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Catechesi del GIM di Venegono di ottobre

Un'altra strada (Mc 1,9-13)

Catechesi del GIM di Venegono di ottobre

UN'ALTRA STRADA
Mc 1,9-13

E avvenne in quei giorni: venne Gesù da Nazareth della Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, salendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito come colomba scendere su di lui. E venne una voce dai cieli: "Tu sei il Figlio mio, il diletto; in te mi compiacqui!"

Riflessione
Questi tre versetti contengono una sintesi di tutto il Vangelo. Gesù si presenta per la prima volta in fila coi peccatori e finirà sulla croce tra due peccatori. Qui si battezza e sulla croce va del tutto a fondo, con la morte. Qui il Padre lo proclama Figlio, là lo proclamerà Figlio il centurione. Qui si squarcia il cielo, là si squarcia il velo del Tempio: sono le due scene che contengono tutto il Vangelo che vuol dire che tutto quello che c’è in mezzo è sviluppo di questa scena che vale la pena di essere letta perché è un po’ come una vetrata. Dal di fuori della vetrata non si vede nulla, se invece entri ci vedi tutta la storia, a colori e molto ben fatta. Chi vede questa scena e la descrive?
Cosa vede la gente in questa scena? Nessuno ha visto quello che è raccontato qui, l’ha raccontato poi Gesù. La gente ha visto solo quest’uomo che si ritira e solo lui vede che si squarcia il cielo, solo Gesù. Solo lui sente la voce, gli altri vedono niente. GESU’ SI PRESENTA.

Avvenne. Quel che si racconta è un avvenimento, un fatto che rappresenta la scelta fondamentale di Gesù. E avvenne in quei giorni, che sono i giorni del Battista, avvenne cioè durante i giorni dell’attesa e del desiderio.

Venne chi?... Gesù. È la prima volta che viene nominato. Non sappiamo assolutamente chi è.
Gesù vuol dire Dio salva, Salvatore, un uomo qualunque. Uno dei nomi più comuni, come Giosuè, totalmente ignoto. Sappiamo dal cap.6 che faceva il carpentiere, un lavoro che in genere facevano famiglie povere che avevano perso la terra, perché tutti in Israele avevano la terra, ma se a uno gli moriva la mucca, gli moriva un figlio, si ammalava la moglie doveva vendere un po’ di terra per sopravvivere. Quindi i poveri facevano quei lavoretti che i contadini normalmente si facevano da soli quando c’è la stagione invernale, se c’è l’urgenza allora affidavano i loro attrezzi o altro ai carpentieri. Quindi un uomo ignoto, che fa un lavoro squalificato … ma verrà però da un posto … si, da Nazareth! “Cosa può venir di buono da Nazareth?” dice Natanaele ad Andrea quando gli dice “Abbiamo visto Gesù di Nazareth”. In tutta la Scrittura non c’è niente di buono che arriva da Nazareth! E poi dove si trova? In Galilea, che è un luogo misto di semipagani ai confini, con sangue misto, forse un po’ bastardi. Quindi è una persona ignota, che fa un lavoro squalificato, da un paese squalificato, dall’unica regione d’Israele, con la Samaria, squalificata. Quindi non è uno di stirpe sacerdotale o figlio del capo del governo, o che ha fatto studi in qualche città famosa e poi il dottorato altrove: è una persona qualunque. Così si presenta Dio. La sua scelta è quella di essere in tutto simile agli altri. Gesù sa di essere come gli altri, fratello di tutti, così anche Adamo non si può spaventare. Questa è la prima immagine di Dio. E sarà costante fino alla fine. E adesso chissà cosa farà!? Si mette in fila con i peccatori, per farsi battezzare. E non dice “lo faccio per darvi il buon esempio, io sono il figlio del padrone, ho un po' fretta perché inizio il mio ministero con questo gesto!” No! È l’ultimo della fila, solidale con i peccatori. Gesù è solidale con tutti. Si, però cosa farà adesso? Si fa battezzare. Battesimo, vuol dire andare a fondo, sotto acqua, e ciò vuol dire morte. Il battesimo è un gesto simbolico con cui l’uomo accetta ciò che è, cioè un mortale, accetta la morte ed esprime il desiderio di rinascere a vita nuova, che è il desiderio dell’uomo. Gesù accetta il limite e fa del limite, dell’essere nessuno come tutti, di venire da Nazareth, dalla Galilea, di essere coi peccatori, d’essere comune mortale come tutti, fa di questo il luogo di solidarietà. La salvezza non è nel delirio di potenza che ammazza gli altri e li divora, ma nel fare dei nostri limiti il luogo di comunione e di solidarietà. Allora siamo qualcuno, siamo come Dio! Dio si è presentato così. Questa scena ci rivela chi è Dio. Provate a ridisegnare tutta l’immagine, a fermarvi a contemplare questa scena, cambiano tutte le opinioni subito.

