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GENNAIO 2010 - La scelta non violenta di Gesù

padre Domenico Guarino

LA SCELTA NON VIOLENTA DI GESÙ

Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». (Luca 6,27-38)


Mi piace pensare e immaginare Gesù camminando per le strade della Galilea, seguito da un gruppo di persone, apostoli e discepole, affascinati non solo dal suo modo di parlare, ma soprattutto dalla sua capacità di concretizzare la speranza. Lo seguivano anche tantissime altre persone, per lo più ammalati, poveri, tutti quelli considerati impuri; persone buttate fuori dal sistema politico, economico e religioso. Ai loro occhi Gesù era un profeta itinerante; il suo insegnamento partiva dalla vita di tutti i giorni, dal suo vissuto di Nazaret e tutti riuscivano a capirlo senza avere studi particolari. Il suo messaggio non voleva essere soltanto una utopia teorica, ma una possibilità concreta di vita, con relazioni proprie, nuove e autentiche.

In questo contesto "itinerante" e con il proposito di costruire una società alternativa, possiamo meglio comprendere i detti che Luca mette in bocca di Gesù. Sono parte di un testo più ampio conosciuto come il discorso della pianura (Lc 6,17-49), dove l'evangelista rivela il nucleo del suo vangelo. Gesù, come Giovanni Battista, aveva capito l'urgenza del momento e davanti alla realtà così drammatica e difficile che viveva la gente, non poteva restare indifferente. Bisognava fare qualcosa che non portasse unicamente a capovolgere le situazioni: da povero a ricco o dalla malattia alla guarigione, ma a cambiare radicalmente il sistema che provocava la malattia e la povertà, così come l'esclusione sociale. Era necessario rompere il circolo di violenza che si era istaurato nella società: da una parte un potere che, orientato a proteggere il debole, si era pervertito in violenza contro questo generando ingiustizie, impunità, carenze, sprotezione e sopraffazione, e dall'altra, un'altra violenza che era risposta e rifiuto. Gesù si era reso conto che l'odio, la violenza, la maldicenza, avrebbero trascinato tutto il popolo irresistibilmente verso il fondo e l'autodistruzione. Il suo invito, rivolto a tutti, era quello di ricreare i rapporti e le relazioni personali e sociali che sono alla base di una società altra, capace di riconoscere e non negare i diritti delle persone. Analizziamo allora alcuni di questi detti per vedere la rilevanza che hanno anche per noi oggi:

  • "Porgere l'altra guancia". Il padrone colpiva lo schiavo con il rovescio della mano, segno di un disprezzo totale; il porgere l'altra guancia obbligava a colpire con la parte diritta della mano e questo era un riconocimento implicito dell'altro non più come schiavo, ma come persona.
  • "Dare anche la tunica a chi ti toglie il mantello", una reazione che no poteva non mettere in imbarazzo l'altro tanto da creare uno scandalo e così rendere visibile agli occhi di tutti l'ingiustizia che si stava commetendo.
  • "Amare i propri nemici", un invito evidente a non cadere nella trappola dell'odio e lasciare il cuore libero per continuare ad amare. Quello di cui si tratta è di non assumere atteggiamenti condannatori, ma di aprire gli spazi e le possibilità affinché i nemici trovino la strada della conversione e riconciliazione.
  • "Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro". Questo detto è conosciuto come la regola d'oro della convivenza umana. Una regola già presente nel mondo giudaico ed è quella che oggi ci avvicina alle altre grandi religioni. Gesù cambia il significato di reciprocità per la ricerca sincera di "trattare bene" l'altro.
  • "Pregare per chi ci maltratta", un modo per rendere pubblico e riportare alla luce del sole, attraverso la preghiera, tutte le ingiustizie che avvengono e che rimangono nel segreto e che spesso non sono denunciate perché non conosciute.
  • "Prestare senza sperarne nulla", o meglio, mettere i beni in circolazione senza pensare nel guadagno (speculazione/usura) o nell'accumulazione. Per Gesù diventa importante vivere la propria vita con una generosità illimitata per dare il giusto valore ai soldi e ai beni.
  • "Non giudicate, non condannate, perdonate...". L'invito non è di perdere il senso della critica e della denuncia, nemmeno di non saper distinguere il bene dal male. Aprire gli occhi sulla realtà, prendere coscienza di ciò che sta succedento intorno a noi, denunciare tutto ciò che è ingiusto non significa distruggere la vita delle persone come spesso avviene.

Viviamo in un momdo di violenza. Tantissime sono le persone che soffrono e muoiono ogni giorno, così come sono moltissimi i bambini coinvolti in conflitti voluti dai "signori della guerra" per vendere più armi, piccole o grandi che esse siano. Aumenta la violenza anche nel linguaggio verbale quotidiano. L'impunità diventa sempre più un modello da seguire che una realtà da eliminare. Sull'altare del profitto vengono sacrificate la vita di tantissime persone e dello stesso pianeta. Beni comuni come l'acqua privatizzati. L'odio e il disprezzo per chi è diverso aumenta ogni giorno. La pressione economica si trasforma sempre pià in una violenza istituzionalizzata perché porta a dividere la società in chi ha e in chi non ha.

Davanti a questo "crudo" panorama, spesso siamo disperati perché ci accorgiamo che le nostre risposte navigano tra atteggiamenti individualisti e l'indifferenza, tra la rassegnazione di pensare che il cambio non è possibile e la sensazione di impotenza che ci invade paralizzandoci nelle nostre azioni. Allora le parole e detti di Gesù, ancora una volta ci risvegliano dal torpore della superficialità e della stessa rassegnazione. E' un invito aperto e sincero a:

  1. sradicare non solo le situazioni di violenza ed ingiustizia presenti nella nostra società, ma ad eliminare anche i desideri e le necessità create in noi stessi dal sistema.
  2. Rinforzare la possibilità di una altro modello economico dove l'uso di parole semplici come "condividere", "vita", solidarietà" cercano di evidenziare un nuovo stile di vita non solo personale ma anche sociale.
  3. Credere nella non violenza attiva come risposta alla violenza istituzionalizzata usata da coloro che ci governano e dai potentati finanziari.
  4. Vivere l'amore gratuito per rompere relazioni e rapporti incentrati sulla competizione e sull'interagire di interessi egoistici.
  5. Saper guardare, senza interessi nascoti, il volto degli altri per formare insieme comunità, gruppi e comitati di resistenza attiva

Naturalmente, la radicalità del messaggio di Gesù ci invita ad andare oltre la solidarietà, la fraternità e l'amore vissuti all'interno delle comunità o dei gruppi; l'identità cristiana dipende dalla capacità di "fare di più" di quello che ci viene richiesto. "Discepoli e discepole di Gesù non sono coloro che si dichiarano cristiani/e, appuntandosi medagliette al petto, ma coloro che scelgono di trasformare radicalmente le proprie modalità di stare al mondo, cercando di camminare sui sentieri, impervi ma ascendenti, della cura e della convivialità con ogni altra creatura e con il pianeta che ci è stato dato come dono da custodire".

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