giovaniemissione.it

"Più diventiamo utili agli altri, più diamo vita, più ritroviamo il senso della nostra vita. Se non siamo pronti a questo, saremo ladri e briganti, ma non pastori."

Pastori o Briganti?

Gv 10, 7-21

2020-buon-pastore

Per capirci : pastore-pecore

L'immagine del (buon) pastore non sembra in sintonia con la nostra mentalità moderna, poco abituata alla pastorizia. Anche l’idea di essere pecore non piace all’uomo contemporaneo che rivendica la sua autonomia e la difende contro il rischio di scomparire nella collettività. A noi infatti sembra proprio un insulto perché ci fa pensare istintivamente alla scena delle famose pecore di Panurge (cf. François Rabelais). Questa triste esperienza non è certo lo stile del gregge di Cristo.

È invece il senso profondo dell’immagine che giustifica il suo uso sia nell’Antico Testamento, sia nel Nuovo Testamento, ma anche nella chiesa oggi. Per i contemporanei di Gesù, ma anche in molte culture oggi, la figura del pastore è molto importante.

Nell’Antico Testamento (l’unico che esisteva al tempo di Gesù), Dio è pastore e il popolo è suo gregge. Questa metafora è servita a designare Israele come gregge di Dio condotto con premura mai venuta meno durante tutto il suo cammino nel deserto, e poi attraverso le vicissitudini della sua storia, verso un ultimo compimento: «Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d'acqua» (cf. Is 49, 9-10). Anche il Salmo 23(22) è noto a questo riguardo.

A volte, è Dio stesso che si presentava come pastore: «Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (Ez 34, 15-16).

Altre volte, suscitava delle guide che chiamava pastori. Vediamo per esempio Mosè (Sal 77, 21), Giosuè (Nm 27, 16-18), Davide (Sal 78, 70-71), Ciro (Is 44, 28), … per condurre e servire il suo popolo secondo la sua volontà.
Purtroppo, non tutti sono stati fedeli alla missione a loro affidata dal Signore. Alcuni di loro hanno approfittato del gregge invece di servirlo. Disperdevano le pecore o addirittura le uccidevano, invece di raccoglierle e di curarle.
Allora, Dio promise di mandare un pastore buono, un pastore secondo il suo cuore «Vi darò pastori secondo il mio cuore, che vi guideranno con scienza e intelligenza » (Ger 3, 15).

Questo rapido sguardo nei libri dell’Antico Testamento ci permette da una parte di capire che l’immagine pastore-gregge/pecore non è affatto offensiva, e dall’altra parte di capire il discorso di Gesù quando si presenta come pastore.  

Caratteristiche del Buon Pastore

Le caratteristiche del Buon Pastore sono delineate nel testo con tratti di premura, di amore incondizionato, di dono, di familiarità e unità.

La sua premura per le pecore: Il buon pastore porta le sue pecore ai pascoli, rimane lì con loro, tenendole sotto il suo sguardo benevolo. Non le lascia mai sole, ma le accompagna durante i loro spostamenti. Veglia su di loro perché non si smarriscano. E soprattutto le difende dal pericolo che presentano gli animali selvatici e i ladri. La sua premura per le pecore le preserva dal rapimento e dalla dispersione (cf. v. 12).

Il dono della vita per le pecore: «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (vv. 11. 17). Il buon pastore è quel pastore che non si accontenta di condurre il gregge ad acque tranquille e in pascoli erbosi. Non basta neppure stare con loro, ma deve giungere anche ad offrire la propria vita per le pecore. Quando vede venire il lupo, non fugge, ma è pronto ad esporre la propria vita, è pronto a prendere il rischio di lottare col predatore perché nessuna delle pecore si perda. È pronto ad esporsi ed espone la sua vita per difendere quella delle pecore. Il buon pastore reputa di grande valore la vita fragile e vulnerabile che ha bisogno di essere curata e difesa. Per questo, neppure la morte gli fa paura.

La conoscenza reciproca: «Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre». Tra Buon Pastore e le pecore, c’è una comunione reciproca. C’è una relazione personale, un vincolo di amore per la singola pecora. Questa comunione ha la sua sorgente nella comunione col Padre. Non solo il pastore conosce le pecore ma anch’esse conoscono il pastore, appunto perché il pastore le è vicino. Non si mette al di sopra di esse, bensì sta in mezzo ad esse le è solidale. È l’immagine del pastore che ha “l’odore delle pecore” (cf. Papa Francesco).

