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Dicembre 2006

"Troverete un bambino" (Lc 2,1-20)

Un Natale all'insegna della Speranza nelle mani dei bambini...

accompagnaci in questo itinerario, con Ormegiovani del mese di Dicembre!


MissioneGiovane: viviAmo la speranza

Editoriale: "Ogni giorno….si può fare!"

Eccoci a dicembre, il mese della Dichiarazione Universale dei diritti umani,della storia dei fidanzati Giuseppe e Maria, della Festa della nascita di Gesù Bambino.

Prendendo spunto dalla canzone “Si può fare” di Angelo Branduardi, alcuni bambini di un laboratorio variopinto hanno cantato:

“ Si può fare, si può fare, si può anche litigare. Si può fare, si può fare, non è poi tanto male…

dal conflitto puoi scoprire anche tanti buoni amici. Imparare a stare insieme e anche a litigare bene”.

Purtroppo la FAO ci ricorda che ogni giorno 35.000 bambini muoiono di fame nel mondo. ..che dire poi della salute, dell’educazione, del lavoro?

Assistiamo impassibili a  un genocidio impressionante e allo stesso tempo si calcola che ogni giorno spendiamo 2800 milioni di dollari in armamenti.

Da tempo i governi hanno abdicato le proprie responsabilità, sostituendo ai valori universali le leggi del mercato. Il risultato è la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi, l’aumento delle disuguaglianze sociali e economiche generando impoverimento, intolleranza, guerre, violenza in ogni parte del mondo, spesso favorite dall’umiliazione e dall’esclusione sociale.

La violenza non si giustifica mai, ma abbiamo il “diritto e il dovere” di esaminare con attenzione le sue origini.

Allora abbandoniamo la passività che congela la speranza e ogni giorno  disarmiamo la ragione, sviluppiamo il dialogo, favoriamo l’incontro e il rispetto che genera vita. 

Tutti siamo chiamati ad essere giovani, educatori, artisti, intellettuali, scienziati che sentono la necessità di azioni personali e collettive che sviluppano la solidarietà e l’accoglienza.

Si, perché il Bambino Gesù è “il dono” da accogliere ogni giorno, non come un rivale, ma come il fratello che ci viene incontro con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’identità!

Come ci ricordava don Tonino Bello “Giuseppe e Maria, che nell’affronto di mille porte chiuse sono  il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie , fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.

I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”,e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.

E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, ogni giorno nasca la speranza”.

Equipe GIM Pesaro

Federica, Francesco, Nicoletta, Michele, Valentina.

Catechesi: TROVERETE UN BAMBINO (2,1-20)

Terra e cielo. Grazia e pace. Un viaggio di "dovere" e due nuovi occhietti che si aprono al mondo. L’annuncio di una nuova "caccia al tesoro": c’è un bambino da trovare. Dicono che sia il Salvatore (… ma oggi abbiamo ancora bisogno di un Salvatore?). C’è una casa con un fiocco azzurro da cercare… Luca ci fa da Virgilio.

 

Il Racconto della nascita (1-7)Occhi nuovi per saper vedere.

 La nascita di Gesù avviene in un’epoca e un tempo ben precisi. Roma, attraverso il decreto dell’imperatore Cesare Augusto, desiderava sapere il numero esatto dei suoi contribuenti e degli evasori fiscali. Del resto era il suo modo di guardare il mondo: il tributo come forma di potere.

Giuseppe e Maria si misero in viaggio tra gioia e timore. Chi non è contento di ritornare tra i sapori e i paesaggi che hanno marcato la propria infanzia? Nel cuore di Giuseppe palpitava la nostalgia delle corse al pozzo, della carezza di sua madre, del sapore a segatura prodotto dal lavoro di suo padre… e ciò lo stava condividendo con Maria, sua moglie, che era incinta. Era un rimettersi in viaggio per annunciare la gioia di prolungare la dinastia davidica.

Un po’ di preoccupazione del resto c’era: Maria avrebbe resistito al viaggio? Il deambulare dell’asinello avrebbe anticipato le contrazioni? Dopo tanti anni, si sarebbero ricordati di lui? Ma bisognava andare per obbedienza alla legge e per amore.

