitazioni sociali e di apertura democratica della fine degli anni 70, alcune di queste organizzazioni maturarono un'evoluzione che le condusse alla piena accettazione della democrazia elettivo-rappresentativa.

108) La CVR fa notare, tuttavia, che una differenziazione ideologica insufficiente e in molti casi tardiva collocò la maggior parte dei partiti membri di IU in una situazione ambigua nei confronti delle azioni del PCP-SL e ancor più del MRTA. Questa ambiguità rese difficile per i suoi leader, nonché per le organizzazioni sociali su cui IU aveva influenza, contrastare ideologicamente la propaganda del PCP-SL o del MRTA che istigava alla violenza.

109) La CVR constata che la sinistra denunciò le violazioni dei diritti umani commesse dallo Stato. Tuttavia, non fece altrettanto con quelle commesse dai gruppi sovversivi, in particolare dal MRTA, Ci furono due gruppi che sostennero fino alla fine la possibilità del ricorso alla violenza per assumere il potere. Questo fu ciò che, in ultima istanza, causò la divisione della sinistra tra presunti riformisti e rivoluzionari.

110) Per la CVR, anche se non si trattò di una posizione generalizzata, certi settori della sinistra si servirono della propria partecipazione al parlamento e ai governi municipali come di una piattaforma di agitazione e propaganda per dimostrare i limiti delle istituzioni demo-borghesi.

111) La CVR nota che, sul piano politico, il settarismo e l'inefficienza dei partiti e degli indipendenti che facevano parte di IU, oltre alla difficoltà di porre gli interessi del Paese al di sopra di quelli dei gruppi o delle persone che la costituivano, le impedì di andare oltre il proprio carattere di alleanza elettorale per diventare un fronte programmatico che rappresentasse e offrisse un'alternativa di trasformazione pacifica e democratica ai propri mili tanti e al Paese. Tale limite permase anche nel suo periodo di maggior presenza elettorale, impedendole quindi di differenziarsi dalla politica del governo aprista, e finì per dividerla nel 1989.La divisione sconcertò i suoi seguaci e abbattè il muro di contenimento che IU rappresentava in ampi settori popolari; ciò favorì l'avanzamento dei gruppi sovversivi e quindi del fujimorismo.

112) Tuttavia, la CVR sottolinea il ruolo positivo della denuncia delle violazioni dei diritti umani da parte di IU, sia attraverso i suoi partiti costituenti sia tramite le organizzazioni sociali nelle quali era presente nonché i suoi rappresentanti in Parlamento, che svolsero un ruolo significativo nelle più importanti commissioni d'indagine del Congresso su questioni relative al conflitto armato interno (il massacro delle prigioni, i gruppi paramilitari, le cause della violenza).

113) La CVR, inoltre, documenta che numerosi membri di IU, specialmente militanti di base delle province nei periodi elettorali, caddero sotto il fuoco delle forze dell'ordine, che non distinguevano tra appartenenti a IU e sovversivi. Risulta altrettanto chiaro alla CVR che IU non fu mai la facciata legale del PCP-SL, né organicamente né ufficialmente. Con il passare degli anni, IU denunciò sempre più l'ideologia e i metodi del PCP-SL, che assassinò un numero significativo di leader sociali nelle fila di IU, alcuni dei quali erano alla guida di importanti sindacati nazionali.

 

F. II potere legislativo

 

114) La CVR ha constatato che i problemi dello Stato nel far fronte al conflitto armato interno si presentarono anche per il potere legislativo. Le forze politiche ivi rappresentate non intrapresero né presentarono iniziative su come affrontare in modo integrale i gruppi sovversivi finché il conflitto non fu ormai in una fase avanzata (1991).

115) La CVR documenta che durante tutto il decennio degli anni '80 il Congresso funzionò con maggioranze dei rispettivi partiti di governo nei vari periodi. Attraverso tali maggioranze, i governi inibirono o debilitarono le capacità di controllo e di formulazione legale. Così, il Parlamento 1980-1985 non rispettò il proprio mandato costituzionale di supervisione, rinunciando a esercitare il controllo su quanto avveniva in Ayacucho, Huancavelica e Apurìmac in relazione al conflitto. Anche se proprio in tale periodo ci fu il maggior numero di peruviani morti o scomparsi a causa della guerra, il Congresso non effettuò alcuna indagine sulle ripetute violazioni dei diritti umani che sia il PCP-SL sia le forze dell'ordine commettevano impunemente.

116) La CVR deve denunciare che, dinanzi alla militarizzazione del conflitto, il Congresso non prospettò alternative né piani realizzabili. La principale attività normativa fu a carico dell'Esecutivo. E quando, infine, il Congresso riprese tale funzione, non fece altro che riaffermare la sua scarsa disponibilità a impegnarsi per cercare una risposta severa ed efficace al fenomeno sovversivo.