Chi è Dio, è quello lì!
Anonimo, perché il suo nome lo sa solo l’evangelista perché glielo hanno detto, gli altri non lo conoscevano. E fa questo gesto. E tutta la sua vita sarà portare avanti questa solidarietà, fino a toccare il lebbroso, e quando guarirà il paralitico “Ti sono perdonati i tuoi peccati” decideranno di ucciderlo perché bestemmia, quando guarirà la mano chiusa decideranno di crocifiggerlo.

Dio è proprio con tutti ed è l’ultimo di tutti.
Si immerge nell’umanità, è uno di noi.

Basterebbe fermarsi qui e poi fare un esame a tutto quello che pensiamo di Dio, della fede, della religione, della Chiesa, di tutte le nostre stupidaggini, tutte le nostre fantasie irriguardose su Dio, sul cristianesimo.

E subito, salendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito come colomba scendere su di lui.

Dove c’è questa scelta, contro la solitudine e di fare del limite luogo di comunione, si sale dall'acqua, si esce dall’acqua, si nasce. Se fai questa scelta di solidarietà esci finalmente dall’acqua.
Se c’è dunque questa scelta di vivere il limite come amore e solidarietà, Dio è qui in terra, Dio è qui perché è amore e solidarietà. Cambia il mondo, c’è il mondo nuovo. È il mondo dove il cielo sta sulla terra e non in alto.

E venne una voce dai cieli: Tu sei il Figlio mio, il diletto; in te mi compiacqui!

Il Padre parla solo due volte in tutto il Vangelo e dice le stesse cose, perché il Padre non ha tante parole, le uniche parole che ha è il Figlio ed il commento a quello che il Figlio ha fatto e dice “Bene, è proprio così”. Tu sei il Figlio mio e poi lo chiama il diletto che richiama la storia di Abramo ed Isacco quando Dio dice ad Abramo “prendi il tuo figlio diletto” e va ad immolarlo sul monte. Poi gli dirà di non farlo perché allora si pensava che Dio volesse la vita. Il Padre dice “Tu sei il mio figlio diletto” e sarai come Isacco che sa dare, simbolicamente, la vita per tutti i fratelli perché anch’io sono Padre che ama tutti i miei figli fino a dar la vita per loro. Ed è proprio dando la vita che la guadagni e non la perdi. Quindi richiama la croce dove tutti siamo generati a vita nuova. In te mi compiacqui, è il cantico del servo (Isaia 421-9), è quel servo di Dio che addirittura è il Figlio di Dio che finirà in croce e che porta tutta la liberazione del mondo. Quindi Gesù è figlio di Dio in quanto si fa servo dei fratelli. È molto bello “In te mi compiacqui”, proprio “mi piaci!”

Per aiutarci nella riflessione:
 Che immagine ho di Dio?
 “Gesù sa di essere come gli altri, fratello di tutti” che cosa significa per me questa frase?
 “Fare del limite, del mio limite, luogo di solidarietà”, come vivo i miei limiti?
 Che significato ha per me la parola solidarietà?

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