Così mentre il "mondo" si stava misurando e "mentre si trovavano in quel luogo" (6a), si compirono per lei i giorni del parto. Emozione e quotidianità, viaggio e obbedienza, tenerezza e attesa del futuro. Tra questi e altri sentimenti di contrasto ebbe luogo la nascita di Gesù che "deposero in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo". Ma Giuseppe non era "residente storico" in Betlemme? Non aveva parenti che potessero accoglierli? L’appartenenza o identità, è un diritto genetico o fisico geografico? Perché Luca dedica quattro versetti all’avvenimento storico del censimento e non ci assicura che la famiglia di Gesù si fosse registrata uscendo così dalla clandestinità?

L’idea del censimento ha illuminato l’inizio della nostra proposta pastorale come parrocchia di periferia. Con l’aiuto di 120 volontari (tra cui 30 giovani dell’università di Santiago), abbiamo iniziato la lettura socio-pastorale del territorio parrocchiale (più di 11.000 famiglie) per sapere quali sono realmente i veri bisogni della gente. Con occhi nuovi vogliamo cercare il "fiocco azzurro" che indichi il luogo e la scritta: "hai trovato il tuo tesoro". Che bello sapere che da sempre il piccolo Gesù ci anticipa e la salvezza non dipende dalla nostra buona volontà. La missione partirà sempre dai veri bisogni della gente a cui siamo mandati e non da quello che vogliamo che si realizzi. Questo apre il nostro cuore ad assumere il progetto ‘in germe’ che esiste… niente di più, niente di meno. Gli esempi sono infiniti: aspetti educativi, riconciliazione, scuole di preghiera, comunità ecclesiali di base…

 

Annuncio ai pastori (8-14). Saper giudicare i segni.

 Luca scegli i pastori come primi destinatari della Buona Notizia. Lo fece solo per mantenere fede alla tradizione promessa visto che anche Davide era un pastore di greggi? Gesù è il nuovo Davide o il nuovo Abele? I pastori erano allenati al cammino, al viaggio, all’imprevisto, alla ricerca… così con la classica struttura dell’annuncio (gloria luminosa - spavento dei destinatari – incoraggiamento - parole di lieto annuncio e segno), Luca dedica quattro versetti per descrivere l’evento più importante: non temete, è nato, a voi il segno…

Inizia la ricerca del "clandestino" di nome Gesù. Solo coloro che hanno uno spirito di apertura al nuovo, di attesa di un Messa-Salvatore si mettono in cammino; solo coloro che hanno passato notti insonni alla ricerca della "propria pecorella sperduta", coltivano dentro di sé uno spazio di attesa, di gioia nella ricerca, di desiderio di un salvatore. Per questo i pastori sono i primi destinatari. Non c’è più da temere: è nato per noi Cristo Signore. Addio quindi ai timori inopportuni, addio a quelle crisi innocue, che occupano troppo spazio e tempo della nostra vita, e risultano essere pure troppo costose; recuperiamo quell’umanità che grida dentro di noi: “sii te stesso, diventa quel soffio di vita che Dio ti diede dall’inizio della creazione”.

Nella nascita si concentrano l’essenziale della professione di fede circa la vera identità di Gesù: si concludono le attese e OGGI è il giorno dell’intervento ultimo di Dio. Si compie finalmente la promessa di Dio e il segno è un bambino, non un fiocco azzurro… e questa ricerca dovrebbe smuovere il nostro cuore; lo descrive bene Paolo Rumiz nel suo libro “Gesuralemme perduta": "smetti di leggere, smetti di capire e parti. Cerca tra i vivi, non tra i morti".

 Annuncio confermato e divulgato (15-20). Saper agire!

Senza indugio (16a) i pastori partirono fidandosi della parola di un angelo. Accettarono la sfida e camminarono, e videro e si stupirono. Come premurosi e zelanti missionari trovarono il luogo (senza fiocco azzurro) e il segno (un bambino) che li attendeva avvolto dal calore luminoso di Giuseppe e dello sguardo di Maria che conservava tutti questi fatti nel suo cuore.

