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Giugno 2014 - Andate, ditelo a tutti!

Mt 28,16-20 - p. Daniele Zarantonello


ANDATE, DITELO A TUTTI!

 Mt 28,16-20

 16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

 

Limber, dirigente del quartiere Viento Libre-Asconar, era sempre molto folklorico con me: mi gridava dalla sua moto, in qualsiasi parte della città mi trovasse, un fragoroso “hermanazo!!!!” (‘fratellone’), accompagnato da un eterno sorriso. Limber ha avuto una vita difficile, ha percorso cammini pericolosi che l’hanno portato in carcere per quasi 10 anni, ha cercato di reinserirsi nella società, da alcuni anni era stato scelto come dirigente del suo quartiere e tra alti e bassi faceva il suo dovere. Sembra però avesse ancora conti sospesi: la settimana scorsa con un altro vicino del quartiere sono andati alla ricerca di legname, ed entrambi sono stati assassinati. Il corpo di Limber è stato bruciato, e di lui non sono rimasti che pochi resti irriconoscibili. 

 Pochi giorni fa una granata, nel quartiere “Panamá” esplode lasciando 8 feriti, per fortuna non gravi: è esplosa a metà strada dalla vicina stazione della polizia e da un negozio. A chi era rivolta? Alla polizia o alla gente? La polizia è un bersaglio della guerriglia, mentre la gente è un bersaglio dichiarato dei paramilitari Rastrojos che in ottobre scorso sono stati cacciati alla forza dal quartiere per volontà della stessa popolazione. Non sappiamo che dire. Questi ed altri fatti recenti mettono tutti in agitazione, dopo alcuni mesi di relativa calma che ci faceva ben sperare in un cambio. 

Buenos Aires, uno dei quartieri che a settembre aveva chiuso le porte al gruppo paramilitare che da anni lo stava devastando, e che a settembre del 2013 scelse pubblicamente la neutralità al conflitto, ora è controllato dalla guerriglia FARC-EP, senza altre alternative possibili. Come sono entrati? Innamorano alcune ragazze, le mettono incinte, e poi si istallano nella casa delle loro belle. E vi rimangono, come parte della famiglia, parte del quartiere, e parte del gruppo armato che servono. Non resta che il silenzio, la paura, e la nostalgia dei mesi di pace vissuti. Sarà possibile organizzare comunità che vivano la scelta politica della neutralità al conflitto? O sarà sempre necessario scegliere un attore armato come male minore?

Stiamo tutti con il fiato sospeso: in queste ultime settimane sono arrivati nuovi integranti del gruppo paramilitare “La Empresa” di Buenaventura. Si sono resi tristemente famosi per le “casas de pique”, case dove portavano le loro vittime e le facevano a pezzi. La denuncia di questi fatti atroci ha obbligato il vescovo di Buenaventura a vivere sotto scorta e a varie persone della pastorale sociale di questa città ad andarsene minacciate di morte. Non è bello avere in casa questi vicini scomodi. Bisogna stare attenti. 

Si complica nuovamente la situazione sociale, alla quale dobbiamo aggiungere un nuovo problema di devastazione ambientale: lo sversamento orribile di petrolio in alcuni dei fiumi circostanti (Mira, Caunapì, Rosario) a Tumaco, causati dai tanti punti dove si perforano le tubature dell’impresa Ecopetrol per la preparazione artigianale e la vendita illegale di combustibile. 

Più passa il tempo e più s’ingarbuglia la matassa ...  

Tutti i giorni ci chiediamo se stiamo camminando bene, se quello che facciamo ha senso, se vale la pena spendersi tanto per amore a questo popolo afrocolombiano. Viviamo quotidianamente eterne domande, dubbi irrisolti, cerchiamo varchi, spiragli dove intravvedere luci, o respirare un po’ di aria fresca.  

Uno spiraglio di luce sono state le parole del card. Martini quando nella sua lettera pastorale “La madonna del sabato santo” del 2000 chiedeva di leggere il passato con fede per vivere la consolazione della mente (siamo frutto di un cammino millenario di fedeltà a Dio, alla Parola, alla realtà), di vivere il presente con speranza per vivere la consolazione del cuore (possiamo sanare tutte le frammentazioni a cui ci obbliga la vita e la società attuale attraverso la perseveranza, la pazienza), di vivere il futuro con amore per ottenere la consolazione della vita (la serena certezza che Dio benedirà il nostro “tener duro” con una fecondità insperata).  

Queste parole, perseveranza, pazienza, fedeltà, consolazione, speranza, sono così belle dentro un conflitto armato, così cariche di senso! 

Oggi, qui a Tumaco, siamo discepoli di Gesù. Lui ci chiede di andare a tutti per dire che la buona notizia del Risorto, la vita in pienezza che Lui promette, non è una farsa, un gioco di parole. Gesù ha bisogno di discepoli e discepole radicati dentro la storia, che vivano con unità e profondità tutte le vicende della vita, senza fughe, senza fratture, discepoli che sappiano amare i gesti più piccoli, gli abbracci piú semplici, le lacrime più vere dei poveri. Discepoli e discepole che si giochino la vita con amore. Perché il mondo di pace promesso, la giustizia che permette un futuro possibile, si costruisce attraverso questi piccoli gesti, attraverso i piccoli miracoli quotidiani che bisogna saper contemplare. 

Abbiamo bisogno di persone che vogliano spendersi totalmente al servizio del popolo afro colombiano, gente caparbia, innamorata, sognatrice e realista. Abbiamo bisogno di missionari e missionarie del Vangelo di Gesù, che siano disposti a vivere tempi lunghi – alcuni anni, una vita - al fianco della gente. Adelante, ti aspettiamo. 

 p. Daniele Zarantonello 

 

 


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