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LE ORIGINI DEL CONFLITTO IN COLOMBIA (riadattato da un articolo di Daniele Bertulu su www.warnews.it)

Da quasi cinquant'anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo, paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra; all'origine di questo conflitto (300.000 morti) vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione.

Gli anni '20 sono attraversati da massacri di centinaia di contadini che lavoravano presso piantagioni gestite da multinazionali americane: ripetute ondate di scioperi provocarono brutali repressioni da parte delle forze governative. Successivamente, fino alla fine degli anni '40 il potere resta suddiviso tra i due principali partiti del Paese, Conservatori e Liberali, entrambi di stampo fortemente ologarchico ed accentratore, e legati ai grandi latifondisti.

Nel 1948 in seguito all'uccisione di un leader progressista, Jorge Eliécer Gaitán, si scatena un primo periodo di scontri tra gruppi armati: è la cosiddetta Violencia (1948-1958), che provoca oltre 200.000 morti.


UNA NUOVA GUERRA CIVILE

Nei primi anni '60 le squadre di autodifesa, stabilitesi tra i profughi della Violencia, si organizzano in gruppi guerriglieri di ispirazione comunista.

Nel 1964 in seguito al bombardamento sui campesinos a Marquetalia (Tolima), i ribelli costituiscono le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), capeggiate ancora oggi da Manuel Marulanda ('Tirofijo').

Tra il 1965 ed il 1970 nascono inoltre l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), l'Esercito Popolare di Liberazione (EPL) ed il Movimento del 19 Aprile (M-19).


IL NARCOTRAFFICO

Verso la fine degli anni '70 la guerra conosce una importante svolta con il mercato della coca. I ribelli dovevano impegnarsi nella salvaguardia e per la sicurezza dei campi di coca, ed i proprietari narcotrafficanti dovevano devolvere loro parte dei ricavi. In seguito alla decisione di alcuni dei principali cartelli di ridurre i finanziamenti ai gruppi marxisti, la guerriglia inizia una campagna di sequestri dei "signori della coca" e dei loro familiari allo scopo di "compensare" le entrate. Come risposta i trafficanti creano degli eserciti privati per proteggersi.


L'AVVENTO DEI PARAMILITARI

Il potere delle squadre di autodifesa cresce rapidamente, grazie anche al sostegno del governo: nel 1981, a Cali, nasce il MAS (Morte Ai Sequestratori), identificato per la prima volta come "gruppo paramilitare"; pochi anni più tardi i fratelli Carlos e Fidel Castaño fondano le Autodefensas Campesinas de Còrdoba y Urabà (ACCU), fazione da cui, nel 1997, si svilupperanno le attuali Autodifese Unite della Colombia (AUC).

I paramilitari trovano l'appoggio dell'amministrazione e dell'esercito, che ben presto arrivano a sostituire nelle "operazioni" contro i membri della guerriglia e contro i civili accusati di sostenerla: i massacri conoscono dunque un

Carlos Castaño brusco aumento. Altrettanto brutali sono le campagne di "limpieza social" ai

danni di piccoli criminali, senzatetto, prostitute, soprattutto nelle città.


AUMENTA LA VIOLENZA

Nel 2002 falliscono i colloqui di pace tra la presidenza di Andrés Pastrana e le FARC; subentra al governo Alvaro Uribe, che, forte dell'appoggio USA, scatena una serie di offensive su vasta scala contro i ribelli in tutto il Paese.

Anche l'influenza statunitense è in crescita, particolarmente con l'entrata in vigore del Plan Colombia, ossia una strategia di aiuti economici e (soprattutto) militari devoluta a Bogotà, ufficialmente per "la lotta alla soldati delle AUC 

guerriglia ed al narcotraffico"; in realtà, dietro questo programma sembra emergere la volontà di controllo sul petrolio e sulle risorse naturali del Paese da parte delle multinazionali statunitensi.


LA SITUAZIONE DEI CIVILI

Più della metà della popolazione sopravvive in condizioni di miseria, e ciò spinge maggiormente i giovani a "trovare riparo" fra narcotrafficanti, AUC e guerriglia.

Nelle aree rurali, con l'imperversare delle stragi dei paramilitari, dei ribelli e delle truppe regolari, il numero di "desplazados" (sfollati) sfiora i 2.200.000.

Gravi violazioni si consumano anche ai danni delle comunità indigene che subiscono assassinii, stragi, deportazioni e arruolamenti forzati, talvolta anche ad opera delle multinazionali del petrolio.

Di urgente attualità è anche la questione dei bambini-soldato (circa 11.000), il più delle volte utilizzati in combattimento come "carne da cannone" da entrambi gli schieramenti.

Lettere dalla missione

"Non era un indigente"

Non era un indigente, mio figlio aveva una casa, viveva con me”. Con queste parole la mamma di Jairo ha protestato con la polizia, che le ha ucciso il figlio di 15 anni. La polizia l’aveva visto per strada, e credeva che fosse un indigente, un “desechable”.