117) La CVR nota che l'approvazione da parte del Congresso della legge 24150 che stabiliva le norme da applicare nello stato di emergenza - norme per le quali le Forze armate assumevano il controllo dell'ordine interno in tutto il territorio o in parte di esso - legalizzò quello che di fatto stava succedendo, inibendo l'autorità civile a favore di quella militare. Così, tale decisione portò all'indebolimento del potere democratico civile e alla riduzione della politica antisovversiva al solo ambito della repressione e del controllo militare.

118) Tuttavia, la CVR deve rilevare che, a partire dal 1985, ci furono commissioni d'indagine che si occuparono di casi di grande impatto sull'opinione pubblica. Sebbene nessuna di esse riuscì a infrangere i vincoli dell'impunità, i dibattiti parlamentari e le posizioni delle minoranze generarono importanti correnti di opinione pubblica contrarie alle violazioni dei diritti umani. Ciononostante, anche se il Congresso indagò su importanti casi di violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze dell'ordine, non fece altrettanto per quanto riguarda i terribili casi di violazioni perpetrate dal PCP-SL.

119) La CVR rileva che, nel Congresso costituitosi in seguito alle elezioni del 1990, l'Esecutivo per la prima volta non raggiunse una propria maggioranza. Il governo di Alberto Fujimori e i promotori di una politica antisovversiva autoritaria e militarizzata, approfittando del declino dei partiti politici e della mancanza di prestigio del Legislativo, ne ingigantirono l'inefficienza e i problemi e non esitarono a presentare il Congresso come appartenente al campo nemico; questa idea coincideva con quella del PCP-SL, che considerava il Congresso come una ridotta del revisionismo e parte del vecchio Stato che doveva essere distrutto.

120) La CVR riscontra che, tra il 1990 e il 1992, il Congresso acquisì un'altra fisionomia. Il fatto che non esistesse una maggioranza parlamentare del partito di governo e il progredire della sovversione spronavano verso un maggiore consenso e una partecipazione più attiva alla creazione di una politica antisovversiva all'interno di un contesto democratico. Questo nuovo atteggiamento divenne evidente durante il dibattito sulla legislazione antisovversiva del novembre 1991. D'altra parte, nell'ambito della propria funzione di controllo parlamentare, il Congresso degli anni 1990-1992 intervenne in situazioni di violazioni di diritti umani nel conflitto armato interno. Tuttavia, il colpo di Stato dell'aprile 1992, che chiuse il Parlamento con la connivenza di un settore maggioritario dell'opinione pubblica, dimostrò che si era trattato di uno sforzo tardivo e insufficiente per controllare i poteri di fatto e le correnti autoritarie del Paese. A tal punto, i partiti politici parlamentari mostravano chiari segni di esaurimento e di crisi.

121) La CVR considera che, dopo il colpo di Stato del 1992, il Congresso mancò di capacità di controllo, tanto per il taglio costituzionale ai suoi poteri quanto per la maggioranza parlamentare assoluta mantenuta dal partito di governo fino al 2000. Il già debole contributo parlamentare sulla lotta antisovversiva fu ulteriormente compromesso dallo sviluppo di un processo di manipolazione normativa dannoso per la società, e che cercò, tra l'altro, di costituire un apparato che garantisse l'impunità alle violazioni dei diritti umani commesse da agenti dello Stato.

122) La CVR ha potuto constatare che, in molti casi, la maggioranza ufficiale del Congresso dopo il colpo di Stato, nonostante il coraggioso atteggiamento di alcuni congressisti dell'opposizione, non soltanto abdicò alla propria funzione costituzionale di supervisione, ma avallò e promosse coperture e impunità. Un momento decisivo in questo processo fu l'approvazione della legge 26479, legge generale di amnistia (15/06/95). Il Parlamento divenne in pratica una cassa di risonanza delle proposte del potere esecutivo e del SIN (Servizi segreti nazionali).

 

 

G. Il potere giudiziario

 

123) La CVR rileva che l'abdicazione dell'autorità democratica si estese anche alle funzioni proprie dell'amministrazione della giustizia. Il sistema giudiziario non svolse adeguatamente la propria missione, né nel condannare, nell'ambito della legge, le azioni dei gruppi sovversivi, né nel tutelare i diritti delle persone detenute, né nel mettere fine all'impunità di cui godevano gli agenti dello Stato che commettevano gravi violazioni di diritti umani. Nel primo caso, il potere giudiziario sì guadagnò la fama di un'inefficiente «colabrodo» che liberava i colpevoli e condannava gli innocenti; nel secondo caso. I suoi agenti non rispettarono il proprio ruolo di garanti dei diritti dei detenuti, divenendo complici di gravi violazioni del diritto alla vita e all'integrità fisica; infine, si astennero dal consegnare alla giustizia membri delle Forze armate accusati di gravi crimini, risolvendo sistematicamente ogni conflitto di competenza a favore della giurisdizione militare, nella quale dominava l'impunità.