Riguardo all’unità: «Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore» (v. 16). La bontà del pastore attira le pecore a lui. Egli è venuto per tutti, senza eccezione per portare tutti alla pienezza della vita. Gesù brama di questo desiderio e si augura che vi sia un solo gregge sotto la guida di un solo pastore e che tutti i figli di Dio dispersi siano radunati (cf. Gv 11,52). Ha riguardo per la sollecitudine universale, si preoccupa di tutti a prescindere dalla loro nazione, razza, cultura, lingua,…

Da queste caratteristiche dobbiamo evincere che essere buon pastore significa capire che la vita va donata giorno per giorno. Il buon pastore non possiede la sua vita per sé stesso, la possiede condividendola, la possiede donandola. È in realtà la vocazione cristiana, la responsabilità di tutti i battezzati che, per il fatto di essere battezzati sono chiamati a tenersi disponibili per rendersi utili al mondo. Più diventiamo utili agli altri, più diamo vita, più ritroviamo il senso della nostra vita. Come il Buon Pastore che raduna le pecore in un solo ovile, è affidata anche alla nostra responsabilità di operare per l’unità e di esserne segno nel mondo.

Se non siamo pronti a questo, non ci possiamo chiamare pastori. Saremo ladri e briganti, ma non pastori. Saremo tra quelli che non sono venuti attraverso Gesù (la porta) e quindi che fanno tutto l’opposto di quello che fa Lui: saremo ladri, uccisori e distruttori.  

Il Buon Pastore nella spiritualità comboniana

Venerdì 19 giugno, abbiamo celebrato la solennità del Sacro Cuore di Gesù. Per noi comboniani(e), è una festa particolare, perché al centro della nostra spiritualità. San Daniele Comboni ha contemplato, gli atteggiamenti interiori di Cristo Buon Pastore e li ha assunti pienamente. La contemplazione del Cuore trafitto di Cristo, che “ha palpitato anche per gli Africani”, l’ha reso capace di dedicarsi all’azione missionaria per la loro liberazione integrale. Rispetto a molti suoi contemporanei, Comboni ha capito che il Buon Pastore ama l’Africa con tutto il Cuore. «Lo Spirito del cuore di Gesù lo spingeva e gli diceva che era necessario annunciare il regno di Dio agli ultimi, così come il Signore aveva fatto con gli esclusi del suo tempo. Senza pregiudizi e con amore e cuore di Buon Pastore»[1].

Nelle Lettere e Scritti di Comboni, ma particolarmente nel suo vissuto, ricorre il nesso profondo da lui colto tra l’amore di Dio per i “poveri e abbandonati” (espresso con l’immagine di Cuore/Buon Pastore-pecore)  e il suo impegno missionario.

Al Cardinale Alessandro Barbabò per esempio, scrisse: «Noi tutti siamo profondamente convinti che la Grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù ci farà trionfare di tutti gli ostacoli che il mondo e l’inferno ha suscitato sinora contro la rigenerazione di questi popoli infelicissimi; e che fra non molto la S. Chiesa li potrà annoverare definitivamente fra i suoi diletti figli raccolti all’ombra […] pacifico ovile di Cristo […]» (S. 3375).

I sentimenti del Cuore di Cristo Buon Pastore impresi nel suo cuore lo portavano a non sentirsi arrivato alla meta. Voleva sempre darsi fino in fondo e fino alla fine: «Se avessi mille vite le darei tutte per la missione».

Lavorava con la speranza di fare dell’Africa “da salvare” (anzi, da sfruttare) un’Africa protagonista della propria storia di salvezza: «[…], il numero di operai evangelici presentato dagl’Istituti di Verona non solo è più che sufficiente, ma sempre più ne offrirà, […], e il Signore, il quale ha già dimostrato in varie guise di voler finalmente riammettere all’ovile la smarrita pecorella, moltiplicherà in mezzo al clero e al popolo, secondo le diverse missioni, le vocazioni all’apostolato, almeno fino a tanto che l’Africa stessa aiuti l’Europa a rigenerare l’Africa» (S. 4117).
Una strada che potrebbe essere la tua!  

Preghiera

Signore, se penso perché sono nato(a), tu sei la risposta più bella, perché mi dici «sei nato(a) perché ti amo».
Signore, se mi chiedo dove sono nato(a), tu sei la risposta più dolce, perché mi dici «eri nel mio Cuore, e sempre ci resterai».
Signore, se chiedo come sarà la mia vita, tu sei la risposta più bella, perché mi dici «ti prometto una vita piena di gioia»
Signore, se penso dove finirà la mia vita, ancora tu sei la risposta più serena, perché mi dici «riposando vivrai nel mio».
Gesù, Buon Pastore, in Te confido.
Amen.  

Venegono Superiore, giugno 2020  

P. Raoul SOHOUENOU, MCCJ

[1] Cf. Teresino Serra, “Il Cuore del Buon Pastore in Comboni”,  https://www.comboniani.org/?p=24395 (consultato il 05/06/20).

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010