La stanchezza del cammino cambiò in sollievo e nello sguardo incrociato con Maria trovarono la risposta a quelle domande che conservavano gelosamente nel proprio cuore in attesa di costruirne il futuro.

Quale prassi comporta tutto questo per la missione di oggi?

Sono stati scritti montagne di documenti, realizzati convegni di massa, consumati chilometri… ma oggi, come afferma Gonzàlez Faus, non serve soltanto il dia-logo, ma anche la dia-prassi, e può essere soltanto quella della misericordia, guidata da una mistica a occhi aperti. Il piccolo Gesù, discepolo del Padre, insegna che bisogna stare nella realtà più reale, che in linguaggio teologico è sarx, la carne povera e debole che divenne parola di Dio; e in linguaggio storico, sono le maggioranze povere di questo mondo. E’ un processo di umanizzazione che è guarire, dare da mangiare, cacciare i demoni, accogliere e consolare i deboli, denunciare e dire la verità, generare comunità e celebrare intorno a una mensa, annunciare cieli nuovi e terra nuova.

Ecco dove si incrociano gli sguardi di coloro che erano presenti nella mangiatoia… attorno ad un progetto comune frutto di una promessa.

In sintesi l’agire mi piace descriverlo con le parole di Jon Sobrino (lettera a Ignacio Ellacuria) che rivelano l’umanità della nostra gente:

  • libertà: quella che guarda favore agli altri, non a se stesso; libero è colui per i quale nulla è di ostacolo per compiere il bene. La libertà è vincere i vincoli della storia, la paura, l’egoismo… è come Eufelia, grande donna che rivendicò la maternità dei suoi cari uccisi durante la dittatura di Pinochet;

  • gioia: il gustare la bontà di essere umani gli uni con gli altri e gli uni per gli altri. Questa gioia è accompagnata dalla sofferenza, ma supera la tristezza… come la cara Maruja, leader da 17 anni di una piccola comunità cristiana di base che sa nutrirsi della Parola per nutrire gli affamati e vestire gli ignudi;

  • speranza: che non è la semplice aspettativa, né temperamento ottimista né realizzazione di calcoli che porterebbero a ciò che desideriamo. E’ la convinzione che in fondo alla realtà ci sia più bene che male, che l’amore è più forte della morte… e questo sei tu ogni volta che ti rimetti in cammino alla ricerca di un bambino che è nato per te.

Quella notte, a Betlemme, la mangiatoia profumava di nardo e di rose… erba bagnata di rugiada, latte, sesamo, scorza di dattero e pelle di Dio…

p. Mosè Mora

 

 

TESTIMONE: NATs: Niños y Adolescentes Trabajadores

“Mi chiamo Angie Rocìo Diaz, vengo dalla Colombia, ho iniziato a lavorare a 5 anni in casa, accudendo bambini.  Poi ho riciclato rifiuti raccogliendoli per le strade del mio quartiere, assieme ai miei fratelli e ad altri amici.

Il mio lavoro mi ha permesso di studiare e contribuire al sostentamento della mia famiglia. Io come bambina lavoratrice ritengo che il lavoro sia una cosa importante per tutte le persone, grandi e piccoli, in quanto ti rende responsabile e più umano.

Da 9 anni appartengo ai NATs di Bogotà: condividiamo la nostra esperienza come lavoratori e discutiamo sui nostri problemi”.

I NATs sono un movimento internazionale fatto di bambini e adolescenti lavoratori; assieme agli adulti che li accompagnano, lottano con coraggio e tenacia per il riconoscimento dei diritti dei bambini e degli adolescenti.

Il movimento è nato ormai più di trenta anni fa in Perù, dove i figli delle famiglie operaie hanno dovuto decidere: o disperarsi nella miseria e chiudersi in una vita di espedienti e spesso di violenza, oppure darsi da fare in prima persona contribuendo con il lavoro delle proprie mani al sostentamento famigliare e ai propri studi.