124) La CVR deve, tuttavia, precisare che il sistema giudiziario soffriva di problemi strutturali che determinavano la sua inefficienza. Ciononostante, tale circostanza fu aggravata dalla negligenza di alcuni operatori di giustizia che peggiorarono la situazione.

125) La CVR documenta che la situazione giudiziaria in Perù si aggravò dopo il colpo di Stato del 1992, quando alle suddette condizioni si aggiunsero: una chiara interferenza nella capacità di autogoverno attraverso sospensioni in massa di magistrati, nomine provvisorie e la creazione di organi di gestione esterni alla struttura del sistema giudiziario, oltre all'inefficienza della Corte Costituzionale.

126) La CVR documenta le carenze della legislazione applicata dal sistema giudiziario. Tra il 1980 e il 1992 su questa situazione incisero fortemente: la definizione ampia e imprecisa del crimine di terrorismo e l'indebolimento della funzione del pubblico ministero nella fase delle indagini preliminari, che ne limitò il ruolo di garante del processo. Dopo il colpo di Stato del 1992, la situazione si aggravò ulteriormente a causa delle caratteristiche della nuova legislazione anti-terrorismo: l'eccessiva criminalizzazione del terrorismo attraverso una maggiore flessibilità del concetto e la creazione di nuovi crimini per i quali si tenevano processi in fori diversi e si infliggevano pene diverse per la stessa condotta; la mancanza di proporzionalità delle pene; la forte limitazione della capacità di difesa dei detenuti; l'attribuzione di competenza giurisdizionale ai tribunali militari nei processi relativi ai crimini di alto tradimento.

127) La CVR ha constatato che, abdicando alla propria competenza giurisdizionale, il potere giudiziario, attraverso la Corte Suprema, agì, ogniqualvolta gli accusati erano membri delle Forze armate, a favore della giustizia militare, dove, in genere, si soprassedeva ai casi, li si prolungava senza necessità o li si chiudeva con condanne benevole.

128) Un'altra pratica generalizzata che la CVR ha documentato consiste nel fatto che gli ufficiali giudiziari (operatori di giustizia) non adempirono al proprio dovere di tutelare i diritti dei cittadini dichiarando inammissibili le petizioni di habeas corpus. Il tribunale per le garanzie costituzionali - vigente fino al 1991 - evitò sistematicamente di giungere a sentenze fondate. Tale situazione contribuì non poco a far sì che le detenzioni arbitrarie culminassero in torture, esecuzioni arbitrarie e sparizioni forzate.

129) La CVR ritiene che la dittatura di Alberto Fujimori abbia voluto legalizzare arbitrariamente l'impunità per le violazioni di diritti umani compiute da agenti dello Stato, ottenendo che il Congresso democratico costituente approvasse per maggioranza due leggi di amnistia che violavano le disposizioni costituzionali e i trattati internazionali ratificati dal Perù. Con un'unica ammirevole eccezione, in cui la legge non fu applicata perché andava palesemente contro le disposizioni costituzionali e i trattati internazionali, i giudici rinunciarono alla propria autorità di controllo sulla costituzionalità delle leggi.

130) La CVR ha constatato che, in conseguenza dell'applicazione rigida e acritica della legislazione anti-terrorismo del 1992, nei processi contro i detenuti non fu garantita l'imparzialità di giudizio. Centinaia di innocenti subirono lunghe condanne, e la violazione delle garanzie del giusto processo gettò un'ombra di dubbio sulle sentenze emesse. Il discredito in cui cadde il sistema giudiziario durante il regime di Alberto Fujimori si rivelò vantaggioso per i veri sovversivi, quando, anni dopo, lo Stato dovette realizzare nuovi processi sulla base di prove scarse. D'alra parte, i sentenziati per terrorismo subirono le terribili condizioni di degrado della dignità umana delle carceri in cui furono reclusi, che non favorirono affatto la loro riabilitazione. La situazione carceraria, infatti, trascurata dai giudici che emettevano le sentenze penali, fu causa di rivolte e massacri nel 1985, 1986 e 1992.

131) La CVR rileva che il pubblico ministero - salvo encomiabili eccezioni - non adempì alla propria funzione di vigilare sul rispetto dei diritti umani nei luoghi di detenzione e si mostrò insensibile alle richieste dei familiari delle vittime. Al contrario, fu omesso il dovere di denunciare crimini, le indagini furono condotte senza energia e le attività forensi furono molto carenti. Tutto ciò generò una situazione di mancanza di controllo e impunità. Sotto la dittatura di Fujimori, la deferenza del pubblico ministero agli ordini del potere esecutivo fu totale. 

