Giovanni
6:1-13
1 Dopo questi fatti, Gesù andò
all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una
grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi
discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati
quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e
disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro
abbiano da mangiare?». 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli
infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose
Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure
perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8 Gli disse allora uno
dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C'è qui un
ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo
per tanta gente?». 10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta
erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila
uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li
distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci,
finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli:
«Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13 Li
raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani
d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Il testo non dice niente su come Gesù, dopo
aver lasciato Gerusalemme arriva in Galilea e qui la scena cambia
completamente. Attraversare il mare, ricorda subito l’Esodo (tanti
altri sono i riferimenti espliciti all’Esodo).
Siamo al 4° segno, dopo quello dell’acqua in vino, la guarigione del figlio
del centurione romano, la guarigione del paralitico alla piscina di Betzaetà.
Tiberiade era la capitale amministrativa al tempo di Erode Antipa. Giovanni
sottolinea che “era la festa dei Giudei”, è una sottolineatura dispregiativa, per
la comunità di Giovanni, non è più la festa. Era la festa dei Giudei, vissuta
in chiave nazionalistica.
Gesù si siede, è l’atteggiamento tipico del rabbino, del maestro.
La grande folla ... forse ha passato il lago con Lui. Certamente una folla affamata.
Giovanni non narra l’Ultima Cena, l’Ultima Cena è qui in questo capitolo. È
un testo importante, nei Vangeli viene narrato 6 volte. Nella tradizione giovannea
si è obbligati a riprendere la moltiplicazione dei pani. L’Ultima Cena non
rimane allora un fatto isolato, di cui fare memoria, deve diventare un gesto
quotidiano, della vita comune di ogni cristiano. Non è un culto, una azione
liturgica, è il gesto che tutti siamo chiamati a fare. Il cuore dell’esperienza
di Gesù è lo spezzare il pane.
In Galilea c’era molta fame, pochi ricchi si impossessavano di tutto, quello
che Gesù chiede è la condivisione. La volontà del Padre è che tutti i suoi figli
abbiano da mangiare.
Gesù mette alla prova Filippo il quale risponde facendo i conti, continua a
ragionare in termini di economia umana ... ... .come noi! Duecento denari sono
l’equivalente del salario di duecento giorni.
Qualcuno, un ragazzo, ha qualcosa, ma è così poco, piccolo! 5 + 2 ritorna la
simbologia della pienezza.
“Fateli sedere, c’era molta erba in quel luogo”, la gente non è invitata
semplicemente a mangiare, tipo fast-food, ma è invitata a condividere un pasto.
Il riferimento all’erba ci ricorda il salmo 23 “Il Signore è il mio pastore”!
Dio vuole saziare il suo popolo.
Prese i pani, rese grazie, li distribuì ... ...finché ne vollero. Sono i verbi
dell’Eucarestia.
Il rendere grazie è la tipica preghiera ebraica, la grande benedizione.
Nell’Esodo, la manna è sufficiente per tutti se raccogli giorno per giorno, quanto
era preso in più, marciva, non poteva rimanere per il giorno dopo. Così il pane,
viene distribuito e ce n’è per tutti. Il popolo è saziato, ce n’è in abbondanza.
Basta condividere. Di cibo ce n’è per tutti finché non lo capitalizzi! ... nulla vada
perduto! L’abbondanza del pane e l’abbondanza del vino a
Cana!
Il segno: Dio vuole che tutti ne abbiano attraverso la condivisione. Il richiamo
è all’antico segno dell’economia di uguaglianza.
Come negli altri Vangeli, anche Giovanni mantiene 2 aspetti: la traversata del
lago e i discepoli che non capiscono nulla! L’aspettativa è quella di un re che
avrebbe saziato tutti ,
Gesù fugge la tentazione del potere, si ritira sul monte e prega. Il monte, ricorda
il Sinai. È il luogo dell’incontro con Dio
Abbondanza di pane, abbondanza di vino, abbondanza di vita. Questi i segni. Chi
ha troppo pane non è mai sazio, a differenza del racconto. Chi mangia troppo
senza condividere non è mai sazio. Ciò che sazia è il banchetto, la relazione.
L’accumulo non sazia, a differenza della relazione.
Secondo Chiavacci, tutto il NT può essere riassunto in 2 comandamenti:
- Cerca di non arricchirti
- Se hai, hai per condividere.
Quali sono o cosa sono i miei pani e i miei pesci che oggi (non domani)
sono chiamato/a condividere? |