Organizzati in piccole comunità di base locali in cui i bambini e gli adulti riflettono assieme sulla propria realtà di vita, riconoscono il valore umano e sociale del proprio “essere lavoratori” per la trasformazione di sé come persone e del proprio contesto, denunciando per primi le situazioni così frequenti in cui l’infanzia lavoratrice e non viene sfruttata e discriminata.

“Nel nostro continente il lavoro dei bambini fa parte delle tradizioni indigene, mediante esso ci possiamo relazionare con la società come soggetti attivi, partecipativi ed autonomi dagli adulti; inoltre ci permette di studiare e vivere in condizioni dignitose.

Non siamo ciechi, riconosciamo che molti dei nostri compagni lavorano in condizioni di sfruttamento, però non siamo d’accordo con l’abolizione del nostro lavoro: per noi e le nostre famiglie è l’unico strumento per resistere alla povertà ed alla oppressione. Ciò che chiediamo è la dignità del lavoro.”

Simone, un giovane del GIM, ha incontrato i Nats tre anni fa a Berlino, ad un incontro internazionale di delegati del Movimento, provenienti da più di trenta Paesi dell’America Latina, Africa e Asia. 

In quell’occasione è cominciato anche per lui il “Natale”, una Vita Nuova che sente abitargli nel cuore: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo… Questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.”

Non uno, ma molti bambini, bambini lavoratori avvolti nelle fasce della povertà, gli hanno annunciato il Natale grazie all’operosità delle loro piccole mani e alla forza trasformatrice e avvolgente dei loro Sogni.

“In quell’esperienza ho vissuto l’incontro con il Suo Volto, volto di ‘bimbo in fasce’, vittima di esclusione ed ingiustizia, ma anche ‘mangiatoia’, pane per il cuore del mondo assetato d’amore e di giustizia. Un bambino Gesù che loro sentono davvero ‘hermano’, fratello, lui ‘il figlio del falegname’ -come lo chiamano-, un bambino lavoratore come loro.

Se ci avessi pensato solo tre anni fa non ci avrei creduto: conoscevo molto poco del Sudamerica, dei movimenti di lotta e speranza che lo abitano. Ed ora tutto fa parte della mia vita: cammino assieme ai NATs di Bogotà da alcuni anni, sono stato tra loro quasi per un anno, in cinque viaggi differenti, condividendo sogni progetti e tanta Vita. Con loro ho cominciato ad ascoltare il mio cuore accendersi di Speranza, di Passione e di Entusiasmo, dopo che per alcuni anni se ne stava soffocato sotto una triste sensazione di “star perdendo il senso della mia vita”.

Questo l’annuncio più semplice e meraviglioso che i NATs hanno portato nella mia vita: è davvero possibile costruire spazi di partecipazione attiva nelle scuole, nella società, in cui gli adulti-educatori possono ancora meravigliarsi, imparare assieme, trasformarsi alla voce dei bambini.

Ora tutto questo fa parte della mia quotidianità, di uomo, insegnante ed educatore che in Italia cerca di costruire una Educazione davvero Partecipata, Liberatrice e Trasformatrice.

“Noi bambine-i e adolescenti lavoratori organizzati lottiamo per essere riconosciuti come attori sociali, perché le nostre voci si odano in tutto il mondo. Lottiamo per un mondo degno e giusto, esigiamo partecipare ‘protagonicamente’ ai processi di decisione contro le cause della povertà e per il pieno riconoscimento di tutti i nostri diritti, dei nostri valori culturali ed etici; siamo contrari a qualsiasi forma di discriminazione. Chiediamo che sia possibile la felicità di un'infanzia che cammina assieme con gli adulti, per fare di questo mondo una casa grande per tutti e tutte.

Ringraziamo di cuore gli adulti e le organizzazioni che credono in noi e camminano al nostro lato, unendosi alla nostra lotta per la rivendicazione dei diritti e dei sogni, e all'allegria e alla speranza per un mondo migliore.”

Dichiarazione Finale dell’Incontro Mondiale di Berlino (2 maggio 2004)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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