 

V. IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI 

A. I sindacati 

132) La CVR ha constatato l'attacco violento da parte dei gruppi sovversivi a vari sindacati e imprese. Nel rapporto della CVR sono registrati gli omicidi di leader sindacali, di imprenditori e funzionari d'impresa.

133) La CVR ritiene che mentre il PCP-SL esacerbò i conflitti di lavoro e si pose come obiettivo la distruzione dei sindacati esistenti, il MRTA cercò di utilizzarli per i propri fini sovversivi.

134) La CVR. conclude anche che le pratiche o le ideologie antidemocratiche nei sindacati e nelle organizzazioni imprenditoriali portarono a un reciproco discredito nel corso del conflitto armato, e ciò di conseguenza sollevò numerose critiche sulla rappresentatività e la legittimità delle organizzazioni sindacali.

135) La CVR ha constatato che il ruolo dello Stato come arbitro nei conflitti di lavoro fu gravemente carente, a causa di una burocrazia inefficiente e propensa alla corruzione, dell'assenza di regole chiare, di una legislazione complicata che, insieme ad altri fattori, ostacolarono i negoziati e aggravarono i problemi.

 

B. Sistema educativo e insegnamento

 

136) La CVR ha constatato che lo Stato ha trascurato per decenni il tema educativo. Negli anni '60 furono avanzati alcuni progetti di modernizzazione che però fallirono. Né la legislazione universitaria né la riforma educativa del 1972 riuscirono a invertire questa tendenza. Non furono neanche in grado di neutralizzare il predominio di pedagogie tradizionali autoritarie. In quegli ambiti che lo Stato abbandonò a se stessi, germinarono nuove proposte che sostenevano un cambiamento radicale, non assimilabile da parte del sistema sociale e politico, ma raggiungibile soltanto attraverso il confronto e fondato su un marxismo dogmatico e semplificato, che si diffuse ampiamente nelle università negli anni 70. Questi nuovi contenuti si trasmisero utilizzando le vecchie strutture pedagogiche autoritarie che non furono messe in questione.

137) La CVR ha riscontrato che, tra molti insegnanti e studenti universitari, si diffuse la comune credenza in un determinismo fatalistico della storia attraverso la via del confronto. Tale visione aprì spazi per lo sviluppo di proposte autoritarie di estrema sinistra. Quella del PCP-SL fu solo la più estrema.

138) La CVR ha rilevato che, in tale contesto, il PCP-SL cercò di strumentalizzare le istituzioni educative: università, scuole secondarie, istituti superiori e perfino accademie pre-universitarie. In ciò fu favorito dal diffuso dogmatismo e dall'ambiguità dei gruppi radicali nei confronti della violenza. Attraverso intimidazioni o cooptazione riuscì a collocare insegnanti nelle scuole in cui gli interessava compiere opere di proselitismo. Sfruttando e alimentando una versione massimalista dell'autonomia universitaria, in alcuni casi riuscì a penetrare nei principali comitati universitari o, quanto meno, fece di mense e alloggi studenteschi un proprio santuario. In queste sedi portò avanti un proselitismo fondato su pratiche come il clientelismo e un forte appello ai sentimenti di discriminazione degli studenti poveri e provinciali, che utilizzavano principalmente tali servizi. A quella popolazione universitaria, carente di reti sociali nei propri luoghi di studio, offriva inoltre identità e senso di appartenenza.

139) La CVR riscontra una grave responsabilità dello Stato:

 i. nell'aver trascurato l'educazione pubblica nell'ambito di un conflitto che utilizzava il sistema educativo come importante terreno di disputa ideologica e simbolica;

 ii. nell'intimidazione e/o la stigmatizzazione di intere comunità di maestri e studenti di università pubbliche, specialmente nelle province;

 iii. nel degrado delle infrastrutture e dei servizi di varie università pubbliche;

 iv. nell'aver permesso gravi violazioni dei diritti umani di studenti e professori per il fatto di essere tali.

140) La CVR ripudia i crimini commessi contro studenti, professori e lavoratori, al di là della loro filiazione politica. Condanna in particolare l'uccisione di oltre cento studenti, professori e lavoratori della Universidad National del Centro (UNCP), sottoposti a un fuoco incrociato e confuso da parte dei vari attori della guerra, compresi gli squadroni della morte. Condanna, inoltre, il massacro di otto studenti e di un professore della Universidad Nacional de Educación Enrique Guzmàn y Valle, «La Cantuta», nel luglio 1992 e la successiva amnistia goduta dagli esecutori, membri dello squadrone della morte denominato «Colina» nel 1995. In seguito alle proprie indagini denuncia che, oltre a quelle già menzionate, anche le università di San Cristóbal de Huamanga, Hermilio Valdizàn de Huànuco, Callao, Huacho e San Marcos, tra le altre, subirono le conseguenze della strategia antisovversiva di detenzioni-sparizioni e distruzione di infrastrutture e, durante il regime autoritario degli anni '90, dell'installazione di basi militari nei campus universitari.