Il termine “desechable” originariamente indicava qualsiasi oggetto usa e getta. Purtroppo, in questi ultimi anni, qui in Colombia il termine “desechable” si usa anche per indicare le persone che non hanno casa e dormono in strada, costretti a vivere di espedienti: sono considerati rifiuti umani, da gettare.

Purtroppo, la gente si è abituata all’idea che la polizia e i gruppi di “limpieza social” uccidano i “desechables” che dormono per strada. Per questo quella povera mamma, protestando con la polizia, ha detto: “Mio figlio non era un desechable”.

E la polizia non sapeva più cosa dire, non poteva più giustificarsi. La cosa tremenda è che, se quel ragazzo fosse stato davvero un “senza tetto”, nessuno avrebbe trovato qualcosa da ridire sulla condotta della polizia.

(tratto da "Lettera agli amici" di Fratel Alberto Degan)

La storia di Irene

Ho conosciuto Irene per caso; quando abbiamo detto che il Monseñor sarebbe venuto a inaugurare la Novena, la JAC (Junta de Acción Comunal ) ha deciso di pitturare l’esterno della chiesa. E cosi abbiamo condiviso con alcuni giovani un poco di lavoro e tra questi giovani abbiamo conosciuto Irene.

Abbiamo subito avuto l’idea che si trattasse di una “tipa particolare”, una leader. Lavora come “promotora de salud” nel villaggio. Lei ci ha un po’ introdotto nella situazione che sta vivendo la Guayacana e abbiamo approfittato dell'amicizia per tentare di rappacificare alcune situazioni di piccoli conflitti senza arrivare ai limiti e agli eccessi. Ho incontrato di nuovo Irene il giorno in cui il tema della Novena era quello della difesa della vita anche a rischio della propria. Abbiamo chiacchierato un poco dopo la posada e con molta semplicità Irene mi ha raccontato un poco della sua vita.

Ha un bambino stupendo di un anno e quattro mesi e lo voleva battezzare. Solo c’era un piccolo problema: il papà non poteva essere presente il giorno del battesimo. “Nessun problema Irene, puoi battezzare tuo figlio o se preferisci aspettare il giorno che il papà ritorna…puoi aspettare.”

Sai hermano, credo che il papà non ritornerà più. Quando il bambino aveva quattro mesi, i paramilitari hanno sequestrato mio marito e fino ad oggi non ho avuto notizia di lui. Ho sofferto molto, ho pianto molto e un giorno mi sono decisa: sono andata dai paramilitari e ho chiesto che liberassero mio marito o che mi restituissero il cadavere se lo avevano ucciso. Non ho ricevuto risposta.”

Io non avevo parole, Irene ha continuato a parlare. “I genitori di mio marito mi incolpano del sequestro e dal giorno della sua scomparsa hanno deciso di non aiutarmi. Io vivo sola con la mia famiglia, il mio papà ha un cancro alla prostata e gli rimangono pochi mesi di vita. Voglio che mio figlio cresca bene, possa studiare e che soprattutto incontri un paese dove ci si rispetti e ci sia pace. Ed è per questo che ho deciso di mettermi nella JAC: per poter costruire una Guayacana migliore. La guerriglia ci minaccia di morte, però io voglio continuare fino a che ne avrò la possibilità”.

Sono rientrato a casa e mi sono fermato nella cappella. Persone come Irene sono la speranza per poter costruire un futuro di Pace. Pensavo a quante parole diciamo ogni giorno senza darci conto. Molte volte la speranza per costruire un mondo migliore sta al nostro fianco, nelle persone che il Dio della Vita mette sul nostro cammino. UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE se tutti vivessimo un poco del coraggio, dell’audacia e della fede nella vita, di Irene.

(tratto da "La cuna vacìa" di Fratel Antonio Soffientini)

 


Per saperne di più...


LA SFIDA COLOMBIANA

di Javier Castillo, sj
cosa succede in un Paese troppo spesso dimenticato

LA COLOMBIA DI URIBE

di Guido Piccoli
Una rondine non fa primavera

LA GUERRA NARCOTIZZATA

di Guido Piccoli
Intervista a Javier Giraldo - Le trattative di pace: il ruolo dei religiosi e l'informazione

L'ALTRA COLOMBIA

di Guido Piccoli
I volti dimenticati della Colombia

CACCIA ALL'ORO NERO

di Antonio Caballero
Gli interessi nascosti

IL PLAN COLOMBIA IN CONTROLUCE

di Hugo Cabieses
Narcotizzare, militarizzare e andinizzare

PLAN COLOMBIA,

INTERVENTISMO USA E VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

di Antonio Mazzeo
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e la violazione dei diritti umani in Colombia

LA COLOMBIA E LA SEPARAZIONE TRA DIRITTI E GIUSTIZIA

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