 

C. Il ruolo delle Chiese

 

141) La CVR attraverso numerose testimonianze raccolte, udienze e studi realizzati, ha constatato che, durante il processo della violenza, la Chiesa cattolica e le Chiese evangeliche hanno contribuito a proteggere la popolazione dalle violazioni di diritti umani. Istituzionalmente, la Chiesa cattolica ha subito condannato la violenza dei gruppi sollevati in armi e, parimenti, le violazioni di diritti umani da parte dello Stato. Tali atteggiamenti si sono concretizzati in attività di difesa dei diritti umani e in denunce contro le violazioni. Queste ultime sono tempestivamente partite attraverso organizzazioni come la Comisión Episcopal de Acción Social (CEAS) e altre. La CVR è giunta alla conclusione che molte vite sono state salvate e molti soprusi sono stati impediti grazie alla collaborazione di queste organizzazioni, oltre che a singoli religiosi e laici, al di là di orientamenti teologici o pastorali. In dipartimenti come Puno, Cajamarca, Ancash, Ucayali o Amazonas, il ruolo di sacerdoti, laici e catechisti ha contribuito a rafforzare il tessuto sociale e ha elevato una barriera contro l'avanzare del PCP-SL e della cosiddetta guerra sporca.

142) La CVR ha riscontrato, tuttavia, che nell'arcivescovato di Ayacucho la difesa dei diritti umani non è stata ferma e coerente durante la maggior parte del conflitto armato. Per buona parte del conflitto tale arcivescovato ha ostacolato il lavoro di organizzazioni della Chiesa che si occupavano della questione, negando al tempo stesso l'esistenza di violazioni di diritti umani commesse nella propria giurisdizione. La CVR deplora che alcune autorità ecclesiastiche di Ayacucho, Huancavelica e Abancay non abbiano rispettato il proprio impegno pastorale.

143) La CVR ha concluso che anche le Chiese evangeliche hanno svolto un valido lavoro di protezione dei diritti umani, principalmente attraverso i loro organismi di coordinamento nazionale. Riconosce, inoltre, il coraggio dei pastori che hanno compiuto tale opera di difesa della vita in zone periferiche delle grandi città e in zone rurali molto isolate. Constata anche che un numero significativo di contadini evangelici hanno partecipato a comitati di autodifesa contro la sovversione. Tuttavia, lamenta che alcune comunità evangeliche non si siano fatte portavoce della difesa dei diritti umani.

144) La CVR rende omaggio a sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli cattolici ed evangelici che hanno pagato con la vita il prezzo della loro opera pastorale durante il conflitto armato interno.

 

 

D. Le organizzazioni di difesa dei diritti umani

 

145) La CVR ha concluso che, nel corso del conflitto, decine di associazioni della società civile hanno mantenuto viva la capacità di indignazione per ciò che avveniva e hanno creato un efficace movimento a favore dei diritti umani che, organizzato intorno alla Coordinadora Nacional de Derechos Humanos (CNDH) [Ente di coordinazione nazionale dei diritti umani], è divenuto - nonostante una costante opera di demonizzazione condotta nei suoi confronti - un referente etico sullo scenario nazionale e una risorsa effettiva perché le vittime potessero perseguire il proprio obiettivo di raggiungere la verità ed esigere la giustizia.

146) La CVR è convinta che il Paese ha un debito di gratitudine verso le organizzazioni per i diritti umani perché, esercitando il diritto democratico di vigilare sulle forze dell'ordine, hanno contribuito a controllare alcuni degli aspetti più brutali del conflitto e a ottenere un'ampia solidarietà internazionale nei confronti della lotta democratica del popolo peruviano. Secondo la tradizione del movimento internazionale per i diritti umani, nei primi anni del conflitto gli organismi peruviani di difesa dei diritti umani hanno rivolto la loro critica fondamentalmente contro lo Stato, le cui azioni devono essere definite all'interno di un ordinamento legale che deve essere rispettato, che è inoltre firmatario di trattati internazionali e che deve, soprattutto, rispondere della sicurezza dei suoi cittadini. Tuttavia, verso la metà degli anni '80, gli organismi che facevano parte della CNDH presero nettamente le distanze dalle organizzazioni di facciata dei gruppi sovversivi. Successivamente, si rifiutarono di difendere legalmente militanti o leader di tali gruppi e influirono attivamente e con successo sul movimento internazionale per i diritti umani affinchè i suoi organismi includessero nelle loro critiche e nella loro opera di monitoraggio i gruppi sovversivi, sia peruviani che di tutto il mondo.

147) La CVR ha constatato anche che, a differenza di altri Paesi in cui si erano verificati conflitti armati interni, in Perù le organizzazioni delle vittime erano relativamente deboli. Ciò perché nella maggior parte dei casi le vittime erano contadini poveri, scarsamente consapevoli dei propri diritti, con difficoltà di accesso alla giustizia, con reti sociali deboli e contatti urbani limitati. Questa debolezza favorì l'impunità degli esecutori di crimini e violazioni di diritti umani.

148) In tale contesto, la CVR enfatizza e riconosce la persistenza dell'Associazione nazionale dei familiari di sequestrati, detenuti e desaparecidos del Perù (ANFASEP), costituita nella sua stragrande maggioranza da donne prive di grandi mezzi, provenienti da Ayacucho e di lingua quechua. Anche nei peggiori momenti, con tenacia e coraggio, queste donne hanno mantenuto viva la speranza nel ritrovamento dei propri cari e nell'applicazione della giustizia nei confronti dei responsabili della loro scomparsa.

 

E. I mezzi di comunicazione

 

149) La Commissione per la verità e la riconciliazione constata che nel corso del conflitto armato interno Ì mezzi di comunicazione hanno giocato un ruolo molto importante. Durante tali anni, il lavoro di indagine giornalistica è stato notevole, coraggioso e, in alcuni casi, come quello del massacro di La Cantuta (luglio 1992), indispensabile per scoprire i responsabili dei crimini. Molte volte, durante tali indagini i giornalisti hanno rischiato la vita, perdendola, purtroppo, in varie occasioni.

150) La CVR rende omaggio ai giornalisti assassinati durante il conflitto armato interno nel compimento del loro dovere. Fa riferimento in particolare ai martiri di Uchuraccay, primi giornalisti caduti nel compimento del loro dovere in circostante particolarmente tragiche. Inoltre, riconosce particolarmente il contributo al chiarimento dei fatti e alle denunce di crimini e violazioni di diritti umani da parte dei giornalisti che, nelle province dichiarate in stato di emergenza, hanno compiuto il loro dovere con abnegazione e in condizioni molto avverse.Per quanto riguarda la copertura di notizie e la linea editoriale, la CVR constata che sin dagli inizi degli anni '80, i mezzi di comunicazione hanno condannato la violenza sovversiva, anche se con sfumature diverse a seconda delle inclinazioni politiche di ciascuno, il che implicava valutazioni diverse della situazione o degli obiettivi delle organizzazioni sovversive. Tuttavia, i media non hanno avuto la stessa posizione per quanto riguarda l'indagine e la denuncia di violazioni di diritti umani. Riconosce che c'è stato un coraggioso e rischioso lavoro di indagine e di denuncia; ma, nota, al tempo stesso, che ci sono stati media che hanno mantenuto una posizione ambigua e che sono giunti perfino ad avallare la violenza arbitraria dello Stato.

151) Per quanto riguarda le modalità della copertura realizzata, la CVR ha riscontrato che molti media hanno reso una presentazione cruda, senza considerazione per le vittime, che non ha favorito la riflessione e la sensibilizzazione a livello nazionale. Rientra in questo problema il razzismo implicito nei media ed evidenziato nel rapporto finale. Il tema della violenza sovversiva e antisovversiva non è stato, dunque, trattato, da parte di molti media, in modo tale da fornire un contributo significativo alla pacificazione del Paese.

152) La CVR considera che due fattori hanno condotto a tale risultato:

 i. l'adozione inopinata di una logica di violenza, che ha finito per imporre un modo poco sensibile di trattare gli argomenti,

 ii. il prevalere di una logica commerciale, che nel peggiore dei casi ha condotto al sensazionalismo e che è divenuta più complessa alla fine degli anni '90 con il fenomeno di megacorruzione e acquisto dei media. 

 

VI. LE CONSEGUENZE DEL CONFLITTO ARMATO INTERNO

 

153) La CVR ritiene che il conflitto armato interno su cui ha investigato sia il più grave della nostra storia repubblicana e abbia lasciato conseguenze molto profonde a tutti i livelli della vita nazionale. L'ampiezza e l'intensità del conflitto hanno accentuato i gravi squilibri nazionali, distrutto l'ordine democratico, acuito la povertà e approfondito le disparità, hanno aggravato le forme di discriminazione ed esclusione, indebolito le reti sociali ed emozionali e favorito una cultura di paura e sfiducia. È necessario, tuttavia, sottolineare che, nonostante le dure condizioni, ci sono state persone e popolazioni che hanno resistito e si sono impegnate per affermare una società costruttrice di pace e giustizia.

154) La CVR nota che il conflitto ha avuto come risultato la distruzione generalizzata dell’infrastruttura produttiva e la perdita di capitale sociale e di opportunità economiche. I dipartimenti che hanno subito più intensamente queste conseguenze si trovano oggi agli ultimi posti negli indici di povertà e sviluppo umano. Non è un caso che quattro dei dipartimenti più colpiti dal conflitto (Huancavelica, Ayacucho, Apurimac e Huànuco) sono tra i cinque più poveri del Paese.

155) La CVR ha potuto constatare che la violenza ha distrutto e disorganizzato la vita sociale locale, specialmente con l'assassinio di leader e autorità tradizionali e statali. Ciò ha prodotto un profondo indebolimento della società civile, dei partiti politici e delle strutture in cui era maggiormente necessario il rafforzamento di un tessuto sociale: Ì settori più emarginati e bisognosi di inclusione ed espansione della cittadinanza.

156) Per la CVR lo spostamento in massa dalle zone della violenza ha costituito un doloroso processo di sradicamento e impoverimento di centinaia di migliaia di peruviani; ciò ha prodotto un'urbanizzazione costrittiva, nonché una retrocessione storica nello schema di occupazione del territorio andino, che avrà conseguenze a lungo termine sulle possibilità di uno sviluppo umano sostenibile. La popolazione costretta a spostarsi ha visto compromesse le proprie reti sociali, e ha dovuto adattarsi con diversi gradi di successo e con grande sofferenza alle nuove circostanze, il che ha rappresentato una sfida enorme per la fornitura di servizi nelle città. Inoltre gli sfollati a causa del conflitto sono stati costretti a subire forme di discriminazione in scuole, quartieri e centri di lavoro. Al loro ritorno, hanno dovuto a volte affrontare gravi problemi relativi alle terre nonché la mancanza di un aiuto sufficiente per riorganizzarsi e sostenere le proprie famiglie.

157) La CVR ha constatato che un'intera generazione di bambini e giovani ha visto interrotta o impoverita la propria formazione scolastica e universitaria in conseguenza del conflitto; essi meritano un'attenzione preferenziale da parte dello Stato.

158) La CVR è consapevole che il conflitto armato interno ha portato a livelli insostenibili la paura e la sfiducia, che a loro volta hanno contribuito a frammentare e disgregare la società. In tali condizioni, la sofferenza estrema ha causato risentimento e ha compromesso, con il diffondersi di gelosia e violenza, la convivenza sociale e i rapporti interpersonali.

159) La CVR ha constatato che ampi settori della popolazione colpita dalla violenza hanno subito varie forme di conseguenze psico-sociali, che hanno compromesso le loro capacità di svilupparsi e superare le ferite del passato.

160) Per la CVR una conseguenza del conflitto armato interno nell'ambito politico è la decadenza morale che ha colpito il Paese negli ultimi anni della dittatura di Alberto Fujimori. Infatti, il modo in cui lo Stato, le forze politiche e settori importanti dell'opinione pubblica hanno affrontato quegli anni, mostrando indifferenza, tolleranza verso le violazioni dei diritti umani e disponibilità a rinunciare alla democrazia in cambio di sicurezza come costo necessario per mettere fine al conflitto, ha aperto la strada all'autocrazia e all'impunità.

161) Infine, la CVR sostiene che bisogna riconoscere che la violenza, con tutta la sua durezza, non è riuscita a distruggere la capacità di reazione della popolazione. In molte occasioni, dinanzi alla distruzione di reti sociali tradizionali e all'assassinio in massa dei leader, le donne hanno assunto nuove responsabilità e lanciato al Paese la sfida morale di riconoscere la perdita di migliaia di suoi figli in massacri e sparizioni. Giovani leader hanno ricostruito molte delle comunità più colpite e si è potuto constatare che non poche di esse erano state capaci di resistere alla violenza per mezzo dell'autodifesa e di alternative di pace e processi di micro riconciliazione.

162) La CVR ritiene che le conseguenze del conflitto armato interno pesino come una grave ipoteca sul nostro futuro e interessino decisamente il nostro costruirci come comunità nazionale di cittadini liberi e uguali in un Paese democratico e pluralistico, che possa procedere lungo la via dello sviluppo e dell'equità. Ritiene, inoltre, che il primo passo per superare tali conseguenze sia che il Paese conosca in tutta la loro grandezza le dimensioni dell'orrore vissuto tra il 1980 e 2000. 

 

VII. LA NECESSITÀ DI RIPARARE 

163) La CVR, consegnando il suo Rapporto al Paese, ritiene che, se mai è stato possibile avanzare la scusa dell'ignoranza o dell'incomprensione dinanzi al dramma vissuto nei primi anni del conflitto, ora questo non è più possibile. Una volta che i poteri dello Stato e i cittadini a cui è rivolto il nostro Rapporto sono venuti a conoscenza delle tremende dimensioni di quanto è avvenuto, risulta indispensabile, se vogliamo vivere civilmente in pace e democrazia, riparare, per quanto possibile, i gravissimi danni che sono stati prodotti.

164) La CVR ritiene che la sua stessa esistenza e il mandato, da essa ricevuto, di proporre forme di riparazione costituiscano già l'inizio di un processo di risarcimento e di riconoscimento nei confronti delle vittime.

165) Per la CVR la riparazione ha profonde implicazioni etiche e politiche, ed è una componente importante del processo di riconciliazione nazionale. Poiché le vittime del conflitto sono, nella stragrande maggioranza, contadini, poveri, indigeni, tradizionalmente discriminati ed esclusi, devono essere appunto tali categorie a ricevere attenzione preferenziale da parte dello Stato.

166) Per la CVR, la riparazione implica la trasformazione del clima di indifferenza mediante gesti di solidarietà che contribuiscano al superamento di opinioni e abitudini discriminatorie, non esenti da razzismo. Applicate con equità, le riparazioni devono, inoltre, generare fiducia civica, ripristinando i rapporti compromessi tra i cittadini e lo Stato, di modo che si consolidi la transizione e la governabilità democratica e si prevengano nuovi scenari di violenza.

167) La CVR presenta al Paese un Piano integrale di risarcimenti in cui si coniugano forme individuali e collettive, simboliche e materiali di risarcimento. Il Piano deve essere finanziato creativamente dallo Stato, ma anche dalla società e dalla cooperazione internazionale; esso pone l'enfasi su:

 i. i risarcimenti simbolici, il riscatto della memoria e il giusto riconoscimento delle vittime;

 ii. l'attenzione all'educazione e alla salute mentale;

 iii. i risarcimenti economici individuali e collettivi (programmi di ricostruzione istituzionale, sviluppo comunale, servizi di base e generazione di entrate).

168) La CVR ritiene che una parte essenziale del processo di riparazione sia la giustizia. Nessuna via verso la riconciliazione sarà percorribile se non sarà accompagnata da un esercizio effettivo della giustizia, sia in ciò che concerne il risarcimento dei danni subiti dalle vittime, sia in ciò che riguarda il giusto castigo per gli autori di tali danni e la conseguente fine dell'impunità. Non si può costruire un Paese eticamente sano e politicamente vivibile sulla base dell'impunità. Attraverso i casi che consegna al pubblico ministero, l'identificazione dì circa 24 mila vittime del conflitto armato interno e i risultati delle sue indagini in generale, la CVR cerca di ampliare sostanzialmente gli argomenti a favore della richiesta di giustizia da parte delle vittime e delle loro organizzazioni, nonché degli organismi di difesa dei diritti umani e dei cittadini in generale.

169) Inoltre, la CVR ha elaborato un Registro nazionale dei siti di sepoltura sulla base delle informazioni ottenute durante le sue indagini. Al termine del suo mandato, la CVR ha registrato 4.644 siti di sepoltura, realizzato tre esumazioni e condotto indagini preliminari su 2.200 siti. Queste cifre, che superano ampiamente le precedenti stime, confermano l'importanza di avviare e portare a compimento il Piano nazionale di interventi antropologico-legali proposto dalla CVR. Inoltre, la CVR ribadisce l'importanza fondamentale del lavoro antropologico e legale per ottenere giustizia, identificare le possibili vittime ed elaborare il dolore per i nostri compatrioti scomparsi.
 

VIII. IL PROCESSO DI RICONCILIAZIONE NAZIONALE 

170) La CVR propone che il grande orizzonte di riconciliazione nazionale sia quello della cittadinanza piena per tutti i peruviani. Sulla base del suo mandato di favorire la riconciliazione nazionale e delle indagini effettuate, la CVR interpreta la riconciliazione come un nuovo patto fondamentale tra lo Stato e la società peruviani, e tra i membri della società.

171) La CVR comprende che la riconciliazione deve avvenire a livello personale e familiare, nelle organizzazioni della società e nella riformulazione dei rapporti tra lo Stato e la società nel suo insieme. I tre livelli devono orientarsi verso una meta comune, che è l'edificazione di un Paese che si riconosca positivamente come multietnico, pluriculturale e multilingue. Tale riconoscimento è la base per il superamento delle pratiche di discriminazione che sono alla radice dei molteplici contrasti della nostra storia repubblicana.

 

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